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Jimi Hendrix Experience – “Electric Ladyland – 50th Anniversary Deluxe Edition” (2018). By Trex Roads

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Sono passati 54 anni dall’uscita di questo capolavoro e ormai 52 dalla morte del suo autore, un pe-riodo che di solito sbiadisce la memoria, che rende la musica obsoleta alle orecchie moderne e invece eccoci qua, ancora stupiti ed emozionati, come fosse stato messo per la prima volta nella vetrina del nostro negozio di fiducia mezz’ora prima. Questa è la vera grandezza di un artista che ha trasceso la sua arte, che era un tutt’uno con il suo strumento e che parlava del cielo e delle stelle sfiorando sei corde, un artista talmente innovativo che anche oggi gli addetti ai lavori faticano a capirne la grandezza.
Uno che in 4 anni scarsi di attività solista, ha cambiato il mondo della musica per sempre. Proprio il suo usare le registrazioni come dei fogli su cui disegnare gli schizzi delle sue idee, il numero dei vari pezzi, spezzoni e demo che ci sono arrivati e continuano ad uscire, lo fa sembrare un musicista attivo per 40 anni. E a ogni nuova scoperta restiamo basiti, come guardassimo i Quaderni di Leonardo da Vinci. La stirpe è la stessa, il modus operandi differente, ma la mente è della stessa provenienza : genialità e cielo.

L’importanza che Electric Ladyland ha avuto, e ha ancora, è infinita. L’ultimo disco uscito quando era ancora in vita. Un autoritratto lungo, lunghissimo: 16 brani per 76 minuti di musica che spazia dal blues rock più diretto alla psiche delia più viscerale, al jazz, alla voglia di jam session. Idee innovative e futuristiche che hanno segnato la storia.
Per il cinquantesimo anniversario la Experience Hendrix, assieme al mitico tecnico del suono che era con lui in quegli anni e che ne conserva l’eredità, Eddie Kramer, hanno reso un omaggio straordinario al suo autore. Hanno ristampato la sua opera in maniera eccezionale, accompagnando il disco con altri due cd pazzeschi e un documentario, il tutto corredato da un fantastico libro fotografico. Monumentale e fondamentale.
Il cofanetto si presenta con un libro e già dalla copertina si è deciso finalmente di rendere giustizia a Jimi, riproducendola come l’aveva pensata e voluta lui : la band e alcuni bambini fotografati da Linda McCartney sopra la statua di Alice In Wonderland a Central Park (all’interno del libro troviamo la nota autografa di Hendrix con le istruzioni precise per la Reprise Records che però vennero inopinatamente ignorate).

All’interno troviamo un’interessante nota di David Fricke, noto giornalista musicale, che fra le altre cose spiega il titolo dell’album (che poi darà nome anche agli studios newyorchesi fortemente voluti da Hendrix) dicendo che l’artista voleva dedicare il disco alle sue donne e alle groupies, le Electric Ladies, che secondo lui conoscevano la musica più degli stessi musicisti, che davano ispirazione e amore, quell’amore che lo aveva sempre guidato come gli occhi gitani della madre, a cui dedicò Gypsy Eyes. Ci sono poi fotografie dell’epoca, dell’attività live, ma anche in studio e private. Ci sono i programmi dei tour e altre curiosità come i testi autografi, con ancora le sue correzioni. Una scelta davvero ottima che rende giustizia all’immenso lavoro che fu questo disco. Magari vi ritroverete, come il sottoscritto, ad immaginarvi nella sua stanza d’albergo mentre alla scrivania scriveva di suo pugno le sue liriche spesso sottovalutate, ma di valenza poetica notevole.
Parlarvi del cd del disco mi pare inutile, sarebbe come parlarvi della Gioconda, unica nota è la straordinaria rimasterizzazione in surround 5.1 che, come racconta Kramer, si avvicina all’idea di sound tridimensionale che frullava nella testa di Jimi, il quale infatti, a disco uscito, dichiarò che purtroppo lo stampaggio aveva rovinato tutto quello che era l’essenza del lavoro. Si rammaricò che il pubblico non potesse apprezzare l’avvolgente suono 3D che iniziava come un viaggio spaziale mai nemmeno pensato da un musicista prima d’ora con …And The Gods Made Love e terminava forse col suo pezzo più conosciuto Voodoo Child (Slight Return).

Un pazzesco brano di rock potente, con assoli di incredibile intensità emotiva che fu registrato durante le riprese di un documentario della ABC, dove la band doveva solo far finta di suonare, ma che Hendrix invece utilizzò per una nuova canzone. Il rammarico per la perdita di quelle registrazioni per il documentario, mai uscito, fu grandissimo ed è uno dei tanti Santi Graal che circondano la storia postuma dell’artista.
C’è la versione del brano di Dylan, All Along The Watchtower, così incredibile che lo stesso Dylan, da lì in avanti, eseguì dal vivo sempre la versione di Hendrix, uno che vedeva il suono dove le persone normali non pensavano ci fosse suono, “fra gli spazi vuoti”.
Esistono talmente tante curiosità e leggende attorno ad una registrazione così lunga e laboriosa, divisa fra gli studi Record Plant di New York e gli Olympic Studios di Londra. Una tale maniacale voglia di perfezione (Hendrix registrava lo stesso pezzo 10-15-20 volte) che il manager Chas Chandler decise snervato di mollare la nave, abituato com’era alle registrazioni in un take di canzoni di 3 minuti.

La più incredibile di queste curiosità riguarda Voodoo Chile: tutti sapevano della predilezione dell’artista per la jam notturne nei club della città e New York ne era piena. Adorava i piccoli locali dove la sua musica fluiva direttamente con il pubblico e una di queste sere nel suo club preferito, lo Scene, il 2 maggio 1968 incontrò Steve Winwood (dei Traffic) e Jack Casady (bassista dei Jefferson Airplane) ed ebbe la folle idea di trasferire la jam session notturna negli studios con Mitch Mitchell alla batteria. Si creò un’atmosfera live, la registrazione andò avanti tutta la notte e il mattino successivo il pezzo era pronto dopo 3 lunghi take.

A Kramer non rimase che aggiungere il suono del pubblico ed ecco come era nato l’ennesimo capolavoro, che miriadi di artisti cercarono di copiare.
Negli altri due cd che completano il box troviamo delle chicche assolute e cioè in uno registrazioni inedite e rimasterizzate che Hendrix fece nella sua camera d’albergo all’hotel Drake a Manhattan nel marzo ’68, solo voce chitarra, versioni seminali di pezzi che poi sarebbero stati sviluppati. Improvvisazioni talmente eccezionali che se tendete l’orecchio in Gypsy Eyes potrete sentire il telefono in camera squillare, mentre Jimi continua a suonare. Nell’altra parte del cd ci sono versioni demo e primi take in studio dei pezzi, una sorta di progetto in divenire, che aiuta in parte a capire le varie direzioni che, man mano, prendevano le canzoni nella mente di Hendrix.

Il terzo cd invece è un live inedito, un bootleg ufficiale registrato dalla Jimi Hendrix Experience poche settimane prima dell’uscita di Electric Ladyland, il 14 settembre 1968 al celeberrimo Hollywood Bowl. Un live elettrico, coinvolgente, con il pubblico che letteralmente impazzisce all’ascolto di un nuovo brano, oltre che per quelli già celebri: una flusso di energia che trascende dalla classica esperienza di un concerto. Si riesce in parte a cogliere l’essenza mistica di un live di Hendrix, dove le note creano una connessione fra l’artista e la platea, che i fortunati ad averne fatto parte, ancora oggi, narrano con entusiasmo ed enfasi. Non aspettatevi una registrazione perfetta, è pur sempre un bootleg registrato 50 anni fa e già averlo fra le mani è una sorta di miracolo.
Lo splendido cofanetto ha inoltre un dvd/blu ray del documentario At Last…The Beginning – The Making of Electric Ladyland, già uscito in precedenza e osannato dai fans e dalla critica che contiene le fasi di creazione di questo capolavoro ed interviste fondamentali ai membri della band, ai tecnici e a numerosi artisti.
Una maniera pressoché perfetta per celebrare il 50esimo anniversario di uno dei dischi più influenti (la bellezza è soggettiva) della storia della musica, di uno degli artisti più influenti della storia dell’arte (non solo musicale). Una spesa importante, che però consiglio di fare senza pensarci troppo.
Un disco che ha raggiunto l’obiettivo posto dal suo creatore : trascendere in maniera tridimensionale la sua epoca per arrivare alla nostra come fosse appena uscito fresco di stampa.
Ancora oggi possiamo senz’altro ringraziarlo per aver baciato il cielo e averci reso partecipi dell’evento.
Grazie Jimi.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads www.trexroads.altervista.org
(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/electric-ladyland-50th-anniversary-edition-jimi-hendrix-2018-english/

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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