MILANO – Governo cambogiano e CRF (Cambodia Rice Federation) hanno presentato ricorso al Tribunale dell’Unione europea per chiedere l’annullamento del regolamento di esecuzione della Commissione (Ue) n. 2019/67 che ha istituito misure di salvaguardia in relazione alle importazioni di riso lavorato Indica originario della Cambogia e del Myanmar. L’Ente Nazionale Risi intende partecipare al dibattimento per sostenere le ragioni italiane: «abbiamo lavorato per anni a questo dossier nella assoluta convinzione di essere nel giusto – spiega il Presidente Paolo Carrà – perché le concessioni ai PMA ledevano le produzioni europee e di esse non godevano le popolazioni rurali della Cambogia, ma grandi società commerciali. Sosterremo le nostre ragioni».
Il ricorso è rivolto contro la Commissione europea e si fonda sul presupposto che nella procedura di inchiesta la Commissione abbia leso i diritti di difesa dei cambogiani e che sia giunta a conclusioni errate sulla base di elementi di valutazione inappropriati. La Commissione si costituirà in giudizio e lo Stato Membro Italia, in qualità di interveniente privilegiato, interverrà in giudizio.
L’Ente Nazionale Risi ha dato mandato allo studio legale che per suo conto aveva già curato l’iter dell’applicazione delle misure di salvaguardia per chiedere di essere ammesso in giudizio in qualità di parte interessata. Per fare ciò, a breve, l’Ente depositerà istanza di intervento in giudizio per supportare le tesi difensive della Commissione europea a tutela degli interessi della filiera risicola italiana e, indirettamente, di quella europea. Nelle prossime settimane la richiesta di intervento da parte dell’Ente (e non dello Stato italiano che comunque parteciperà di diritto al giudizio) sarà valutata dai giudici del Tribunale dell’Unione europea.