“E’ un figlio di cane, è molto cattivo”, per questo il padre del proprietario dell’emporio di via Cantoni a Milano “si è meritato l’incendio”. A dirlo ripetutamente, chiacchierando in auto con un operaio, è Yijie Yao, cinese di 34 anni, uno dei due uomini fermati ieri per aver commissionato la tentata estorsione e l’incendio doloso, che lo scorso 12 settembre ha ucciso tre giovani di 17, 18 e 24 anni.
L’intercettazione risale alla mattina del 14 ottobre. Il 34enne, titolare di una ditta di edilizia di cui è dipendente l’altro fermato, Bing Zhou, a bordo di un’Audi ha recuperato un operaio, per portarlo in un cantiere a Desio, in provincia di Monza e Brianza. L’auto passa vicino a via Cantoni. E’ lo stesso Yao a parlare dell’incendio avvenuto poco più di un mese prima. “Più avanti c’è il magazzino che era stato incendiato”, fa notare. Da lì i due iniziano a parlare del padre del titolare dell’emporio di via Cantoni, l’uomo che poco prima dell’incendio aveva denunciato di essere stato minacciato. Yao rivendica nei suoi confronti un debito di 40mila euro e, parlando con l’operaio, racconta di non essere l’unico creditore. “Veramente non è umano, ha debiti in giro che non riesce più a calcolare.
E’ una persona di merda, è molto tirchio”, racconta il 34enne, che poi accusa la vittima della tentata estorsione anche per le morti dei tre ragazzi uccisi dall’incendio. “Ha lasciato le persone lì, con sola una porta davanti, non ce n’è neanche una dentro, non c’è neanche un estintore”.