Lo scorso mese di settembre gli elettori hanno approvato la riforma che prevede il taglio dei parlamentari (da 945 a 600). Inutile tornare sui temi già ampliamente dibattuti nel corso dell’iter parlamentare che ha portato all’approvazione della riforma, così come inutile infierire sulla giravolta compiuta dal Pd o sulla promessa che entro fine settembre sarebbe stata approvata, almeno da un ramo del Parlamento, la riforma elettorale. Riforma, ricordiamolo, indispensabile per tamponare almeno in parte i danni provocati da questo taglio.
Ebbene, da qualche settimana in Parlamento si stanno confrontando le Commissioni Affari Costituzionali di Senato e Camera sul decreto di attuazione della riforma per il ridisegno dei collegi elettorali.
Un disastro, come ben sapevamo.
Collegi uninominali che arrivano a comprendere territori di oltre un milione di abitanti, rappresentanze territoriali completamente cancellate. Per fare un esempio, Teramo che da sempre esprimeva un collegio uninominale e quindi un proprio rappresentante in Parlamento, ora vedrà il proprio territorio diviso per una parte sotto L’Aquila e un’altra parte sotto Pescara. Esempi di questo tipo sono a decine. Intere Regioni, al Senato, avranno un solo rappresentante (Val d’Aosta, Molise, Basilicata, Friuli, Umbria, Abruzzo. Mentre Calabria, Sardegna e Marche avranno solo due eletti).
Teniamo presente che fino ad oggi i collegi erano di 120.000 abitanti per la Camera e 200.000 per il Senato.
Non solo, capite bene che fare una campagna elettorale su un territorio di oltre un milione di abitanti fa esplodere i costi delle campagne stesse (alla faccia dei risparmi) e penalizza fortemente i piccoli partiti (in alcun casi si resta fuori anche con il 20% dei voti), le minoranze linguistiche e si mortifica la reale rappresentanza del Paese.
Paghiamo ancora una volta un approccio demagogico, ideologico, anticasta. E questi sono i risultati. Su questo tema, come su decine di altri.
Ma la cosa “divertente” è che stante l’attuale legge elettorale e con questo taglio ovunque la si giri il centrodestra risulta vincente e il centrosinistra penalizzato.
Un capolavoro da intestare a Zingaretti e soci.
Per il Movimento 5Stelle invece un ulteriore deciso passo in avanti, un ulteriore tassello di quell’idea di democrazia artificiale, gassosa, liquefatta.
Gianroberto Casaleggio, co-fondatore del Movimento 5 stelle, adesso dopo la sua scomparsa, ha passato il testimone al figlio
A noi rimangono Istituzioni sempre più lontane dagli elettori, sempre meno rappresentative. Da qui alla delegittimazione degli strumenti democratici il passo è breve, brevissimo.
Sic est.
Fabrizio Garavaglia