Vive un giorno. Giร dallโalba, livida luce che nulla promette, si muovono, incartati dal breve sonno, uomini invisibili che presto il lavoro invisibile risveglia allโattivitร stabilita. Traguardano che il selciato di partenza e gli asfalti delle strade conseguenti siano lindi dalle consuete risulte del quotidiano. Un torto chiodo, un bullone annerito, una monetina di rame verdicante, e mentre raccolgono dispongono transenne, imbastite ai nastri california, alle strade collimanti la via maestra dove si dovrร partire per le miglia da fare. Presto aggiorna il sole giร radente nel cielo del sacro autunno. Arrivano le auto della carovana e si dispongono seguendo il predefinito. Le radiomobili cicaleggiano. Moto percorrono al passo del minimo verso quellโavanti indicato dalle indicazioni posizionate. Bagliori dโazzurrite dai mezzi della polizia. Centauri meccanizzati a guardia del destino dei corridori che sfilano chiamati in passerella, presenti e distanti dagli applausi, dalle grida, dalle musiche di sottofondo, dal profumo intenso delle sirenette cristallizzate nel sorriso contrattualizzato, giร gli occhi loro concentrati lungo le miglia da fare prima di arrivare. La strada รจ lรฌ davanti. Sempre avanti. Ferma, dura, di quella durezza insolente che restituisce fatica alla fatica, lunga pur nella brevitร del percorso da correre tutto, senza scampo. Ecco, sโergono sullโinerte mezzo meccanico accompagnati da artieri che li sorreggono a corda tesa quali scalatori davanti la nuda parete della dolomite.
Qualcuno compone il segno della Croce quale affidamento. Il direttore della corsa, sporto dallโabitacolo del mezzo, li considera tutti con lo sguardo che fu di Leonida alle Termopoli e con lieve gesto lieve dร lโabbrivio alla viscontea Alfa Romeo rossosangue e la strada sโapre. Lโinerte dinamica della bici sโavvia basculando appena nel metronomo dellโacciaio che lumeggia dentro il sole. I bimbi gridano e vorrebbero correre via, verso quel traguardo immaginato, e gli adulti applaudendo li trattengono strattonandoli. E i corridori sono giร in fondo a quella curva che li porterร via da ogni vedere. Sulla carreggiata della statale, anticipati dallโurlo delle sirene spiegate dei centauri, iniziano a sgranarsi a rosario. Nel mormorio a sussurro di una compieta meccanica che li condurrร al traguardo. Alla luce divina del tramonto generosa di promesse. Tutti passeranno il traguardo delle miglia. Tutti. E per tutti il riconoscimento sarร il traguardo. Il primo come lโultimo, in parata. La corsa in bicicletta, dove alcun uomo puรฒ nascondersi e il mezzo รจ eguale per chiunque, nasce e muore nel bagliore del giorno. Cosรฌ effimera. Fatica fatica fatica, e come ricompensa, al traguardo, la fine della corsa, la sua morte. Paradigma della nostra esistenza terrena. Dove correre รจ lโunica veritร . Che mai sarร effimera.
Emanuele Torreggiani