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La Fashion Week di Milano: dalla nostra ‘personalissima inviata’, Emanuela Arcidiacono

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La Moda. Chi non la ama non può capire,chi non la ama come puo’ comprendere ore di coda nel traffico, taxi che non arrivano o che arrivano in sei minuti, che ti sembrano un’eternitĂ . Scarpe dai tacchi altissimi che ti trafiggono come pugnali.

Code interminabili per entrare agli eventi garbatamente strattonata come se tu stessi disputando un incontro di rugby. Ma il tutto deve essere fatto con il sorriso. La sofferenza celata. Il dolore nascosto dal giusto counturing. SI perchè la moda è anche questo, ma noi che l’amiamo non ci facciamo neppure caso.

 

Alla sfilata di Richmond ho atteso oltre 50 minuti per entrare, ed il defilĂ© è iniziato con un’ora di ritardo.. E tutti indignati sottolineavano la stessa cosa, non mi è mai accaduto un fatto simile. Ogni volta che mi trovo al centro del rutilante mondo della moda, sento le stesse frasi e vivo le stesse situazioni! Il ritardo è d’obbligo, come per la sposa…. Il dietro le quinte non viene mai mostrato al grande pubblico ma è altrettanto affascinante. E poi credo ci sia un retro pensiero cattolico, nel subire tanta e tale sofferenza, per godere meglio ed a pieno dello spettacolo. PerchĂ© poi, una volta che entri, che tu abbia il migliore degli inviti nel front row o lo standing piĂą sperduto, una volta che si spengono le luci e parte la musica, non puoi fare altro che emozionarti. Il cuore comincia a battere forte. Le mani ti tremano ed un sussulto caratterizza l’apparizione di ogni modella… E la musica, per ogni sfilata è sempre piĂą bella, ricercata.

E le location…. vedi ogni volta luoghi magici e spesso sconosciuti, trasformati su richiesta dello stilista per l’occasione. Ne parlavo giusto ieri sera con il mio tassista, che eroicamente dribblava il tentacolare traffico di Milano per condurmi all’Archivio di Stato in tempo. Una sfilata è un vero e proprio spettacolo, con scenografia, coreografia e protagonisti sono i costumi. Non dimenticherò mai la sfilata di Philip Plein dello scorso anno. Un vero e proprio evento. E lo stilista visionario che aveva fatto ricreare un villaggio fatato, con tanto di fenicotteri rosa ( molto prima dell’invasione delle nostre spiagge da parte degli stessi), casette di marzapane, prato verde ed una giostra gigantesca, in un luogo che sino a tre settimane prima era un cantiere senza pavimento. E passare dai calcinacci al buio a quel luogo incantato fu un’emozione incredibile, che non dimenticherò….

PerchĂ© è questo il compito della moda, emozionare, farci sognare, almeno per un istante. PerchĂ© la leggerezza, amo citare questa frase di Calvino, è planare sulle cose dall’alto, e non avere macigni sul cuore. Ed ora, non ci resta che attendere la prossima stagione!

Emanuela Arcidiacono

Manu Arcidiacono

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