ABBIATEGRASSO LIBERI & INFORMATI Insieme ai giornalisti in prima linea riaffermiamo il sacrosanto diritto all’informazione sancito dall’articolo 21 della Costituzione per creare insieme gli anticorpi sociali contro la criminalità organizzata di stampo mfiosoe la cultura mafiosa.
Ne è arrivata parecchia di gente, giovedì sera, nei sotterranei del castello Visconteo per il dibattito organizzato da oltre dieci associazioni e gruppi assieme ai giornalisti impegnati nella narrazione del fenomeno mafioso a Milano e nell’hinterland.
E’ stata la prima volta per Sara Manisera, la giornalista abbiatense denunciata dal Comune di Abbiategrasso per le dichiarazioni del giugno 2022 a Cutro: le prime parole in città dopo la vivace polemica innescata dalle sue parole.
L’incontro è stato moderato da don Massimo Mapelli, che da anni coordina le attività di formazione alla ex Masseria di Cisliano, bene sequestrato al crimine organizzato.
“C’è bisogno di una informazione libera per scegliere da che parte stare”, ha esordito don Mapelli, che ha elogiato il lavoro dei cronisti relatori, ricordando nel corso dei suoi interventi l’elevatissimo numero- 13.000- di studenti e di giovani che negli ultimi 6 anni sono transitati dalla Masseria. Un numero obiettivamente rilevante.
La prima testimonianza è stata quella di Francesca Grillo, cronista del Giorno, la cui esperienza nel territorio di Buccinasco e Corsico, ossia le Platì del Nord, ha avuto momenti di particolare difficoltà di ‘relazione’ con Rocco Papalia, uscito di galera dopo decenni e tornato a vivere a Buccinasco stessa. “Io so chi sei, mi disse una volta Papalia. Il culmine si è raggiunto quando a Corsico venni avvicinata da due uomini che mi sputarono in faccia. Sono stati momenti durissimi, nei quali ho provato paura. Perché si trattava di persone che diverse volte mi avevano precedentemente apostrofato chiedendomi con insistenza perché continuassi a scrivere di ndrangheta e di crimine organizzato”.
Sara Manisera è intervenuta dopo Francesca Grillo, cominciando con una ricostruzione del fenomeno mafioso e della presenza dei boss nell’hinterland e nell’Abbiatense, partendo dagli anni ormai lontani dei soggiorni obbligati e dell’attivismo di Tony Carollo (uno dei protagonisti della ben nota indagine sulla Duomo Connection) e successivamente delle famiglie Barbaro-Papalia, concentrati appunti su Buccinasco, Corsico e Trezzano.
“Quando pronunciai le parole sulla mafia ad Abbiategrasso ero a Cutro, in Calabria, a fianco di Nicola Gratteri e di fronte a molti studenti. Ho detto a quei ragazzi, come dico spesso, che difendere l’ambiente è fondamentale. Perché alle mafie piace il cemento. Volevo dire che le mafie sono e possono essere ovunque. La giunta di Abbiategrasso ha poi deciso come noto di denunciarmi, senza che ci fosse la possibilità di un incontro o una replica. Da allora ho degli avvocati che mi difendono gratis e che non posso far altro che ringraziare. Dobbiamo essere tutti attenti: agli incendi, alle ruspe che saltano, al movimento terra. Abbiamo bisogno di etica pubblica, di informazione e libertà di stampa”.
A seguire è toccato a Lorenzo Frigerio dell’associazione Libera, che oltre ad elogiare il lavoro di Francesca Grillo e Sara Manisera (“due ragazze coraggiose”) ha posto l’accento sul disinteresse che molto spesso aleggia attorno alla presenza delle mafie sul territorio dell’hinterland milanese. “Purtroppo, la triste realtà con cui dobbiamo fare i conti è che a molti il fenomeno mafioso non interessa e prevale l’indifferenza. Bisogna leggere per informarsi, altrimenti tutto quello che accade non viene neppure percepito”.
Il quarto e ultimo intervento è stato quello di Cesare Giuzzi del Corriere della Sera, a cui dedichiamo il prossimo pezzo.