MAGENTA – Abbiamo letto con attenzione (dopo averla prontamente pubblicata) la disamina del sindaco Chiara Calati sulla Milano-Torino, edizione 2019.
E non ci ha convinto, specie in alcune parti, mentre altre sono pienamente condivisibili, molto più delle lamentele sulla chiusura delle scuole, evento che per alcuni pare uno Tsunami. A chi scrive, forse perché senza figli, per nulla. Ma sono opinioni.
Tuttavia quello che vogliamo fare è un ragionamento diverso rispetto alla ormai ben nota cantilena di larga parte dell’opposizione, che chiede meno eventi e più sostanza: abbiamo capito e siamo d’accordo, l’abbiamo pure scritto (anche prima di molti altri), ma il disco a breve si rompe.
Andiamo oltre. Il nostro assunto è che Chiara Calati sia molto simile (politicamente, s’intende, essendo i profili personali assai divergenti) a Marco Invernizzi. Seguiteci.
‘Ringrazio RCS per avermi fatto premiare il vincitore a Superga e per le belle parole riserbate alla città’, scrive la Calati. Errore di comunicazione, secondo noi (quanto manca, una comunicazione seria e non episodica dalle parti di piazza Formenti..): la prima persona singolare stona, e fa capire molto. Anche troppo. Ricordate quando Marco Invernizzi (giustamente) scrisse parole molto simili sul successo della prima conferenza di Massimo Cacciari al Lirico, a cui noi assistemmo (successo clamoroso, senza dubbio)? Seguiteci ancora.. C’è una fortissima analogia.
‘A chi vuol fare polemiche strumentali sui costi rispondo che si tratta di investire sulla città, insistere nel presentarla al meglio e nel valorizzare le sue innumerevoli opportunità’: sì, questa ci sta, ma in questi due anni e mezzo non abbiamo mai letto autocritiche, ammissioni di difficoltà, errori (ne sono stati fatti a bizzeffe). Sarebbe stato meglio ammetterlo. Anche Invernizzi fu recalcitrante, sull'(auto)j’accuse.
Ma Chiara Calati, e la capiamo, ha in comune con Invernizzi un’altra cosa determinante: è fondamentalmente impolitica, non ha mai fatto il consigliere comunale, è allergica alle dinamiche di partito (non è iscritta a nessuno di essi, come Marco Invernizzi..), non sopporta le camarille, perde un assessore (dopo aver accettato, dai partiti va detto, un assessore deludente come Bellantonio), non lo sostituisce. Nella giunta Invernizzi il ‘lavoro sporco’ ma preziosissimo di trait d’union tra sindaco e partiti era svolto (egregiamente) da Paolo Razzano, mentre il suo potenziale omologo odierno- Simone Gelli- gioca un ruolo diverso, anche comprensibile visto che Calati e Invernizzi- caratterialmente- divergono. E poi la Lega è la Lega, mentre Invernizzi era ‘naturaliter’ vicino al partito di Razzano.
Da un lato la ‘culturite’, ossia la pretesa che basandosi sulle idee e sul dibattito culturale si potesse governare una città (e vincere le elezioni) costruendo una sola opera pubblica in 5 anni (una palestra avviata e progettata dalla precedente giunta di centrodestra). Invernizzi ci provò, a incidere nella carne viva di Magenta, con Saffa ma soprattutto con l’ex Novaceta. Arrivò solo troppo tardi, in articulo mortis, e gli esperti di comunicazione (a ragione) insegnano che il consenso di un’opera pubblica lo incassa chi taglia i nastri, o riesce a dare una prospettiva di futuro tanto forte che l’inaugurazione non serve (leggi il caso di Inveruno).
Dall’altro lato abbiamo la cosiddetta ‘eventite’, quella che a spron battuto richiama il primo sindaco pro tempore di Magenta. Noi, personalmente, fossimo in lei ribalteremmo totalmente la prospettiva (di comunicazione). In modo anche violento. Ma non compete né dipende da noi.
Conta poco. Conta di più la similitudine tra le due impoliticità, quella di Marco Invernizzi e quella di Chiara Calati. Ma mentre a sinistra come a destra vanno forte e col vento in poppa gli iper politici, per estemporanei e neo politici le urne si sono sempre (o quasi) rivelate fatali, dalle nostre parti. E l’analogia, su questo versante, ci pare schiacciante.