Il popolo Mapuche abita la Patagonia argentina dalla fine del XIX sec.. Oggi lotta per la terra. Al suo fianco molti attivisti, uno di loro è stato ritrovato senza vita, si chiamava Santiago Maldonado. Era scomparso da tempo e paradossalmente lo spettro della scomparsa (il problema dei desaparecidos è ancora attuale in Argentina) è stato fugato tre mesi dopo.
I Mapuche, dopo aver combattuto valorosamente per l’indipendenza argentina, oggi combattono contro Benetton, la multinazionale italiana, famosa per il vestiario. Nel 1991, infatti, Benetton compra 900mila ettari di terra in Patagonia e vi stabilizza 100mila pecore, da cui viene prodotto il 10% della lana dell’azienda. I Mapuche reclamano quella terra come loro (è anche un diritto costituzionale) ma la multinazionale italiana si oppone: per loro i Mapuche sono cileni.
Attualmente i Mapuche occupano, in maniera pacifica, 500 ettari, di quei 900mila, al confine di Argentina e Cile. Proprio nei pressi del fiume Chubut, che è quasi un confine naturale, è stato trovato il cadavere di Santiago Maldonado, che risultava scomparso dallo scorso 1 agosto. Maldonado era stato visto l’ultima volta sulla Ruta 40, protestare per la detenzione di Jones Huala, attivista mapuche accusato, sembra, ingiustamente, di terrorismo.
Nonostante il governo sia stato accusato di poca trasparenza nel caso Maldonado, il partito al potere, quello del premier Mauricio Macrì, ha stravinto le elezioni tenutesi domenica, dopo il ritrovamento di Maldonado, sabato.
Gli argentini votavano per rinnovare un terzo del senato (24 seggi) e la metà dei deputati (127). ‘Cambiemos’, la formazione politica di Macrì, sembra abbia preso 6 seggi al senato (per un totale di 24 su 72) e venti deputati (per un totale di 107 su 257), oltre a conquistare 15 provincie su 23, tra queste la Grande Buenos Aires.
Marco Crestani