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Dall'archivio:

Incidente di Robecco: cancello di villa Sironi divelto, le transenne e le immagini

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ROBECCO Cancello letteralmente sfondato e divelto, questa mattina cinto e protetto da transenne: si presentava così pochi minuti fa, durante il sopralluogo del nostro Graziano Masperi, il tratto di villa Sironi Marelli ‘centrato’ dalla macchina dei quattro ragazzi feriti nell’incidente di questa notte.

L’impatto, come abbiamo già scritto, è stato violentissimo: cancello del tutto sfondato e auto finita nel giardino della villa che si affaccia sul Naviglio Grande e il cui muro di cinta laterale corre appunto lungo la 526 all’angolo con via Gorizia, in direzione di Castellezzo de’ Barzi.

LA STORIA DELLA VILLA

Villa Sironi Marelli fu probabilmente edificata, in epoca imprecisata, dalla famiglia Pionno. Sul finire del ‘700 la proprietà passò, con alterne vicende, ai Crivelli e ai Confalonieri. Alla prima metà dell’Ottocento risale una prima ristrutturazione che coincise anche con l’apertura di un androne per realizzare un collegamento diretto tra la corte e il giardino. La facciata che dà sul giardino viene ridisegnata in forme neoclassiche.

Nel 1846 la villa fu acquista da Giacomo Bordini che maturò il progetto ambizioso di trasformarla in una delle più belle di Robecco. Per prima cosa egli ampliò il giardino, perchè le piante hanno bisogno di tempo per crescere. La sua realizzazione in stile “all’inglese”, secondo la moda dell’epoca, viene attribuita a Giuseppe Balzaretti, autore dei Giardini Pubblici di Milano (1856): piccoli canali e laghetti, tra i quali emergevano isolette a collina, e poi sculture, putti, urne, sarcofagi, capitelli, la maggior parte dei quali successivamente venduti. Tra i diversi manufatti il Bordini volle inserire anche il cenotafio della madre, opera di Vincenzo Vela.

Particolarmente originale, in armonia con l’affermazione in architettura dell’eclettismo, è legata la passione del proprietario per i cavalli arabi fu la creazione di scuderie in stile moresco: fronte ad archi a ferro di cavallo, stalli e corridoi coperti da cupolette d’impianto rettangolare sorrette da colonnine, abbeveratoi in calcare bianco, mangiatoie in ferro battuto, pareti adornate da teste di cavallo in legno.

Ma quello che doveva essere un ben più vasto progetto si interruppe a causa delle traversie finanziarie del proprietario, che dovette rinunciare all’edificazione di un palazzo nuovo, limitandosi a risistemare la villa esistente. Nel 1871, la proprietà viene acquistata dai fratelli Angelo e Giovanni Sironi. Viene ancora oggi ricordato il tenente generale di corpo d’armata Giovanni Sironi che, in virtù dell’amicizia con il re d’Italia Vittorio Emanuele II, ebbe l’onore di ospitare nella sua scuderia ideata dal Bordini i cavalli reali e del generale Cadorna di passaggio nella zona.

Il tempo e le incursioni di ladri e vandali hanno purtroppo arrecato gravi danni al giardino e alle statue del giardino, tra quelle ancora visibili sono degne di nota una statua di Minerva, un gruppo di putti, un sarcofago romano, capitelli e cippi, e soprattutto il cenotafio della madre del Bordini.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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