La scomparsa di Papa Francesco, con grande tristezza, ci esorta alla riflessione sulla moltitudine di insegnamenti preziosi che ci ha lasciato, uno di questi è la tutela della dignità del lavoro quale strumento di crescita delle persone e delle diverse comunità, nonché di contrasto a quella che egli ha definito “cultura dello scarto”. Interris.it ha intervistato Angelo Colombini, già segretario confederale della Cisl, vicepresidente Ebna e consigliere Civ Inail.
L’intervista
Colombini, cosa ci ha insegnato Papa Francesco sul lavoro e sul rispetto dei lavoratori?
“Papa Francesco, sin dall’inizio del suo pontificato, ha più volte richiamato l’attenzione sulla centralità del lavoro nella vita dell’uomo e sulla dignità insopprimibile del lavoratore. Egli ha ribadito con forza che il lavoro non è solo un mezzo di sussistenza, ma un elemento fondamentale per la realizzazione personale, per la partecipazione attiva alla società e per la costruzione del bene comune. In molte occasioni, il Santo Padre ha denunciato le dinamiche del profitto che schiacciano l’uomo, stigmatizzando forme di sfruttamento, precarietà e lavoro nero, che negano diritti fondamentali e ledono la giustizia sociale. Nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa, Francesco ci ha sempre ricordato che ‘non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro’ e ha invitato tutti, istituzioni, datori di lavoro, sindacati e lavoratori, a collaborare per promuovere un’economia al servizio della persona. Ha inoltre esortato il sindacato a recuperare la sua missione profetica e a essere ‘voce di chi non ha voce’, denunciando le ingiustizie e accompagnando chi è ai margini. Per noi sindacalisti cattolici, il magistero di Papa Francesco rappresenta un richiamo forte alla responsabilità, alla solidarietà e alla difesa instancabile della dignità del lavoro e del lavoratore”.
Qual è il messaggio più forte che Papa Francesco ci ha donato sulla tutela della persona e del lavoro quale mezzo di realizzazione di ognuno?
“Il messaggio più forte che Papa Francesco ci ha consegnato in merito alla tutela della persona e al lavoro come mezzo di realizzazione è racchiuso nella sua costante affermazione che ‘il lavoro è sacro’ e che ‘non c’è peggiore povertà di quella che priva della dignità del lavoro’. Per il Santo Padre, il lavoro non era solo un’attività economica, ma un’esperienza umana fondamentale, attraverso cui la persona partecipa all’opera della creazione e contribuisce al bene comune. Egli ci esortava a rimettere la persona al centro del sistema economico, denunciando con forza ogni forma di sfruttamento, precarietà e disumanizzazione. Per me, in qualità di sindacalista, ciò ha sempre implicato una missione chiara: difendere i diritti dei più deboli, promuovere condizioni giuste e inclusive, e costruire un’economia che sia realmente al servizio dell’uomo. Il lavoro dignitoso è via di giustizia, pace e realizzazione autentica per ogni persona”.
Quali sono i suoi auspici per il futuro dello sviluppo del mondo del lavoro in senso più equo sulla base del Magistero di Francesco?
“In questo momento di grande tristezza per la morte del Santo Padre auspico che, sulla base del suo Magistero, si possa dare vita a uno sviluppo più equo, umano e sostenibile. Francesco ci ha invitato a costruire un’economia inclusiva che non scarti nessuno, in cui il lavoro sia accessibile, dignitoso e giustamente retribuito per tutti. Dobbiamo accogliere questo appello come un mandato a operare per la tutela dei più deboli, a promuovere la formazione, la sicurezza e la stabilità occupazionale, e a garantire pari opportunità. Il futuro del lavoro deve essere orientato al bene comune e alla custodia del Creato, perché solo così si potrà realizzare un’autentica fraternità tra i popoli e le generazioni, perpetuando il prezioso insegnamento che, Papa Francesco, ci ha donato”.
(fonte: tratto da Interris.it)