Superba si erge la Rocca di Angera sopra uno sperone calcareo, a dominare l’estremità meridionale del lago Maggiore dalla quale un tempo, prima i Torriani, indi i Visconti e infine i Borromeo, controllavano i traffici e l’andirivieni delle imbarcazioni che ne solcavano le acque.
Costruita attraverso il tempo dal 1100 al 1600 è composta da cinque corpi di fabbrica: la Torre castellana, quella viscontea, l’Ala scaligera, quella di Ottone Visconti e l’ultima dei Borromeo.
La più antica, edificata dai Torriani, è la castellana, coronata da merli guelfi, ovvero il partito cui era affiliata quella famiglia; il suo ingresso era in origine posto a 7 metri da terra per motivi di sicurezza e pertanto vi si poteva accedere solo tramite una scala che poi veniva ritirata; alle sue spalle vi è la cinta muraria del XIII secolo i cui merli sono invece ghibellini, ovvero a coda di rondine, perché Ottone Visconti, era invece della fazione ghibellina.
L’Ala scaligera risale alla prima metà del XIII secolo e porta il nome dei Della Scala perché Beatrice, moglie di Bernabò Visconti, apparteneva a quella potente famiglia veronese. Quest’ala tra il 2015 e il ’17 è stata restaurata, e grazie a ciò sono stati rinvenuti sotto l’intonaco degli affreschi che mostrano decorazioni parietali a rombi bianchi e neri con specchiature nella fascia superiore a motivi floreali e i simboli araldici delle due famiglie.
Il palazzo ottoniano è estremamente interessante per la presenza all’ultimo piano di un ciclo di affreschi realizzati da un anonimo pittore denominato Maestro di Angera. Vi si trovano raffigurazioni di pianeti accompagnati dai relativi segni zodiacali, pianeti il cui influsso, nell’intento di Ottone Visconti, dovevano mostrare gli accadimenti storici che lo resero protagonista, come quello della sconfitta di Napo Torriani nella battaglia di Desio, e che vediamo inginocchiato di fronte a lui prima di essere imprigionato nella torre di Baraldello presso Como; ecco poi il momento in cui le truppe torriane sono inseguite dalla cavalleria viscontea e poi la scena che ricorda il discorso pubblico fatto dall’arcivescovo ai milanesi affinché deponessero le armi contro di lui. Curiose sono poi le figure fantastiche nelle cornici, tra cui un uomo a tre facce, tipiche rappresentazioni dei bestiari medievali.
L’ala detta dei Borromeo, famiglia che divenne proprietaria della rocca nel 1449, recuperò l’edificio tramite molti lavori di manutenzione e ammodernamento; al suo interno ospita in parte il Museo della Bambola e del Giocattolo creato dalla principessa Bona Borromeo Arese nel 1988, museo che prosegue anche nell’ala viscontea. Sono presenti 1.300 esemplari creati dal ‘700 sino ad oggi: bambole di porcellana, biscuit, cera, cartapesta, legno… e diversi sono i corredini che le accompagnano, insieme a servizietti per il tè e il caffè, e tutto ciò ha di certo fatto la felicità delle bimbe ricche che le possedevano. Tanti anche i giocattoli e i giochi da tavolo; ma fantastici sono gli automi creati da abili orologiai e artigiani, che si muovono e danzano accompagnati dai rispettivi carillon a creare una magica atmosfera.
Una stanza meravigliosa si trova al secondo piano, quella detta Sala delle Cerimonie, dove si possono ammirare grandi frammenti di affreschi che i Borromeo strapparono dal loro palazzo milanese dopo il bombardamento americano. Sono affreschi tardogotici di soggetto profano: La raccolta delle melagrane; Figure maschili e femminili in un battello e le Storie di Esopo, dipinti dall’ormai anziano Michelino da Besozzo e dalla sua bottega. Sono estremamente poetici e ben raffigurano la moda e l’atmosfera del Quattrocento lombardo.
Per scoprire i volti del casato, si deve andare nella Galleria salendo il seicentesco scalone: lì ci sono molti loro grandi ritratti in pose pompose. Tante sono davvero le labirintiche stanze, ed è un piacere scoprire la rocca sino al sottotetto da dove si ha una mirabile vista del lago e della dirimpettaia Arona, posta sulla sponda piemontese del lago maggiore.
Ma la visita non finisce qui, perché, affacciato proprio sul lago è stato perfettamente risistemato il Giardino medievale che comprende il cosiddetto Giardino dei Principi dove la corte sedeva all’aria aperta circondata da rose, e le cui chiacchiere erano accompagnate dalla voce argentina della fontana; Il Verziere, vale a dire l’orto e il frutteto; l’area delle piante officinali e il Boschetto che voleva ricordare la natura selvaggia.
Per chi volesse fare merenda, pranzare o bere qualcosa, la Caffetteria è ottima, e si possono acquistare altresì souvenir e libri.
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