ร stata presentata nei giorni scorsi a Roma, dal Presidente dellโIstat Giorgio Alleva, la ventiseiesima edizione del Rapporto annuale sulla situazione italiana. Il Rapporto Istat offre sempre un ritratto approfondito e aggiornato del nostro Paese dando chiavi di lettura delle principali dinamiche che investono il futuro dellโItalia. Lo scenario che viene illustrato serve soprattutto alla classe dirigente nazionale (e non solo) per dibattere su temi cruciali dellโeconomia e della societร e per individuare strategie di intervento mirate a dare risposta ai problemi e alle istanze dei cittadini.
Vediamo in breve quali sono le principali questioni che il Rapporto Istat mette in evidenza:
Il saldo migratorio: al 1 gennaio 2018 si stima che la popolazione italiana ammonti a 60,5 milioni di residenti, con unโincidenza degli stranieri dellโ8,4% (5,6 milioni). Nel 2017 in Italia si registrano 184.000 stranieri in piรน.
Il declino demografico: la popolazione italiana diminuisce per il terzo anno consecutivo. Le nascite sono in calo da 9 anni. La dinamica รจ riconducibile alla riduzione del numero di donne in etร feconda. Da Rapporto emerge inoltre che lโItalia รจ il secondo Paese piรน vecchio del mondo dopo il Giappone: 168.7 anziani ogni 100 giovani.
Le reti e il lavoro: secondo il Rapporto, la dote familiare in termini di beni economici ma anche di titoli di studio e attivitร dei genitori รจ ancora fattore determinante per avere successo nello studio e nel lavoro: solo il 18,5% di chi parte dal basso si laurea e il 14,8% ha un lavoro qualificato. Per quanto riguarda la ricerca del lavoro, il 32.8% dei laureati trova lavoro inviando curriculum o attraverso inserzioni, mentre il 24.3% attraverso canali informali.
Mercato del lavoro: da Rapporto la ripresa del mercato del lavoro iniziata nel 2014 รจ andata consolidandosi solo nel 2017 con un aumento di occupati di 284.000 unitร sul 2016 a fronte dei 324.000 in piรน registrati nellโanno precedente.ย Prosegue per il 4ยฐ anno consecutivo lโaumento del tasso di occupazione, che si attesta al 58,0%, prossimo al dato del 2008. Cresce anche lโoccupazione femminile, ancora perรฒ inferiore di 13 punti rispetto a media UE. Il monte ore lavorate nel 2017 ha raggiunto quota 10,8 miliardi di ore, ormai vicino al recupero del livello pre-crisi (11,5 miliardi nel 2017). La dinamica salariale invece รจ rimasta contenuta con le retribuzioni contrattuali per dipendente cresciute solo dello 0,6% in linea con il minimo storico registrato nel 2016. Guardando i settori produttivi, nel 2017 quasi il 90% della crescita dellโoccupazione รจ concentrata nei servizi. Gli occupati aumentano nellโindustria in senso stretto mentre il settore agricolo registra un calo dellโ1,4%.
Tasso di disoccupazione: nel 2017 il numero di disoccupati รจ diminuito del 3.5%, rafforzando la contrazione giร segnalata nel 2016. Questa tendenza รจ rispecchiata nella contestuale diminuzione del tasso di disoccupazione, passata dallโ11.7% del 2016 allโ11.2%.ย Per il quarto anno consecutivo si riducono gli inattivi tra i 15 e i 64 anni, che nel 2017 sono sotto i 13,4 milioni. I giovani tra i 15 e i 29 anni non occupati e non in formazione (Neet) scendono sotto i 2,2 milioni. Dopo il forte calo registrato nel 2016, la diminuzione รจ piรน debole nel 2017 (-25 mila, -1,1%), alimentata in gran parte dalle donne. Il segmento piรน numeroso tra i Neet รจ comunque costituito da persone in cerca di occupazione (898 mila persone, il 41,0% del totale).
La dinamica dei prezzi: lโinflazione torna positiva (+1.3%) dopo tre anni di stagnazione. In aumento i prezzi dei beni energetici (+4.5%). Lโinflazione di fondo resta contenuta (+0.8%).
Crescita del Pil: +1.5% in volume. Crescita contenuta dalle componenti interne di domanda. Fiducia di famiglie e imprese mostrano segnali positivi.
Mariarosa Cuciniello
(Fonte: www.istat.it)