Italrugby contro Irlanda, si lotta e si beve onorando san Patrizio e la Guinness

La preview di Teo Parini del match in calendario sabato nell'Urbe

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Piccola soddisfazione personale. In tempi non sospetti, dalle colonne di TicinoNotizie.it ci siamo permessi di consigliare a Quesada di concedere una chance da titolare a Manuel Zuliani e, per l’ultimo turno del Sei Nazioni, l’allenatore degli azzurri ci ha ascoltato. Nel quindici di partenza, pertanto, a Manuel la maglia numero sette.

Rispetto al match di domenica scorsa, finito in un massacro contro gli inglesi dopo un primo tempo di assoluto livello, dentro Allan da estremo, con spostamento di Capuozzo all’ala, e Page-Relo, in mediana al posto di Varney (en passant, avevamo chiesto anche questo) a far coppia con Garbisi. Inoltre, dentro subito Lamb e Ferrari, nell’intento dichiarato di opporre più chili possibili alla furia degli irlandesi e alle loro proverbiali ed inesauste fasi d’attacco funzionali a sfilacciare le barricate altrui. Dispiace per Lamaro in panca, capitano sarà quindi Brex che con Menoncello costituisce un grimaldello d’offesa che il mondo ci invidia, ma la scelta, benché dolorosa, rispecchia il suo stato di forma non esaltante.

Saremmo felici di essere smentiti, ma ci sono enormi possibilità che il momento migliore azzurro di questo Sei Nazioni ormai ai titoli di coda resti la sofferta vittoria contro il Galles. Galles che, con qualche accadimento più o meno fortuito, potrebbe beffardamente sopravanzare in classifica l’Italia, lasciando in mano agli azzurri il poco edificante cucchiaio di legno, quello che spetta agli ultimi arrivati. Sarebbe una prima assoluta. Non è mai successo, infatti, che a non chiudere la classifica fosse una squadra senza successi parziali. Dato per scontato che l’Italia non batterà l’Irlanda e che difficilmente farà almeno un punto di bonus, al Galles – sfavorito contro l’Inghilterra ma in risalita di condizione – sarà sufficiente perdere sotto break o segnare almeno quattro mete nell’ultimo incontro per agganciare gli azzurri nel punteggio grazie al punto di bonus e, quindi, poter far valere la sua migliore differenza punti nel torneo per posizionarsi al penultimo posto. Certo, il bonus potrebbe pure strapparlo l’Italia, ma la differenza che ci separa dall’Irlanda, salvo sorprese, si confermerà piuttosto ampia. Ci toccherà sperare che gli inglesi non siano in vena di regali come, invece, lo sono stati gli scozzesi settimana scorsa, quando tirando i remi in barca hanno dato modo al Galles di strappare due punti insperati e vitali.

Tornando alla vittoria azzurra proprio contro i dragoni, l’istantanea più bella di quel giorno non fu tanto quella di Capuozzo che schiaccia in meta una palla servita in maniera sublime dal piede di Garbisi, quanto quella che ritrae Zuliani in ciò che fa meglio di chiunque altro al mondo: rubare i palloni. Minuto ottanta, il cronometro è già colorato di rosso, significa che resta da disputare solo l’ultima azione. Dopo un match che gli azzurri avrebbero dovuto mettere in ghiaccio mezz’ora prima, il Galles, con un sussulto d’orgoglio e sfruttando il famigerato braccino (termine mutuato dal tennis) che attanaglia chi ha paura di vincere, ha per le mani l’ovale del pareggio. Non solo. L’Italia è con due uomini in meno. Il Galles, attacca in quindici, l’Italia placca alla morte in tredici. Ad aggirarsi intorno ai raggruppamenti c’è Zuliani, al solito mandato in campo a dare nuova linfa per i minuti finali di match. Manuel, inconfondibile caschetto bianco e mani grandi e velocissime, studia il comportamento dei gallesi come il killer che sa di avere a disposizione un’unica cartuccia.

Mentre i compagni si immolano in difesa, lui scruta il groviglio umano in attesa di un pertugio. Quando lo trova, per gli avversari è finita. Mani sul pallone e portatore inchiodato a terra: palla rubata e partita conclusa. Il marchio di fabbrica di casa Zuliani, uno che sta alla partita di rugby come Arsenio Lupin sta ad un museo pieno di opere d’arte. Il capolavoro è il suo, e se l’Italia dovesse scongiurare il cucchiaio di legno il merito sarebbe gran parte figlio di quel furto. Una ruspa, Manuel, con la capacità di scavare nei raggruppamenti che si eleva capolavoro. Come una meta, anzi, più di una meta. Manuel, in una delle espressioni meravigliose che caratterizzano il rugby, è allora maestro del “grillotalpa”, perché proprio come l’animaletto che scava la terra con le zampe anteriori si infila chirurgicamente nella ruck per sottrarre la palla agli avversari. Una mossa che si compie in tre step ben precisi, non c’è nulla di casuale. Si arriva sul punto, ci si appoggia sul giocatore rivale già a terra, si sigillano le proprie mani sul pallone stando bene attenti a non metterle prima sul prato commettendo infrazione. La somma di tempismo, precisione, forza. La bellezza del rugby, in altre parole, un ecosistema nel quale Zuliani è docente universitario.

Ventiquattro anni di Castelfranco Veneto, un metro e novanta scarso per un quintale abbondante di peso, è un terza linea in forza al Benetton con all’attivo anche un Mondiale, quello del 2023, con gli azzurri dove segnò una meta contro la Namibia. Domani, in terza linea con i compagni di reparto Negri e Cannone, proverà a rendere difficile la vita agli irlandesi, una grande occasione per lui di dimostrare a Quesada di poter ambire a qualcosa più del patentino di subentrante di lusso. Contro gli inglesi, nel tempio di Twickenham sette giorni, fa ha reso possibile la terza meta di giornata, grazie ad una percussione dritto per dritto di pregevole fattura che ha aperto in due la difesa avversaria spingendo forte sui quadricipiti e consentendo a Menoncello la più facile delle marcature. Insomma, come sempre Manuel si è fatto trovare pronto. Lui entra in campo e un segno lo lascia. Siamo quindi curiosi di vedere che impatto potrà avere giocando già dall’inizio. Oltre che umanamente contenti per un ragazzo di grande umiltà e spirito di squadra.

Tornando al match contro l’Irlanda, che sarà incazzatissima per aver probabilmente perso il torneo in seguito alla disfatta tra le mura amiche contro a Francia, al di là del punteggio sarebbe importante rivedere negli azzurri la capacità difensiva smarrita in questo 2025, quella di rallentare l’uscita dei palloni dai raggruppamenti avversari per non offrire situazioni di attacco di qualità alla macchina da rugby irlandese. Lapalissiano, il funzionamento delle fasi statiche non deve venire a meno, con mischia e touche che, pertanto, sono chiamate a confermare i progressi recenti, i due fondamentali del gioco che sono la cartina al tornasole dello spessore del gruppo. Le ali non avranno per le mani troppi palloni, vien da sé che Ioane da una parte e Capuozzo dall’altra avranno il dovere di capitalizzare le pochissime chance a loro disposizione. Più qualità che quantità. Per il resto, placcare, placcare e ancora placcare e, se vogliamo, lo sappiamo fare benissimo. Il compianto Jonah Lomu era solito ripetere che nulla fosse impossibile e, benché il rugby tanto somigli a scienza esatta a premiare il più forte, abbiamo il dovere di ricordare che i pronostici si possono anche sovvertire. In definitiva, abbiamo tutto ciò che serve per chiudere in bellezza questa edizione del torneo più antico al mondo: mettiamolo in campo.

Buon rugby a tutti.

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