Visitata da poco, non posso non raccontare di questo luogo così carico di pathos a chi mi legge.
Sopra un colle tra le Marche e la Romagna sorge quel gioiellino edilizio che è Gradara, piccolissimo nucleo urbano circondato da 700 metri di mura merlate contraddistinte da 14 torri quadrate. In origine vi era solo un castrum, ovvero una torre quadrangolare fatta edificare dalla famiglia dei de’ Grifo; poi a questa famiglia seguirono per un breve periodo i Bandi di Montecchi e nel 1283 i beni allodiali passarono a Malatesta da Verucchio, detto “il Centenario” per la sua longevità, e furono proprio i suoi discendenti ad ampliare la rocca che vollero protetta da un fossato (ora a prato), da un ponte levatoio e da due cortine murarie, una attorno al fortilizio e l’altra attorno al borgo.
Nel 1463 Gradara venne attaccata da Francesco Sforza che, aiutato dal condottiero Federico da Montefeltro, riuscì ad espugnarla e a lasciarla ai suoi eredi. E se oggi la vediamo ancora intatta nel suo fascino medievale-rinascimentale, lo dobbiamo al grandioso restauro novecentesco voluto dall’ingegnere Umberto Zavettoni che, innamoratosi del luogo e dell’edificio, lo acquistò nel 1920 dagli eredi del conte Alessandro Morandi Bonaccossi con l’intento di riportarlo all’antico splendore, cosa che riuscì a realizzare nell’arco di soli tre anni.
All’interno, effettivamente si respira il fascino dei secoli passati grazie al mantenimento dell’esistente, ma anche ai dipinti e agli arredi che hanno ricreato la giusta atmosfera. La visita comincia con la Sala delle torture, dove si trova una cisterna per l’approvvigionamento idrico, utile in caso di assedio, ma visto l’ambiente, immancabili le catene ai muri e una carrucola appesa al soffitto con la relativa corda, con cui si davano, per l’appunto, i tiri di corda che slogavano le articolazioni delle spalle di chi veniva appeso.
Seguono delle camere da letto: quella del Leone Sforzesco con un soffitto ligneo del ‘400; quella del Cardinale che ospitava gli ecclesiastici di rango, quella giocosa dei Putti che, entro riquadri, domano un cervo e un istrice; interessante la scritta che compare su due portali della Sala del Consiglio che recitano: Maledictus homo qui confidit in homme: maledetto l’uomo che confida nel suo simile che noi oggi abbiamo tramandato con: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
Ed eccoci arrivati nella Camera di Francesca, dove sarebbe stato perpetrato l’omicidio dei due amanti ancora ricordati ai giorni nostri grazie all’Alighieri che, a detta di Boccaccio, Dante volle inserire nella Commedia, colpito da quel fatto di cronaca avvenuto nel 1283 e che aveva destato scalpore perché gli sventurati innamorati furono trafitti contemporaneamente dalla spada di Gianciotto, l’offeso marito, e poiché morirono insieme il sommo poeta li fece rimanere abbracciati per l’eternità nella bufera di vento che caratterizza il secondo cerchio dell’Inferno, quello dei lussuriosi.
E fu sempre Boccaccio a dire che Francesca fu ingannata, perché le fecero credere che avrebbe sposato il bel Paolo invece che lo sciancato e torvo Gianciotto. La Camera di Francesca si presenta con finti tendaggi dipinti sulle pareti, un letto a baldacchino con cortine damascate, l’abito che
Eleonora Duse indossò nella Francesca da Rimini che per lei scrisse
D’Annunzio, e una savonarola davanti a cui sta un leggio a ricordare il famoso “libro galeotto”, ma lasciamolo ricordare a Francesca:
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso:
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
Dalla luminosa e ariosa loggia si scende infine nel cortile dove si trovano il Corpo di Guardia e la Cappella che ospita una magnifica pala d’altare in terracotta invetriata, realizzata da Andrea della Robbia e che raffigura la Madonna col Bambino e Santi.
Che dire di più? Fateci una capatina per sognare ad occhi aperti.
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