L’azienda precisa: “Un atto dovuto, per dare seguito al provvedimento disciplinare”. Il pakistano allontanato sarebbe quello che sfruttando l’assenza dei titolari durante la pausa pranzo, avrebbe manomesso uno dei macchinari utilizzati per il trattamento delle pelli, rendendolo più pericoloso per la sicurezza degli operai.
INVERUNO – “Il ritiro del licenziamento, maggiori garanzie sul rispetto della sicurezza, fornendo anche i dispositivi di protezioni individuali e il ripristino della pausa all’ interno dell’ azienda”.
Va avanti il braccio di ferro tra i sindacati unitari di base e i vertici della DZeta di Inveruno, conceria di pelli per conto terzi, dove la stragrande maggioranza dei lavoratori è di origine pakistana. Dopo la protesta inscenata dalle organizzazioni sindacali poco prima di Natale, in quanto, a loro dire gli operai sarebbero stati costretti “a consumare la pausa pranzo fuori al freddo”, è di questo giorni il rinfocolarsi della polemica.
La Cub, infatti, ha proclamato tre ore di sciopero ieri e altrettante oggi tra le 10 e le 15. La mobilitazione andrà avanti fino a lunedì prossimo. Motivo della mobilitazione il licenziamento di uno dei lavoratori.
In realtà per l’azienda che aveva già esposto in precedenza le sue ragioni per il tramite dell’avvocato Barbara Massarelli, si sarebbe semplicemente dato corso al provvedimento di natura disciplinare assunto a dicembre. Il pakistano allontanato sarebbe quello che sfruttando l’assenza dei titolari durante la pausa pranzo, avrebbe manomesso uno dei macchinari utilizzati per il trattamento delle pelli, rendendolo più pericoloso per la sicurezza degli operai.
Insomma, un provvedimento dovuto, logica conseguenza dell’iter avviato già prima di Natale.
Sempre la Massarelli ha ribadito “Che tutti i dispositivi di sicurezza sono sempre stati dati ai lavoratori e che la documentazione ufficiale dimostrerebbe, anzi, che sul versante della sicurezza la ditta è a norma”. “Non si può certo parlare di atteggiamento vessatorio – ha continuato l’avvocato dell’azienda – il fatto di non concedere più uno spazio, che comunque non era predisposto come sala pranzo ai dipendenti, è dovuto al fatto che visti questi gravi precedenti, dobbiamo prima di tutto salvaguardare l’incolumità di chi opera all’interno della nostra fabbrica”.
La nota stampa diffusa dalla CUB è invece di segno diametralmente opposto: “D.Zeta con un atto di rappresaglia ha licenziato un lavoratore ritenendolo responsabile delle modifiche alle sicurezze, nonostante gli altri operai sostengono che le modifiche non sono state compiute da nessun lavoratore. A quest’ arroganza non ci stiamo. Respingiamo questi vergognosi tentativi di mettere il bavaglio ai lavoratori che chiedono i propri diritti e pretendiamo il rispetto delle norme sulla sicurezza e dei lavoratori”.
In altre parole, il muro contro muro va avanti. Anche se, c’è da rimarcare come solo 7 dipendenti (ovvero gli iscritti Cub) abbiano aderito alla mobilitazione di ieri. Per quanto riguarda ancora gli oggetti antinfortunistica che annualmente vengono dati alle maestranze, l’azienda riferisce che lunedì c’è stata la consegnata del materiale. “A riguardo – fanno sapere sempre dalla DZeta – siamo tranquilli perché abbiamo la firma di tutti i lavoratori, comprovante la veridicità delle nostre affermazioni”.
(foto Sally)
Fabrizio Valenti