La recente chiusura del Casinò di St. Moritz, avvenuta alla fine di aprile 2025, segna una svolta significativa nell’intero comparto dei giochi in Svizzera, riflettendo un fenomeno ben più ampio di un semplice ridimensionamento territoriale. Questo passaggio mette in luce una filigrana economica densa di implicazioni: dalla revisione della distribuzione dei flussi turistici alla ristrutturazione del sistema fiscale e regolatorio.
Una struttura economicamente fragile
Il 29 aprile 2025 la Commissione federale delle case da gioco (CFCG) ha ricevuto la comunicazione ufficiale da parte della proprietà — la Casino Austria (Swiss) SA — di non voler più finanziare ulteriormente la struttura. La conseguenza è stata la decisione tecnica di porre fine all’attività per via della mancanza dei mezzi propri richiesti dalla concessione, una clausola rigorosa voluta proprio per garantire un’operatività stabile e responsabile .
Alla base della scelta ci sono ragioni precise: forte stagionalità — in Engadina il business si concentra nei mesi turistici —, pressioni competitive dal mondo online, e una marginalità insufficiente a garantire la continuità operativa a lungo termine. Va considerato inoltre che in passato sono stati effettuati tentativi di rilancio e trasferimento— nel 2021 l’attività fu spostata in sedi più centrali, con ingente mobilitazione di risorse finanziarie — ma tutto ciò non è bastato a invertire il trend.
La dinamica della chiusura: fra gestione e responsabilità
Oltre all’originaria comunicazione, la CFCG ha aperto la procedura di revoca della concessione, mettendo in campo un iter amministrativo che prevede un contraddittorio con la Casinò St. Moritz SA. L’obiettivo è valutare se attribuire o meno la licenza a un’altra località dei Grigioni meridionali.
Nel frattempo, trentuno lavoratori (croupier, addetti alla sicurezza e staff tecnico) hanno ricevuto avvisi di licenziamento. In base all’anzianità, alcuni hanno preavvisi estesi fino a sei mesi, il che implica un impatto occupazionale tutt’altro che marginale per una comunità locale.
L’impatto sul tessuto socio‑economico regionale
Il casinò aveva un valore simbolico e concreto sul territorio: si pensi all’indotto — alberghi, ristoranti, servizi esclusivi — dove affluivano clienti con potere di spesa più elevato. La sua chiusura implica una perdita sia di economia diretta sia di attrazione turistica, soprattutto in inverno, quando strutture vicine beneficiavano di entrate derivanti dalle serate di intrattenimento e dal fascino dell’offerta complementare .
Per i fornitori locali — catering, logistica, manutenzione — la riduzione degli ordini si traduce in cali nel fatturato. Inoltre, le casse cantonali perderanno una fonte fiscale pur moderata: i proventi derivanti da una B‑licenza come quella di St. Moritz sono inferiori a quelli di grandi centri, ma comunque utili per bilanci regionali e contributi all’AVS (Assicurazioni Vecchiaia e Superstiti).
Il quadro nazionale: consolidamento e adattamento
Nonostante questo caso emblematico, il settore in Svizzera attraversa una fase di consolidamento e modernizzazione. Dal 1° gennaio 2025, 21 operatori hanno ottenuto concessioni valide per 20 anni nell’ambito del nuovo Pacchetto sul gioco d’azzardo .
Swiss Casinos Holding AG è tra i protagonisti principali: attualmente gestisce quattro strutture terrestri (Zürich, St. Gallen, Pfäffikon, Schaffhausen), con l’apertura prevista del Casino Winterthur entro dicembre 2025, e vanta una piattaforma online che ha fatturato circa 70 milioni di franchi nel 2024. Questo sviluppo riflette una strategia ibrida – fisico‑digitale – adottata anche da altri player, in cui l’online sostiene la tenuta delle attività tradizionali.
La ripartizione delle concessioni tra A‑license (strutture forti, urbane) e B‑license (minori, stagionali) ha inoltre rafforzato un modello economico più selettivo: le licenze B sono ammesse soltanto dove il mercato può generare almeno 10–30 milioni CHF all’anno di prodotto lordo, pena la non autosostenibilità della struttura .
Fiscalità e sostenibilità: il peso delle imposte
Il sistema fiscale svizzero grava pesantemente sui casinò: la tassa è applicata sul prodotto lordo, con aliquote che vanno dal 40% all’80%. I proventi finiscono interamente all’AHV, o in parte ai cantoni . Dal 2002, queste imposte hanno generato oltre 8,5 miliardi di franchi, collocando le strutture all’interno di una rete di compartecipazione socio‑economica stabile.
Tuttavia, la rigidità fiscale costringe anche a elevati livelli di redditività e, nei casi B (come St. Moritz), diventa difficile raggiungerli a fronte di spese operative elevate e stagionalità marcata.
Scenari aperti: riflessioni e strategie future
Il dossier aperto dalla CFCG sulla licenza di St. Moritz sarà al centro di un’analisi politico‑economica che coinvolgerà il Consiglio federale. Le opzioni allo studio includono:
Rilocalizzazione geografica: assegnare la concessione a un comune con flussi turistici e residenti più costanti, e con maggiore capacità di generare ricavi stabili.
Revisione delle B‑license: modulare i criteri con l’inserimento di misure di sostegno per progetti complementari (hotel, eventi, turismo esperienziale).
Trasformazione in licenza esclusivamente online, eliminando l’anello terrestre ma mantenendo la remunerazione fiscale e l’occupazione virtuale.
L’equilibrio dovrà anche tenere conto della coesione territoriale e degli effetti socio‑economici: alcune regioni potrebbero subire un danno per la riduzione dell’offerta che va oltre il puro gioco.
Stakeholder coinvolti: ruolo e responsabilità
Dipendenti e famiglie: necessitano di misure di ricollocazione e welfare, per contenere il potenziale impoverimento locale.
Comuni e cantonali: destinano il budget atteso all’AVS e ai servizi; la perdita va riassorbita in altre voci per evitare squilibri.
Operatori storici: come Swiss Casinos, saranno favoriti nei prossimi anni: hanno modelli integrati, presenza infrastrutturale e capitale utile a sostenere periodi di crisi.
Regolatori: la CFCG sta ridefinendo i criteri di concessione, sostenibilità e controllo in un’ottica evolutiva verso digitale e trasparenza.
Di conseguenza, l’esperienza di St. Moritz funge da banco di prova: evidenzia i limiti strutturali dei casinò stagionali e segnala la necessità di una maggiore selettività nel rilascio delle concessioni.
Il fenomeno rivela una tendenza nazionale di concentrazione e differenziazione strategica, privilegiando grandi player territoriali e piattaforme online integrate. In questo contesto, i casinò svizzeri si trovano di fronte a un bivio: consolidare e innovare, oppure restare ancorati a un modello tradizionale che, per le piccole località, potrebbe risultare non più economicamente sostenibile.
Il prossimo futuro vedrà un serrato confronto tra adattamento normativo, esigenze locali e modelli imprenditoriali, con in bilico l’equilibrio fra attrattività turistica, ritorno fiscale e responsabilità sociale. La chiusura di Saint-Moritz non è uno stop, ma un punto di partenza per ripensare il valore economico di queste strutture all’interno del tessuto regionale e nazionale.