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L’Effimero. La Milano Torino vista da Emanuele Torreggiani

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Vive un giorno. Giร  dallโ€™alba, livida luce che nulla promette, si muovono, incartati dal breve sonno, uomini invisibili che presto il lavoro invisibile risveglia allโ€™attivitร  stabilita. Traguardano che il selciato di partenza e gli asfalti delle strade conseguenti siano lindi dalle consuete risulte del quotidiano. Un torto chiodo, un bullone annerito, una monetina di rame verdicante, e mentre raccolgono dispongono transenne, imbastite ai nastri california, alle strade collimanti la via maestra dove si dovrร  partire per le miglia da fare. Presto aggiorna il sole giร  radente nel cielo del sacro autunno. Arrivano le auto della carovana e si dispongono seguendo il predefinito. Le radiomobili cicaleggiano. Moto percorrono al passo del minimo verso quellโ€™avanti indicato dalle indicazioni posizionate. Bagliori dโ€™azzurrite dai mezzi della polizia. Centauri meccanizzati a guardia del destino dei corridori che sfilano chiamati in passerella, presenti e distanti dagli applausi, dalle grida, dalle musiche di sottofondo, dal profumo intenso delle sirenette cristallizzate nel sorriso contrattualizzato, giร  gli occhi loro concentrati lungo le miglia da fare prima di arrivare. La strada รจ lรฌ davanti. Sempre avanti. Ferma, dura, di quella durezza insolente che restituisce fatica alla fatica, lunga pur nella brevitร  del percorso da correre tutto, senza scampo. Ecco, sโ€™ergono sullโ€™inerte mezzo meccanico accompagnati da artieri che li sorreggono a corda tesa quali scalatori davanti la nuda parete della dolomite.

Qualcuno compone il segno della Croce quale affidamento. Il direttore della corsa, sporto dallโ€™abitacolo del mezzo, li considera tutti con lo sguardo che fu di Leonida alle Termopoli e con lieve gesto lieve dร  lโ€™abbrivio alla viscontea Alfa Romeo rossosangue e la strada sโ€™apre. Lโ€™inerte dinamica della bici sโ€™avvia basculando appena nel metronomo dellโ€™acciaio che lumeggia dentro il sole. I bimbi gridano e vorrebbero correre via, verso quel traguardo immaginato, e gli adulti applaudendo li trattengono strattonandoli. E i corridori sono giร  in fondo a quella curva che li porterร  via da ogni vedere. Sulla carreggiata della statale, anticipati dallโ€™urlo delle sirene spiegate dei centauri, iniziano a sgranarsi a rosario. Nel mormorio a sussurro di una compieta meccanica che li condurrร  al traguardo. Alla luce divina del tramonto generosa di promesse. Tutti passeranno il traguardo delle miglia. Tutti. E per tutti il riconoscimento sarร  il traguardo. Il primo come lโ€™ultimo, in parata. La corsa in bicicletta, dove alcun uomo puรฒ nascondersi e il mezzo รจ eguale per chiunque, nasce e muore nel bagliore del giorno. Cosรฌ effimera. Fatica fatica fatica, e come ricompensa, al traguardo, la fine della corsa, la sua morte. Paradigma della nostra esistenza terrena. Dove correre รจ lโ€™unica veritร . Che mai sarร  effimera.

Emanuele Torreggiani

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