L’occupazione francese in Libia era già iniziata nel 2011: la Francia, con l’aiuto di Usa e Uk, decise di eliminare Gheddafi. Peccato che lo stesso fosse alleato dell’Italia (azionista Juve), ricevuto solo pochi mesi prima a Roma per firmare accordi economici miliardari. Oltretutto, le tre sorelle minacciarono di ostacolare Eni e l’Italia dovette schierarsi contro il libico. Obiettivi: petrolio e egemonia geopolitica della Francia nella regione. Un risarcimento Usa dopo la perdita dell’Iraq.
Il presidente francese Macron, ha invitato a Parigi i protagonisti del puzzle libico: il premier del Governo di Tripoli, Fayez al Serraj, il generale reggente della Cirenaica, Khalifa Haftar, il presidente del Parlamento di Tobruk, Aquila Saleh, e il presidente dell’Alto Consiglio di Stato ed esponente dei fratelli musulmani, Khalid al Meshri.
Questi i punti dell’accordo, posti dalla Francia:
- rallentare gli sbarchi dalla Tripolitania all’Italia
- unificazione della Banca Centrale Libica
- elezioni libere entro il 2018
- creazione di un esercito nazionale, attualmente in Libia ci sono 13 gruppi armati
Presenti all’incontro anche: Algeria, Arabia Saudita, Ciad, Cina, Congo, Eau, Egitto, Germania, Italia, Kuwait, Lega Araba, Marocco, Niger, Olanda, Onu, Qatar, Russia, Tunisia, Turchia, Unione Africana, Ue, Uk, Usa.
Critico sulla riunione di Parigi Ismail Debech, del Fronte di Liberazione Nazionale algerino: “Per noi è valido l’accordo tra Algeria, Tunisia ed Egitto che non prevede ingerenze in Libia e vuole il coinvolgimento di tutti i partiti libici. La Francia è parte della crisi libica, con la sua presenza militare. Crediamo che la Francia non possa garantire sicurezza e pace in Libia ma la stessa deve essere perseguita con l’intervento dell’Onu”.
L’incontro di Parigi non ha portato un accordo ufficiale ma un’intesa di massima: entro il 16 Settembre la nuova legge elettorale ed elezioni il 10 Dicembre. Strette di mano ma nessuna firma.
Marco Crestani