“La ricetta per diventare campioni è …” Il biatleta olimpico Adriano Darioli risponde alle domande dei bambini

“Abitavo in un paesino e lo sci era un divertimento; ho iniziato a sciare a 4 anni e attorno a me non avevo molte alternative

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Pronto al via, ancora una volta. Ma martedi 5 marzo alla scuola primaria Santa Caterina non si è trattato di una gara ma di un incontro speciale con circa centosettanta alunni e alunne. Prima le classi quarte poi le quinte e tante, tante domande e ancora di più curiosità e attenzione.

“La prima gara importante a 14 anni al campionato italiano, era il 1970”, poi una lunga carriera che lo ha portato due volte alle Olimpiadi e per 19 volte campione italiano. Adriano Darioli risponde alle domande passando dalle gare alla famiglia, dagli aspetti tecnici dell’allenamento alle emozioni delle gare e delle sfide.

“L’incontro è inserito nel progetto delle Olimpiadi di Istituto per promuovere lo sport e i valori ad esso legati”, ha commentato il referente per la scuola primaria del comitato olimpico scolastico Tommaso Colombo.
“Il massimo entusiasmo quando alla prima Olimpiade nel 1980 eravamo in un unico villaggio olimpico – racconta Darioli – dopo il periodo di allenamento che avveniva soprattutto d’estate, almeno cinque ore al giorno. Il biatlon è sci di fondo e tiro con la carabina”.

Un tuffo nel passato per Darioli per raccontare una passione sempre nel cuore, con le Olimpiadi invernali 1980 e 1984 a suggellare una bella carriera, nell’alua magna della scuola, a tu per tu con i bambini.
Hai mai avuto un avversario difficile da affrontare? “Tutti gli avversari sono difficili. Come non sono mancate le difficoltà in gara, quando la sciolina non era stata messa bene, ad esempio. Il più difficile però è stato un atleta della Germania dell’Est che vinceva nove gare su dieci”.
È uno sport difficile? “Ci vuole preparazione fisica ma anche mentale per concentrarsi”.
E’ uno sport all’aperto, quale strategia si deve adottare? “Molta preparazione e comunque sotto i -19°C le gare sono sospese”.

Hai un idolo? “Oggi in un altro sport, nel tennis, Sinner perché è un ragazzo serio e un bravo campione”.
Come biatleta hai dovuto fare sacrifici? “Si, ogni atleta ne deve fare, come rispettare gli orari e quindi i divertimenti in gioventù sono stati pochi”.
Hai mai aiutato compagni in difficoltà? “Sì, ad esempio in una salita ho riportato uno sci perso da un avversario e poi siamo arrivati insieme al traguardo”.
Ricordi la tua prima gara? Come ti sei sentito? “E’ stata a sei anni, avevo vinto ed ero contento (ma ero stato l’unico a gareggiare)”.
Quale la vittoria più bella? “Tra le tante una che ottenni battendo atleti più grandi di me”.
Hai mai vinto le Olimpiadi? “La mia vittoria è stata partecipare, in una edizione sono arrivato vicinissimo al podio classificandomi quinto”.
Qual era il tuo sogno quando eri piccolo? Ne hai uno anche ora? “Raggiungere risultati. Oggi la salute”.
Come prendevi le sconfitte? “Non era sempre facile affrontare una sconfitta. Ma la sconfitta fa parte del gioco. Non mi sono mai disperato, ho sempre affrontato le competizioni con serenità e non con paura”.
Hai consigli per noi che pratichiamo lo sci? “Lo sport deve appassionare, dovete provare il piacere di praticarlo senza subire eccessive pressioni esterne”.

Non poteva mancare una delle domande tanto attese: Quale la ricetta per diventare campioni? “Passione, divertimento, serietà, impegno, rinuncia”.
A cosa ti sei dedicato poi? ”Al soccorso alpino, tante volte sono riuscito a prestare aiuto, altre l’esito del mio intervento non è andato purtroppo a buon fine…”
Al termine, la maestra Sabina Boschetti ha sottolineato proprio come Darioli con “la sua capacità di resistenza in montagna fisica ed emotiva, abbia messo il suo talento al servizio degli altri, come agente della Guardia di Finanza, sempre per soccorrere persone in difficoltà in montagna”. Grazie dunque ad Adriano Darioli. Campione nello sport, esempio nella vita.

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