In questi giorni riflettevo sulla “caduta” di Berlusconi e sul fatto che abbia (stavolta penso definitivamente) terminato il credito al mercato dei miracoli e che una resurrezione sia alquanto improbabile visto il contesto storico-politico attuale.
Due cose mi sono venute in aiuto:
Dall’articolo ho voluto prendere questa parte significativa: “Restano essenziali per la vita dei partiti i contributi di singoli parlamentari. Nel caso di Sel e della Lega Nord, la quasi totalitร delle donazioni da persone fisiche nel 2017 รจ rappresentata dai contributi degli eletti. A seguire, Scelta civica (83,9%), Fratelli d’Italia (72%), Alternativa popolare (70,7%). Per Partito democratico e Forza Italia la percentuale di incassi dagli eletti si aggira attorno ai due terzi delle donazioni da persone fisiche complessive (rispettivamente 67,3% e 66%).” Data la statistica, รจ palese che per sopravvivere e/o prosperare a lungo, oggi, i partiti devono far eleggere piรน parlamentari possibili. Se ci fate caso, l’ultimo anno dorato รจ stato il 2013, in riferimento ai rimborsi dell’anno precedente, poi un calo drastico. Calo che, coincidenza vuole, รจ iniziato con il preambolo della “terza repubblica”, ovvero l’ingresso dirompente del M5S nella politica che conta. Oggi, per prendere piรน voti e quindi eleggere piรน parlamentari, devi essere populista (poi lascio a ognuno di voi decidere se sia una cosa positiva o negativa). In che misura alla situazione politica attuale abbia contribuito anche l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non so quantificarlo, ma non รจ un fattore da escludere. Una cosa รจ certa: il coraggio di innovarsi e le competenze circa l’utilizzo delle nuove tecnologie sono stati fondamentali per compensare, almeno in parte, la mancanza di denari. Quali partiti sono una spanna sopra gli altri? E quali, invece, hanno pensato che bastassero solo i media tradizionale o sono partiti troppo tardi? La risposta รจ facile: Lega e M5S da una parte (quella avanzata), il resto dall’altra (quella piรน arretrata). La mia riflessione mi ha portato, poi, ai primi frame della “serie tv” del Berlusconi politico. All’inizio della sua “avventura”, Berlusconi si era posizionato come “l’imprenditore prestato alla politica”. Comunisti a parte, nella retorica berlusconiana, i nemici erano (anche) i cosiddetti professionisti della politica, ovvero quelli che non avevano mai lavorato in vita loro o avevano combinato poco o nulla e avevano vissuto solo di politica. Berlusconi usava il “professionisti della politica” per riposizionare gli avversari negativamente e per differenziare se stesso e i componenti del proprio partito dagli avversari, la maggior parte dei quali viveva, appunto, esclusivamente di politica. Nell’ultima campagna elettorale, la riproposizione di quel refrain non ha funzionato, anzi, il risultato uscito dalle urne ha consegnato il paese proprio ai professionisti della politica: Salvini e Di Maio, e moltissimi altri dei due partiti. Ora, per certi versi, la politica puรฒ essere considerata una professione (non ci vedo nulla di male in questo, se ci sono le competenze). Dove voglio arrivare? Oggi, dato il contesto storico-politico, il posizionamento di Berlusconi non ha piรน efficacia a livello nazionale e questa รจ la sua piรน grande sconfitta concettuale. Non c’รจ solo questo, chiaro, probabilmente sono i primi di tanti motivi che hanno causato la “caduta”, ma da qualcosa bisogna pur partire, no?! E tu potresti partire da qui. https:// A presto, Matteo Spigolon |