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Il nostro Graziano Masperi in viaggio tra Israele e Palestina: la sicurezza all’aeroporto Ben Gurion, dove si viene sottoposti a veri interrogatori

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Un viaggio tra Israele e Palestina non è soltanto una vacanza. Anzi, forse non lo è per niente. È una vera e propria esperienza di vita. La raccontiamo a tappe sulle colonne di Ticinonotizie cominciamo dalla fine giusto per dare qualche consiglio per coloro che si vogliono avventurare in questa esperienza senza programmare, senza rivolgersi ad un’agenzia o senza fare pellegrinaggi.
Per questi ultimi i problemi sono ridotti al minimo, per chi si vuole avventurare si prepari perché qualche rischio c’è. Anzitutto è sconsigliato il viaggio per coloro che non sanno l’inglese a livello almeno più che discreto. Se siete in difficoltà a parlare il protrarsi dei controlli potrebbe farvi perdere l’aereo.

Mentre all’andata non esistono problemi di sorta e l’unica domanda che solitamente pongono è se è la prima volta che si viene in Israele (rilasciano un tagliando che sostituisce il timbro sul passaporto perché molti paesi non gradiscono il timbro di Israele) al ritorno la situazione è ben diversa. All’aeroporto Ben Gurion (non per nulla conosciuto come quello dotato dei migliori sistemi di sicurezza al mondo) sono stato accolto da una poliziotta che non avrà avuto più di vent’anni. Pensavo quasi si fosse innamorata di me dai controlli accurati che aveva fatto per poi partire con una serie di domande a raffica.

“Perché sei venuto in Israele?”. Io: “Per turismo”. “Dove sei stato?” “A Gerusalemme 5 giorni e due giorni a Tel Aviv”. “A Gerusalemme cos’hai visto?” “La chiesa del sacro Sepolcro, il monte degli Ulivi. Il Getsemani”. “E poi?” “E poi il museo dello Yad Vashem, la Sinagoga, il muro del pianto, la Porta di Damasco, Jaffa, la moschea dall’esterno e tutto il resto”. “Sei uscito da Gerusalemme?” “Si”. “Dove sei andato?” “Sono andato a Betlemme, al mar Morto, a Gerico, al fiume Giordano”. “Cos’hai visto a Gerico?” “Ho visto la città antica”. “E poi basta? Sei sicuro?” “Si, sono sicuro”. “E poi dove sei andato?” “A Ramallah”. “A Ramallah? Ma non è un posto per turisti Ramallah. Perché ci sei andato? Cos’hai visto lì?” “La tomba di Arafat”.

A quel punto la poliziotta ha interrotto il colloquio, ha telefonato e, nel giro di pochi secondi è arrivato un personaggio, molto gentile, che si è presentato come il responsabile sicurezza del Ben Gurion. Non erano più semplici domande. Era un vero e proprio interrogatorio. “Perché sei andato a vedere la tomba di Arafat?” “Solo curiosità, non ho opinioni su di lui”. “Ok, nessun problema. Vedo che hai viaggiato parecchio negli ultimi anni. Sei andato due volte in Marocco e una in Ucraina. Perché ci sei andato?” “Perché mi piace viaggiare”. “Bene. Come mai hai un bagaglio così piccolo?” “Tengo sempre poca roba quando viaggio”. “Sei sicuro?” “Si, sicuro”. “Mi fai vedere le prenotazioni che hai fatto per Gerusalemme e Tel Aviv?” “Si, certo” “Chi ti ha portato a Ramallah e negli altri paesi della Palestina?” “Un tassista che abbiamo trovato a Gerusalemme est”. “Era arabo? Lo sai che gli israeliani non possono entrare in Palestina?” “Si lo so, era arabo”. “Conosci qualcuno in Palestina?” “No, nessuno”. “Sicuro? Si, sicuro”. “Che lavoro fai?” “Disoccupato”. “Ok, va bene. Buon viaggio di rientro”.

Questo era il secondo step. Per fortuna il capo sicurezza ha creduto nella mia buona fede e mi ha considerato semplicemente un turista forse un po’ più curioso degli altri e la cosa è finita nel giro di un paio di ore (non sono poche perché si vanno ad aggiungere al resto della normale trafila). Ma se non mi avesse creduto, si sarebbe passati ad un ulteriore step. Ovviamente non ho detto tutta la verità preoccupandomi non poco dentro di me perché se lo avessero voluto avrebbero scoperto che in Palestina ero andato anche in altri luoghi. E mentire con la sicurezza israeliana non è buona cosa. Se avessi detto tutto, probabilmente sarei ancora lì al Ben Gurion…

Graziano Masperi

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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