La musica mi ha salvato e lo farà ancora. Pippo Pollina a colloquio con la nostra Monica Mazzei

La recensione della nostra corrispondente dal Canton Ticino del nuovo tour di Pippo Pollina

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Si dice che ‘nessuno è profeta in patria’, affermazione ancora molto vera per il cantautore Pippo Pollina che però, negli ultimi anni ha rinsaldato con successo, anche il proprio rapporto umano e artistico con l’Italia e con la sua regione d’origine, la Sicilia.

Quel che non si dice, è che questo incredibile artista ha venduto centinaia di migliaia di copie dei propri dischi, soprattutto nei Paesi germanofobi. Un compositore originale e poli musicista (anche scrittore da qualche anno), che unisce tutte le proprie conoscenze per fonderle in note. Tutto ciò con la strabiliante umiltà e semplicità dei veri saggi, così oggi si definisce lui ed io confermo.

Dell’artista sono già previste date di questo tour che vanno avanti sino al 2025.

“… Il transito placa l’ego e la permanenza non ci appartiene. Siamo come lucciole nella notte e solo quando l’attimo è nudo, la musica nasce…”.

Con questi versi il noto cantautore ha aperto, mercoledì 28 febbraio, al Teatro Sociale, la data ticinese di Nell’attimo Solo Tour 2024, originato dal suo nuovo album appena uscito “Nell’attimo – Dieci canzoni fatte a mano”, pubblicato da Jazzhaus Record.

Di questo album, dove vengono decantati sentimenti come amore ed amicizia, nello stile di Pollina, che nell’anima è rimasto quel ragazzo non intaccato dal tempo e dai dispiaceri, e che ancora ci porta una voce che ci narra con poesia e speranza, abbiamo potuto godere durante il suo concerto. Benché dal vivo si esibisca in solitaria, nell’album bisogna segnalare le notevoli partecipazioni sonore di Gianvito di Maio alla fisarmonica, Stefania Volontà al violoncello, Roberto Petroli al clarinetto,

Si è trattato della prima data di lingua italiana, dunque di una prima assoluta, poiché le altre si sono tenute finora in diverse regioni linguistiche della Svizzera.
Con un palcoscenico dotato di una installazione video, per tutta la durata del live, il cantautore ha suonato e cantato molte volte, in sincronia con gli artisti rivisti nei filmati, conferendo un contributo emozionale potente a tutta la serata.
Alcuni volti non ci sono più, come quello del Maestro Franco Battiato, al quale Pippo era legatissimo e con il quale ha avuto un rapporto di intensa confidenza e stima amicale; altri, come il vivente Giorgio Conte, hanno “partecipato” al live attraverso la registrazione del video e nel caso in particolare, Conte, con la sua voce ha contribuito al brano “Mare mare mare”, di Pollina.
Un brano nel quale mi rispecchio molto: molti possono essere i problemi ed i travagli dell’esistenza, ma un giorno al mare regala quell’attimo di illusorio paradiso, un po’ di ossigeno e fantasia all’anima; e pazienza se qualche volta ci si sente un po’ “idioti e superficiali”.
Pippo Pollina è un artista che si è guadagnato un pubblico affezionato e sterminato, grazie unicamente alla sua capacità di mettere su note, testi che spaziano da temi come la Mafia, alla noia di un momento, ai ricordi che a volte ci legano al passato anche in modo doloroso, ma che non possiamo buttare via dagli anfratti del cuore.

“Aspettando che sia mattino”, brano del 1987, è quello cui è affidato il compito di tessere il filo invisibile di unione con la platea praticamente sold out di mercoledì. Come promesso, questo concerto avrebbe ridato vita a tutti i migliori pezzi del polistrumentista, dal suo più lontano passato ad oggi.
Difatti, si tratta di una perla documentaria considerevole: dagli Agricantus agli Inti-Illimani, ai nomi appena citati, Pollina ha messo in scena un proprio vissuto artistico che riesce a coinvolgere le presenze dei più influenti volti, in 40 anni di musica italiana.

“Il palco è una patria”, ha interloquito, iniziando un dialogo che durerà oltre due ore e mezza, “nel quale io incontro un pubblico fatto di amici decennali, con il quale condividere qualcosa di importante. E non importa se in Italia, in Germania o qui in Svizzera: siamo tutti uniti dall’amore per la musica”.

Pippo è nato artisticamente tardi, come rammenta: la sua prima chitarra gli fu regalata dal nonno che aveva già 15 anni, quindi in ritardo, rispetto alla media; ma poi è ‘esploso’ subito, ed un anno più tardi, già suonava con la sua band.
Preponderante nella sua musica è sempre stata la lotta politica a favore degli operai e dei contadini, aspetti che negli anni Settanta, lo portavano ad essere invitato a suonare a tutti i comizi elettorali dell’Unità. Negli anni Ottanta invece, questa ispirazione sociale andava scemando, sino a ridursi a lumicino, per i motivi che possiamo immaginare: ci affacciavamo all’era del “pop”, invasa da quei volti idol , che avrebbero modificato per sempre l’universo musicale.

Lui sarebbe comunque sopravvissuto a tutte le rivoluzioni in atto: mentre l’Italia entrava in una specie di trance della coscienza, accesi discorsi politici infiammavano tutta la Mitteleuropa, e non ci volle molto che con la sua band, e più precisamente nel 1984, sarebbe stato invitato a Berlino Est, in piena Guerra Fredda.
Il cantautore non dimenticherà mai quando gli chiesero una intervista che doveva uscire nei maggiori Tg tedeschi dell’epoca, e lui si addentrò in considerazioni sul nucleare, ecc, per poi scoprire che ne avevano messo in onda appena il 2%!

Sfumando su questo ricordo, Pippo si accinge a suonare le note di “Laddove crescevano i Melograni”.

Pippo è quello che potrebbe essere definito un ‘operaio della musica’. Ha iniziato la sua gavetta come artista di strada e per non pochi anni, ha girato così tutto il Centro Europa. Non era attratto così tanto dalla Svizzera: vi è finito quasi per caso e vi ha messo le radici che perdurano oggi. Lui stesso si domanda se facesse pena o meno a chi, senza guardarlo mai negli occhi, si avvicinava con un sorriso ad ascoltarlo, dondolando la testa e lasciando sul cappello qualche manciata di monete.
Lui stesso non nutriva particolari speranze o sogni: un trascorso da laureato quale avvocato (come tutti i maggiori esponenti del cantautorato italiano!), e da giornalista, avrebbe potuto avere una vita comoda e borghese, soprattutto come legale.

Invece ha scelto la strada della poesia e dei sogni, che non garantivano nulla, nemmeno il pane: è stato il destino con svariati incontri casuali, a segnare i suoi passi seminandone un cammino che ha dello straordinario.
I suoi occhi vispi risplendono dalle immagini in bianco e nero, dove appare un Pippo magrissimo e sorridente, con il viso spavaldo ed ingenuo di chi non si pone domande, ma vive appieno solo il proprio grande sogno e dunque, suona, canta e basta.
Ad animarne lo spirito, solo la fede nella pace, la speranza e la fantasia, sentimenti nei quali l’amore per la cultura vinceva su tutto, anche sul timore per il futuro e sul grande interrogativo se esista un posto per tutti a questo mondo.

A questo punto, si spandono le note di “Camminando”, il brano probabilmente più rappresentativo della personalità dell’autore, da sempre in ‘cammino’, sia in senso metaforico che reale.

In questo senso non poca rilevanza ha per l’artista, l’importanza dei flussi migratori. Lui stesso ne ha fatto parte, ma attraverso di essi, ha sperimentato esperienze personali eccezionali, decidendo di dedicare un album al cileno Victor Jara, suonato in collaborazione con gli Inti-Illimani, quale è scaturito il suo più noto cavallo di battaglia “Il Giorno del Falco”.

Di questa canzone, così significativa nella sua vita, Pippo incise una specie di seguito, intitolato “Ancora Camminando”, con l’amico artista svizzero-tedesco Linard Bardill: fu quest’ultimo, dopo averlo ascoltato in esibirsi per strada per le vie di Lucerna, a proporgli di seguirlo nel proprio studio di registrazione. Questo incontro casuale ma meritato dal solido talento di Pollina, sancì la prima vera svolta nella vita artistica dell’autore, che da anni aveva abbandonato i primi gruppi folk dei suoi primi passi palermitani.

Riassumere tutta la vita editoriale, musicale e giornalistica di Pippo non è comunque possibile: in ogni live egli ha portato capitoli di storia, segnati da personalità che hanno lottato contro la Mafia, da collaborazioni con innumerevoli filosofi, scrittori ed altri musicisti e cantautori.

Forse ancor più degno di nota, proprio per questo motivo, in questo capitolo 2024 nel nostro piccolo ma bellissimo teatro, che Pippo definisce ogni volta come il più bello della Svizzera, è il riferimento alla tragedia aerea di Ustica, prima di tutto con il brano “Ultimo Volo”, che diede il nome anche ad una piece teatrale dedicata a questo fatto di cronaca che impiegò decenni ad essere almeno in parte chiarificato. La prima teatrale andò in scena al Teatro Manzoni di Bologna, nel lontano 2007, e molte furono le collaborazioni importanti per un allora quasi sconosciuto Pollina: attraverso le proiezioni di mercoledì, abbiamo potuto apprezzarne alcuni ragguardevoli istanti. Di lì a poco sarebbe stato inaugurato anche il Museo della Memoria Ustica a Bologna, e questo spettacolo era servito a celebrarne l’apertura.
Collaborarono a questa opera nomi come Arturo Toscanini.

Non è mancato durante il live, un tocco di carnale romanticismo, grazie al tormentato brano “L’anima ombrosa del mio verbo”, con il flauto di Roberto Pietroni, sempre live attraverso filmato.

La scaletta con gli altri brani musicati sul palco:

Signore da qui si domina la Valle
Una cover di Prospettiva Nevski di Battiato
Sambadiò
Sotto la ruota
La Strada
Le prossime date per l’Italia:

20.03. IT -Palermo, Teatro Agricantus
21.03. IT -Sicilia Occidentale

22.03. IT -Canicattì (AG), Teatro Sociale
23.03. IT -Crotone, Sala Raimondi
24.03. IT -Leverano (LE), Teatro Comunale
12.04. IT -Torino, Folk Club
13.04. IT -Trento, Teatro San Marco
14.04. IT -Grottammare (AP), Teatro delle Energie
19.04. IT -Bergamo, Cineteatro Boccaleone

A cura di Monica Mazzei
freelance culturale
[email protected]

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