LEGNANO – Non lo vogliono e lo dicono chiaramente. E, per impedirne la realizzazione, sono pronti a dare battaglia. L’impianto di biogas che potrebbe sorgere nelle vicinanze della piattaforma ecologica di via Novara voluto da Amga crea più di una preoccupazione agli abitanti della zona. Le perplessità affiorano soprattutto dall’associazione Mazzafame e dal Comitato San Paolo e la questione, sottoposta al Tar che però ha respinto il ricorso dei due sodalizi, è arrivata al consiglio di Stato. Ribadite in un’assemblea pubblica svoltasi l’altra sera al centro sociale di via dei Salici nel quartiere Mazzafame, le riserve sono sia nel metodo sia nel merito. Il progetto della realizzazione dell’impianto ha radici lontane: se ne parla addirittura dal 16 dicembre 2008 quando fu presentato in Consiglio comunale, durante l’amministrazione dell’ex sindaco Lorenzo Vitali, un impianto per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu) che avrebbe dovuto essere partecipato dagli undici comuni del circondario e realizzato dall’Amga. Il progetto decadde nel 2013 ma fu riproposto nel 2014 durante la giunta del sindaco Albertro Centinaio. Nascono ancora riserve sul progetto che confluiscono nella costituzione del comitato “No biogas” che esprime contrarierà riguardo alla collocazione dell’impianto in via Novara, alle sue caratteristiche tecniche, alla mancanza di una valutazione di impatto ambientale, ai costi e all’ampliamento. Si arriva ad aprile 2016 quando, anche grazie agli incentivi offerti dalla normativa vigente, Amga, su input della giunta, decide di ritoccare il progetto: non più biogas per produrre energia elettrica ma metano da immettere in rete. E con esso anche compost eventualmente da rivendere a potenziali acquirenti. Ma anche quest’evoluzione non dissipa minimamente i dubbi dei perplessi. Antonio Tola, esponente del Laboratorio di quartiere Mazzafame, li riassume così: “Siamo già in una delle zone più inquinate d’Italia, questo impianto sorgerà a circa 600 metri dall’ospedale e a 800 dalle abitazioni, ci dicono che porterà benessere e posti di lavoro ma qui l’inquinamento atmosferico è già alle stelle; fin dall’inizio siamo stati perplessi sull’operazione, abbiamo raccolto come Mazzafame e Comitato San Paolo cento firme contro quest’impianto che finisce per causare anche un consumo di suolo di 40 mila metri quadrati, fatto un ricorso al Tar che però ce lo ha respinto dicendo che eravamo associazioni poco rappresentative e piccole; abbiamo fin da subito chiesto un confronto con amministrazione e Amga, che peraltro non si sono degnati di venire nemmeno stasera, e non si sono fatte vedere nemmeno allora, abbiamo portato avanti questa battaglia da soli e intendiamo continuare perché questo impianto assolutamente è per noi dannoso per il territorio”. Massimo De Rosa, attualmente consigliere regionale ed ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, ha evidenziato come gli impianti di biometano siano ora particolarmente appetibili “per la superincentivazione statale che danno alle aziende”. Ma, ha aggiunto, “il rischio è che, se domani questi incentivi terminassero, tali impianti siano chiusi e restino cattedrali nel deserto”.
Alla serata era presente anche Stefano Apuzzo, un robusto passato da esponente dei Verdi e sempre in prima linea sul fronte delle battaglie ambientali, cosa che lo ha portato a esempio a dare il suo contributo per impedire l’apertura di un impianto nella zona di Opera. “Voi legnanesi dovete ribellarvi a quest’impianto – ha affermato – e noi siamo disposti a darvi una mano, ci siamo già mossi costituendo un organismo unitario con realtà del pavese, del mantovano, del lodigiano e del cremonese, e siamo pronti a fare ricorso all’autorità garante del mercato e alla Corte dei conti”. Il perché lo spiega subito appresso: “I comuni del consorzio Amga si impegnano a dare per vent’anni la loro Forsu ad Amga – spiega – e questa procedura non si può attuare perché cozza contro le normative europee, la Forsu per legge deve essere messa a gara, quindi qui vi è una violazione di legge palese contro la quale combatteremo strenuamente”. Per il perito chimico Attilio Bonetta, il progetto di creazione dell’impianto Amga “è fatto da progettisti che non hanno capito come funzioni esattamente un impianto come questo”. Bonetta si è soffermato sul fatto che, se non saranno adottati opportuni accorgimenti, la popolazione della zona “si troverà a fare i conti con molestie all’olfatto davvero fastidiose”. Le preoccupazioni degli intervenuti hanno poi riguardato anche la mancanza, a loro avviso, di adeguati organismi in grado di controllare l’impianto. Cittadini, associazione Mazzafame e Comitato San Paolo sono pronti a portare avanti la battaglia antiimpianto di biogas. E Apuzzo ha espresso la volontà di contribuire alla loro causa. Intanto, però, l’inizio dei lavori di realizzazione è fissato per il 12 dicembre 2018, ovvero tra neppure due mesi.
Cristiano Comelli