Italia sempre più vecchia: uno su quattro è “over 65”. Occorre progetto di prevenzione personalizzata

Nicoletta Gandolfo presidente del SIRM: 'individuare con anticipo le malattie ed evitare sovra diagnosi inutili per non sottoporre il paziente a troppi esami invasivi e stressanti'

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L’Italia si conferma uno dei Paesi più anziani del mondo: gli over 65 sono 14,4 milioni, un quarto della popolazione, e nei prossimi 20 anni sfioreranno i 19 milioni, pari a oltre un terzo dei cittadini.

Tra loro, gli over 80 occuperanno una parte cospicua: se oggi sono 4,6 milioni, si stima che nel 2043 saranno oltre 6 milioni.

Sono i dati raccolti dal Rapporto annuale 2025 Istat che la Sirm (Società italiana di radiologia medica e interventistica), in collaborazione con la Sigg (Società italiana di gerontologia e geriatria), ha messo in luce per lanciare un messaggio: è urgente puntare sulla prevenzione delle patologie tipiche degli anziani e adattare i protocolli di imaging perché tengano conto delle loro caratteristiche. Del tema si è discusso oggi a Roma durante il convegno radiologia geriatrica, un nuovo approccio clinico-radiologico a un ‘vecchio’ problema.

“L’Italia è uno dei Paesi più longevi e nei prossimi anni lo sarà ancor di più, ma invecchiare significa spesso sviluppare patologie, per questo crediamo sia urgente una revisione, dal punto di vista radiologico e semeiotico, dei protocolli che possono aiutare a prevenire alcune delle principali malattie che possono compromettere la qualità di vita dell’anziano – afferma Nicoletta Gandolfo, presidente Sirm – Prendiamo come esempio l’osteoporosi, una delle patologie più diffuse nella terza età: una diagnosi precoce permette di agire con terapie che prevengano le fratture, invece di curarle quando già avvenute. Questo concetto può essere applicato anche alla sarcopenia, alle malattie degenerative cardiovascolari e alle altre patologie tipiche dell’anziano. Le persone che vivono di più hanno anche aspettative alte per quanto riguarda la salute: vogliono vivere una vita piena e di qualità. Il concetto di ‘patologico’ va adattato all’età del paziente: ciò che a 80 anni può essere solamente tamponato, può e deve invece essere curato a 40, perché la persona potrebbe essere candidata a sviluppare un quadro clinico molto più grave con il passare del tempo”.

Per questo “sono necessari protocolli di imaging personalizzati – sottolinea Gandolfo – che tengano conto dei cambiamenti fisiologici delle persone, per ottenere una valutazione geriatrica globale corretta. Dobbiamo considerare funzione fisica, stato cognitivo e condizioni sociali. Tutto questo deve concorrere non solo a prevenire le patologie e a fare diagnosi precoci, ma anche a evitare sovradiagnosi inutili, per non sottoporre il paziente anziano a troppi esami invasivi e stressanti, soprattutto in situazioni in cui poi non sarebbe il caso di intervenire. Questo si riflette poi anche sui costi in carico al sistema sanitario nazionale, in un discorso più ampio di sostenibilità”.

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