Leonka, il Viminale pagò 3 milioni per il mancato sgombero. E Sala difende il centro sociale

Reazioni dopo lo sgombero

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Il 9 ottobre 2024, la Corte d’Appello di Milano, seconda sezione civile, aveva condannato il ministero dell’Interno a pagare oltre 3 milioni di euro al gruppo Cabassi.

“Tenuto conto che la superficie locativa e’ stata calcolata in mq. 10.130,50 e dei criteri secondo cui il danno puo’ essere fatto decorrere dal 2014 (nove anni dopo il primo accesso)- avevano argomentato i giudici – si ritiene equo liquidare all’attualita’, comprensiva, quindi, di rivalutazione e interessi, la somma di euro 3.039.150,00 (euro 303.915,00 all’anno per dieci anni) a titolo di risarcimento del danno alla societa’ L’Orologio”.

Nei giorni scorsi, il Leoncavallo aveva lanciato una raccolta fondi, alla quale ha aderito anche l’ANPI milanese, in vista dello sgombero che sarebbe dovuto avvenire il 9 settembre ma e’ stato anticipato a oggi. “Da molti anni produciamo un bilancio sociale trasparente – e’ l’appello sui social -.Il Leoncavallo e’ un luogo simbolo di Milano che ha sempre voluto che socialita’ e cultura fossero per tutti senza differenza di classe, genere o qualsivoglia discriminazione razziale”.

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala non è stato informato preventivamente dell’esecuzione dello sfratto del centro sociale Leoncavallo, anche se in prefettura si è svolta una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza a cui Sala aveva delegato il vicecomandante della polizia locale.

“In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo” ha detto sala convinto che “per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese”.

E’ stato il prefetto Claudio Sgaraglia, con una telefonata ad avvisare il primo cittadino che ribadisce il valore del Leonka. “Un valore storico e sociale nella nostra città”. “A mio parere – ha aggiunto – , questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno. Confermo la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale”.

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