Il più lungo fiume italiano ha una nuova conca, nei pressi di Piacenza. Adesso la possibilità di un’idrovia dalle Alpi all’Adriatico non è più un sogno.
Dopo 6 anni di lavoro e 47 milioni di euro spesi, il progetto è diventato realtà: un nuovo bacino che consente un viaggio libero da e per Piacenza, di navi con portata sino a 2 mila tonnellate.
Inoltre: l’eliminazione dello sbarramento nei pressi di Monticelli d’Ongina, il completamento dell’Idrovia di Ferrara e la fine degli scavi nel poro di Ravenna permetteranno, finalmente, la navigazione tra la stessa e Piacenza. Inaugurazione prevista: 2020. L’intervento ingegneristico, nei pressi dell’Isola Serafini, è stato deciso a causa di un abbassamento del livello del fiume.
Obiettivo: trasferire il traffico merci da gomma su acqua. Attualmente, in Italia, il super-inquinante traffico su gomma è oltre il 90%, contro quasi il 9% su rotaia e meno dell’1% su acqua.
Il 20% dei 47 milioni spesi è arrivato dalla Ue tramite il programma Connecting Europe Facilities 2014-2020. Infatti, la Commissione Europea ha individuato il Pò ed i suoi canali come reti strategiche del sistema idroviario padano-veneto. Parallelamente è stato inaugurato un corridoio che permette ai pesci di risalire dal mare fino al lago di Lugano, tramite il progetto Life –ConFluPò-.
Queste le parole di Ivano Galvani, dirigente Aipò (Agenzia Interregionale per il Pò, ente formato dalle 4 regioni interessate dal fiume: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto): “La strada d’acqua c’è sempre stata. Non dobbiamo inventarci nulla, solo credere nelle sue potenzialità turistiche ed economiche. Investendoci: serve ancora mezzo miliardo di euro per rendere funzionante ed efficiente l’intera rete idroviaria. Occorre una sinergia tra il settore pubblico, che si deve far carico delle opere e delle infrastrutture portuali, e l’industria privata, che deve curare servizi logistici e di trasporto”.
Anche Paolo Dal Buono, di Assonautica, è entusiasta: “La nuova conca di Isola Serafini è una pietra miliare nella storia del terzo millennio. Abbiamo un patrimonio che non ha nulla da invidiare alla Loira e ai suoi castelli”.
Marco Crestani