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Dall'archivio:

L’ambizione umana sfidando la Natura. Di Laura Giulia D’Orso 

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Di errori è difficile parlare. A nulla sono serviti i due doni che il titano Prometeo regalò agli uomini rubandoli a Zeus: il fuoco della conoscenza e la speranza. Senza saperlo l’uomo cominciò a superare i limiti imposti dall’Universo, dalla Natura ma soprattutto mal celò la sua sfida indomita alle forze del Creato.

 

 

 

 

 

 

 

Sfidare la Natura imprevedibile ed immensamente potente, in realtà divenne per alcuni sfida contro se stessi, credendo di competere con la forza generatrice del tutto, l’uomo sfidò i propri limiti ed ogni traguardo aveva un limite che doveva venire raggiunto alzando una immaginaria asticella, un nuovo concetto di libertà, la convinzione errata di dominare tutti gli elementi.

Nel dialogo continuo fra la Natura e l’Uomo esiste un elemento terribile ed irrazionale e cioè il comportamento della Natura stessa. Essa, insaziabile, nel vento burrascoso delle tempeste marine, nelle vette innevate e dei picchi scoscesi dei ghiacciai, nei voli al limite dell’impossibile delle tute alari, nei surfisti che per un semplice record cavalcano onde alte otto piani non agisce per assecondare il desiderio umano ma è del tutto indifferente a noi, piccoli esseri, parte infinitesimale di un universo infinito.

Di leopardiana memoria è l’avversita’ per i limiti alla felicità umana. L’insofferenza dell’islandese per la Natura crudele e maligna diventa sfogo per l’intolleranza alla vita, la voglia di adrenalina, il coraggio di osare. 

L’islandese riflette ….. ” io soglio prendere non poca ammirazione considerando che tu ci abbi infuso tanta e sì ferma e insaziabile avidità del piacere, disgiunta dal quale la nostra vita, come priva di ciò che desidera naturalmente, è cosa imperfetta e da altre parte tu abbi ordinato che l’uso di esso piacere sia quasi di tutte le cose umane la più nociva alla sanità del corpo, la più calamitosa negli effetti in quanto la più contraria alla durabilità della stessa vita …..”

Ma è solamente alla fine dell’epistola delle Operette Morali che la Natura fa sentire la sua voce ……”quando io vi offendo in qualunque modo, io non me n’avvedo, se non rarissime volte, se io vi diletto o vi bonifico, io non lo so, come credete voi. E finalmente, se anche mi avvedessi di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei “…… e fece sbranare l’islandese da due leoni macerati dall’inedia anche se alcuni negano questo e narrano che un fierissimo vento levatosi, mentre l’islandese parlava, lo stese a terra e sopra gli edifico’ un bellissimo mausoleo…… un segno che sulle più antiche vite della terra e sul destino dell’umanità si poggiava il futuro e che non poteva nascere che dalle ceneri del passato attraverso un percorso che passava dal rispetto assoluto per la Natura.

A nulla valse dunque il sacrificio di Prometeo che regalò il fuoco agli uomini?!

…… ” nello stesso tempo il rammarico di non saper giovare agli altri ….. io che ho ideato tanti congegni per gli uomini non trovo per me sollievo al tormento che ora mi assale, e questa è la mia sofferenza!”

Laura Giulia D’Orso 

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