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Il mio mondo #ecobio- Tintarelle e creme solari, nessun pericolo per te- di Cristina Garavaglia

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Se ricordate bene ho già parlato di solari e vi ho spiegato perché usare sempre e comunque e soprattutto bene il solare prima e durante l’esposizione al sole.

Ora considerato che settembre (ed anche ottobre) significa per molti italiani una bella vacanza al sole lontano dal caos (per non parlare poi delle vacanze invernali in lidi più caldi), mi sembra il caso di tornare sull’argomento.

 

Questa volta però vi volevo parlare delle notizie allarmistiche che girano da mesi circa la (possibile) pericolosità di spray e creme solari. Notizie che per lo più si sono diffuse grazie a titoli eclatanti in grado di attirare l’attenzione del lettore, con il (pessimo) risultato di lasciarlo con la paura di stare utilizzando un prodotto non sicuro.

 

Come se ne sentisse il bisogno visto che già gli italiani usano poco e male i solari, figuriamoci a leggere che sono pericolosi…

 

Non vi nascondo che la situazione mi abbia fatto arrabbiare non poco (eufemismo), ecco perché ho ritenuto necessario approfondire e ricostruire i fatti.

E sì perché lanciare il messaggio che i solari contengono sostanze pericolose è molto pericoloso (soprattutto per le modalità con cui è stato comunicato), visto la loro importanza nella prevenzione del melanoma.

 

Tutto ha inizio a maggio con un’agenzia Ansa intitolata “Creme solari, sostanze chimiche entrano nel sangue. Nuovo studio Fda, livelli anche 40 volte più alte dei limiti di sicurezza” in cui si descrive il tipo di studio effettuato e i relativi risultati.

 

Per chi non lo sapesse la Fad (Fud and Drug Administration) è l’agenzia governativa che regolamenta in USA l’immissione in commercio di alimentari, prodotti farmaceutici e cosmetici, insomma non il primo che passa.

 

Logicamente la notizia si è diffusa (per mesi) sulle diverse testate giornalistiche che per fortuna hanno descritto i fatti in modo sostanzialmente corretto.

 

Peccato che non sia stato così in rete e sui social, ma ve lo spiegherò meglio dopo.

 

Badate bene non si tratta di una fake news.

 

Corrisponde al vero il fatto che i livelli nel sangue di alcune sostanze contenute nei solari siano risultati più alti rispetto ai limiti sopra i quali è consigliato condurre test di sicurezza.

 

Come è altrettanto vero che la concentrazione di tali sostanze è aumentata nel corso del trial per effetto di più applicazioni ravvicinate nel tempo.

 

Nello specifico si tratta di sostanze da tempo sotto osservazione della Fad in quanto possibili interferenti endocrini: avobenzone, oxybenzone, octocrylene e ecamsule.

 

Dobbiamo quindi preoccuparci? Per quanto ne sappiamo oggi, no.

 

Innanzitutto, è bene ricordare che i solari in commercio possono contenere solo sostanze ammesse e solo nelle quantità ammesse dal Regolamento UE sui cosmetici.

 

Fin qui spero vi sia chiaro.

 

Piuttosto, ho notato che quasi nessuno ha avuto modo di leggere la notizia nuda e cruda a causa delle tante versioni circolanti in rete.

 

Mentre per capire cosa è veramente successo bisogna andare direttamente alla fonte: la pubblicazione dello studio sulla rivista Jama, Journal of the American Medical Association.

 

O per lo meno leggere i diversi articoli apparsi sul New York Times (è possibile crearsi un account gratuito per consultarlo come ho fatto io) che sono esaurienti.

 

Volendo potete anche rischiare di annoiarvi e leggere questo articolo, frutto di tante ricerche che non ne avete idea.

 

Altro punto importante per capire l’accaduto è conoscere la diversità esistente tra la regolamentazione americana in materia di solari e quella europea, che li considera come prodotti cosmetici.

 

Cercherò di farvela semplice. Negli USA i solari sono classificati come farmaci da banco sin dagli anni ’70, quindi prima dell’introduzione delle linee guida Fda per la valutazione della sicurezza dei farmaci. Motivo per cui la Fda sta cercando di imporre ai produttori di solari l’effettuazione di analisi sulla sicurezza e la presentazione dei dati relativi al rischio di assorbimento sistemico delle sostanze contenute negli stessi.

 

Ma tra un tira e molla e l’altro non si è ancora giunti al punto, tanto che il termine fissato a novembre 2019 per l’adozione di nuove linee guida potrebbe slittare ulteriormente.

 

Da questo punto di vista quindi l’effettuazione di un test (del tutto insolito per la Fda) su alcune sostanze potrebbe essere letto come il tentativo dell’agenzia governativa di forzare la mano e di dare un’accelerata al tutto.

 

Ma venendo al test vero e proprio vorrei farvi notare due cose che in rete sembrano essere sfuggite ai più.

 

Il campione scelto non è rappresentativo e il trial è stato effettuato in condizioni volutamente estreme.

 

Lo studio è stato infatti condotto su 24 volontari (24 non 1000!) che per 4 giorni hanno effettuato 4 applicazioni al giorno sul 75% del corpo di solari normalmente in commercio senza mai esporsi al sole.

 

Prima osservazione: dosi e frequenza di applicazione sono state molto più alte di quelle normalmente utilizzate, in pratica i volontari hanno consumato una confezione da 140 ml al giorno di solare, chi di voi lo fa?

 

Seconda osservazione: l’esperimento è stato condotto senza esposizione al calore, ai raggi del sole, all’umidità e all’acqua del mare/piscina, tutti fattori che possono far degradare gli ingredienti contenuti nel solare o rimuoverlo meccanicamente dal corpo. nL’obiettivo era infatti quello di testare il massimo dosaggio consentito (MusT) per garantire la sicurezza del farmaco, al di sotto del quale si considera il prodotto sicuro.

 

In parole povere, lo studio mirava ad accertare (in condizioni estreme e poco realistiche) se l’assorbimento sistemico delle sostanze comunemente presenti nei solari possa superare il limite al di sopra del quale la Fda consiglia di effettuare una valutazione tossicologica. Nella vita reale (in spiaggia, all’aperto, in acqua…) è quindi ragionevole pensare che tali livelli dovrebbero risultare più bassi considerate le abitudini dei consumatori (che di fatto applicano ridotte quantità di creme/spray solari) e le condizioni di utilizzo dei solari.

 

A questo punto è importante concentrarsi sul risultato del test. Cito testualmente: “L’assorbimento sistemico di ingredienti per la protezione solare supporta la necessità di ulteriori studi per determinare il significato clinico di questi risultati. Questi risultati non indicano che gli individui dovrebbero astenersi dall’uso della protezione solare”.

 

Non siamo quindi legittimati ad abbandonare il solare, per carità. Anzi, gli stessi autori dell’editoriale che ha accompagnato la pubblicazione degli esiti dello studio hanno affermato che “evitare di utilizzare questi ingredienti o, più in generale, i solari, potrebbe avere delle conseguenze negative sulla salute”.

 

In poche parole, il fatto quindi che alcune sostanze testate penetrino nel sangue non significa che non siano sicure (cfr Dr.ssa Shinkai, dermatologo della UC University di San Francisco e coautore dell’editoriale Jama).

 

Piuttosto i risultati ottenuti sollevano importanti domande sulla protezione solare e sul processo attraverso il quale vengono valutati i rischi/benefici connessi al suo utilizzo.

 

Ora che vi ho spiegato per benino i fatti, vi chiedo se per caso avete letto qualcosa del genere nei vari post apparsi sul web? Non credo.

 

Facile capire perché l’allarme si sia diffuso all’infinito… e con esso l’ansia.

 

E stando così le cose la preoccupazione che le persone possano decidere di non utilizzare i solari proprio in base a questo studio è reale (cfr Dr.ssa Shinkai).

 

Che poi è anche la mia unica preoccupazione.

 

Riassumendo: le sostanze sospette non sono oggi vietate nei solari e dovranno essere effettuati ulteriori studi per poter valutare eventuali rischi per la salute nel lungo periodo.

 

Quindi non ci sono motivi per allarmarsi eccessivamente.

 

Non è pertanto corretto far intendere che le sostanze chimiche contenute nei solari siano pericolose, anzi è pericoloso affermarlo senza dati certi.

 

Peccato però che su molti siti di pseudo informazione (e sono tanti) e sui social sia passato un messaggio del tutto diverso: tutti i solari con sostanze chimiche sono pericolosi per la nostra salute.

 

E comunque è passata l’idea che i solari ammessi dai disciplinati eco-bio (con filtri fisici) sarebbero da considerarsi gli unici sicuri oltre che non pericolosi e amici dell’ambiente (e dei coralli e vabbè).

 

Ora io uso prodotti eco-bio, solari esclusi perché non mi trovo con i filtri fisici che ovviamente conosco, ma mi metto nei panni del consumatore medio. Che cavolo avrà mai capito di filtri fisici e chimici quando gli si dice (con toni allarmati) che potrebbe essere pericoloso usare il solare? Se poi si considera che sono usciti addirittura articoli in cui si afferma che una volta abbronzati sia sufficiente idratare la pelle (… ehhh???) o post sui social in cui si suggerisce di non usare la protezione solare in caso di macchie sul viso (???), mi viene da piangere.

 

Si tratta di messaggi molto pericolosi perché come detto il rischio è che i solari non siano utilizzati affatto… A questo proposito mi verrebbe da citare un’agenzia Ansa del 29 luglio dal titolo “Allarme protezione sole, serve tintarella in sicurezza” che sembra essere caduta nel silenzio della rete. Peccato perché si rivela molto interessante nella parte in cui si accenna proprio alla sicurezza dei solari dopo l’allarme di maggio.

 

A parlare è il dermatologo Antonino Di Pietro, direttore dell’Istituto dermoclinico Vita-Cutis di Milano e fondatore della Società internazionale di dermatologia plastica e oncologica (Isplad) che circa la famosa ricerca della Fad sull’assorbimento di alcune sostanze nel sangue e le conseguenti notizie allarmistiche diffusasi in questi ultimi mesi precisa “Rispetto ai solari si è creata una (impropria) contrapposizione tra filtri chimici e filtri fisici a favore di questi ultimi. In realtà si tratta in entrambi i casi di filtri sicuri e in grado di svolgere la propria funzione, ma i filtri chimici sono stati in alcuni casi erroneamente messi sotto accusa. Gli schermi solari non creano danni alla salute perché sono fra i cosmetici più studiati e testati e in Europa devono rispettare le regole del regolamento 1223 del 2009 che include le valutazioni dei rischi prima dell’immissione in commercio per la tutela dei consumatori”.

 

Spero che arrivati a questo punto vi siano chiare due cose fondamentali.

 

Primo: non è corretto ritenere che esistano dei filtri (fisici) migliori o più sicuri di altri (chimici) come molto spesso si legge.

 

Tutti i solari (fisici e chimici) sono da considerarsi sicuri, salvo ritiro e conseguente divieto di commercializzazione da parte dell’UE.

 

Secondo: pur non essendo facile capire quale solare utilizzare, lo si deve fare.

 

Per sceglierlo interpellate il vostro medico/dermatologo (in caso di problematiche dermatologiche/assunzione di farmaci fotosensibilizzanti), chiedete consiglio in farmacia/erboristeria, valutate la possibilità di utilizzare un solare con filtro fisico o meglio ancora con filtri misti (chimico e fisico), ne esistono di ottimi nelle bio profumerie fisiche online, ma usatelo sempre.

 

Nella scelta del solare tenete conto in primis del vostro fototipo (le persone più chiare necessitano di un’alta protezione di quelle più scure o abbronzate), del luogo di esposizione solare (capite bene che il sole dei Caraibi non è lo stesso di quello di Iesolo) e del tipo di vacanza che intendete fare (una vacanza in barca a vela non equivale al sole di Riccione all’ora dell’aperitivo dopo una nottata in discoteca).

 

Ma anche di come vi trovate meglio tra le tante possibilità offerte dal mercato tradizionale e da quello eco-bio perché è del tutto inutile comprare qualcosa che non utilizzerete, esistono i campioncini apposta.

 

Logicamente siete liberissimi di scegliere solari che non contengono le famose sostanze, ma appunto si parla di una vostra scelta consapevole dopo aver letto il papiro.

 

Per chi volesse ricevere informazioni sulla corretta esposizione al sole, proteggendo in modo adeguato pelle e occhi è anche disponibile l’app gratuita realizzata da Cosmetica Italia e Commissione Difesa Vista: Sole Amico.

 

Mentre per verificare il vostro fototipo sul sito del Ministero della Salute ma anche in molte farmacie è possibile eseguire un facile test per capirlo.

 

Il mio consiglio è comunque di non dimenticare mai che si parla di prevenzione oncologica e non di farsi belle sotto al sole o di proteggere i coralli dalla moria che sembrerebbe essere dovuta alle sostanze contenute nei solari. È quindi fondamentale pensare in primis alla vostra salute perché detto fuori dai denti ai coralli ci penseremo un’altra volta.

Cristina Garavaglia

NdR per approfondire il discorso sul famoso test della Fda che sta girando ovunque vi consiglio di leggere il blog di Beatrice Mautino “La ceretta di Ocam” e per seguire gli aggiornamenti l’hastag #iononmiscotto

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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