Il sostituto procuratore della Repubblica di Verbania, Laura Carrera, ha notificato oggi agli interessati la nuova comunicazione di chiusura delle indagini e di richiesta di rinvio a giudizio per la tragedia della funivia del Mottarone, costata la vita a 14 persone. Il nuovo atto e’ stato reso necessario dalla restituzione del fascicolo alla Procura da parte del Gip durante l’udienza preliminare. Rispetto alla precedente versione la richiesta di rinvio a giudizio vede uscire di scena Anton Seeber, presidente di Leitner, la societa’ altoatesina che si occupava della manutenzione dell’impianto. Per lui l’allora titolare del fascicolo, Olimpia Bossi, aveva gia’ chiesto il proscioglimento. Ma di maggiore rilevanza e’ il fatto che tra i soggetti per cui viene chiesto il rinvio a giudizio non ci sono piu’ le due societa’, Leitner, appunto, e Ferrovie del Mottarone, l’azienda di Luigi Nerini che si occupava della gestione della funivia.
Dall’impianto accusatorio sono stati infatti eliminati i riferimenti alla normativa sulla sicurezza del lavoro. Proprio su questo punto si incentrato lo ‘scontro’ in udienza preliminare tra la Gup Rosa Maria Fornelli e la procura.
Rimangono cosi’ 5 i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio. Sono il titolare di Ferrovie del Mottarone Luigi Nerini, il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, il caposervizio Gabriele Tadini, che subito dopo il disastro si era autoaccusato di aver inserito i cosiddetti “forchettoni” che inibivano il funzionamento dei freni di emergenza. Poi Martin Leitner, consigliere delegato e Peter Rabanser, responsabile del Customer Service di Leitner.
I reati ipotizzati sono, a vario titolo, attentato alla sicurezza dei trasporti, disastro colposo, omicidio colposo, lesioni colpose e, solo nei confronti di Tadini e Perocchio, anche falso. Esclusa l’ipotesi di reato di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, formulata nella prima chiusura indagini.