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Dall'archivio:

In Italia il 48% dei bambini è in sovrappeso

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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In Italia oltre il 48% della popolazione è obeso (più del 10%) o in sovrappeso (circa il 38%). Numeri significativi, anche se a livello europeo il nostro è tra i Paesi con la più bassa incidenza, mentre a Malta o in Irlanda oltre il 60% della popolazione è obesa e in sovrappeso.

Ma la situazione si inverte considerando l’obesità infantile: in Europa è l’Italia a registrare il numero maggiore di bambini extra-large. “Fotografare l’obesità infantile oggi per noi medici è molto importante perché un bambino obeso ha il 75-80% di probabilità di essere domani un adulto obeso. Questo porterà a un peso insostenibile per il Ssn”, sottolinea Michele Carruba, UniMi e direttore del Centro studi e ricerche sull’obesità, nel corso di un convegno organizzato sul tema oggi a Roma da Withub. Già oggi il 35% dei tumori è imputabile all’obesità così come il 40% degli infarti; il 95% dei diabetici di tipo 2 (quello alimentare) è in sovrappeso od obeso – ricordano gli esperti – Il 64% di questi malati ha necessità di ospedalizzazione, la causa maggiore di spesa per un’azienda sanitaria. Mangiare tanto e male inoltre riduce l’aspettativa di vita di 8 anni per l’uomo obeso e di 6 anni per la donna obesa; riduce anche gli anni di vita in salute, 18 in meno per lui, ben 19 per lei. Numeri destinati ad aumentare.

LE OSSERVAZIONI DELL’ISS
“Occuparsi di salute significa fare attenzione a come e dove viviamo e alle scelte che compiamo ogni giorno – afferma il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro – L’attenzione a quello che si mangia, l’attività fisica praticata, l’evitare sostanze come fumo e droghe ci consente di mantenere una buona salute. Allo stesso modo bisogna prendersi cura dell’ambiente in cui si vive, perché anche questo determina la qualità della nostra vita”. Per cambiare rotta è importante investire sull’educazione alimentare nelle scuole. “Bisogna insegnare ai bambini come e quanto mangiare, fargli conoscere la dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità, con la piramide alimentare e con l’importanza delle giuste porzioni. A proposito di questo, come Centro Studi dell’Università di Milano – prosegue Carruba – proponiamo un’armonizzazione a livello europeo”

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