E’ della Lombardia il primato nazionale per incidenti sul lavoro, con 8.190 infortuni denunciati in gennaio. Di questi 12 sono mortali e 255 sono tecnopatie. Rispetto al 2023 – spiega la Uil in una nota – si è in presenza di un aumento dell’8.65%. A livello nazionale invece le denunce sono state 42.166, con 45 morti sul lavoro e 6.218 malattie professionali.
“Siamo di fronte ad una situazione inaccettabile – commenta la segretaria confederale regionale Eloisa Dacquino – resa ancor più drammatica dalla presa d’atto che la vita delle persone per il governo vale 20 crediti”. “Di fronte alla perdita di vite umane e all’aumento del numero delle denunce – sottolinea la sindacalista – assistiamo al silenzio delle parti datoriali e ad un approccio burocratico e poco efficace in tema di prevenzione da parte della Regione Lombardia”. “Come Uil – afferma – riteniamo che debba essere messa in campo innanzitutto un’azione di coordinamento e controllo sulla formazione che viene erogata, troppo spesso inadeguata, mancante o addirittura certificata con attestati di frequenza falsi”.
“Va valorizzato ulteriormente il sistema dei protocolli sottoscritto con provincie e comuni – prosegue – che hanno dimostrato che, dove applicati, si sono ridotti gli infortuni”. “Abbiamo chiesto di investire risorse finanziando progetti di formazione e che le aziende che violano la normativa vengano escluse dai bandi – ricorda Dacquino – ma ad oggi non c’è stata nessuna risposta, così come nessun riscontro alla richiesta di incontro unitaria del sindacato confederale all’assessore al Welfare Guido Bertolaso”. “Quanti morti dovremo ancora contare – si chiede – prima che la Regione Lombardia metta in campo azioni efficaci di prevenzione in tema di sicurezza sul lavoro”.