Non è la prima volta, dacché già lo scrissi(vemmo). Camilla Garavaglia, sic et simpliciter (insuma, l’è inscì e bona..), è la penna migliore dell’est Ticino. Femminile, s’intende, perché non ancora al livello della sottoscritta firma (lasciate stare, sono facezie che si trascinano da anni per via di passate confidenze..). Pertanto, averla su Ticino Notizie è per noi tutti motivo di VANTO. E’ servito un lungo corteggiamento (più o meno 4 anni, però lei è più gggiovane di me, ergo potrei sbagliare), ma alla fine.. conta il risultato. Non ho mai saputo esattamente cosa potessimo chiederle, ma ero certo che anche una lista della spesa, passando dalle sue mani insolenti e intinte in un’intelligenza ed una sensibilità superiori (tutte cose, come dice coach Stefano Michelini, che conosce gli uomini, le donne e il basket, con cui a un certo punto della vita bisogna fare pace. Soprattuto l’intelligenza), sarebbe valsa la pena (d’essere letta). Ora, siccome sono digiuno di Linkedin, non sapevo che da tempo (da mesi) Camilla scrivesse una cosa che si chiama IL MESE IN 5 MINUTI, una via di mezzo tra una newsletter, un circo Barnum, Helzapoppin e lo sguardo di Jeff Goldblum che corre in Tutto in una notte. Madam(ina) è in possesso di una prosa da dribbling, nun se batte. Una via di mezzo tra l’Olanda del 1974 e la Jugoslavia (di basket) della finale mondiale 1990. Petrovic per Kukoc, Kukoc per Radja, due punti facili, Drazen col pugno alla slava nell’aria: che l’avversario non va solo battuto, ma soprattutto irriso. Avete presente la Serbia? Meglio il beau geste, che i tre punti. Ecco, la sua scrittura è questa cosa qui. Seconda solo, oltre che al sottoscritto (..), al miglior Fabbro Emanuele Torreggiani, peraltro impossibile da pareggiare. Il miglior giornalista italiano (all’insaputa del giornalismo italiano).
Avete capito? No? Beh nemmeno noi.. Sappiamo solo che Camilla si fa LEGGERE, ma davvero di gusto. E allora ci mettiamo qui, sorseggiamo un calice (madamina, also sprach Buttafuoco, è pure sommelier) e ci crogioliamo nel piacere. Le news letter sono mensili, ma il mese non conta un tubo. Le pubblicheremo ogni tot. Non sappiamo esattamente quante volte. Voi leggete(le), non ve ne pentirete. Adesso mettiamo la pantofole con le corne di renna e appoggiamo i piedi sul puff, leggiamo insieme a voi.
PS Perché la foto di Irene Brin, direte (sempre voi)… Beh, per rispondere a questa domanda dovreste rileggere le chiose muliebri di Pietrangelo Buttafuoco che apparverso sul Foglio tra il 1998 e il 1999. Altrimenti, se non le trovate, leggete direttamente qui.. Sursum corda (habemus ad Dominum), e già che ci siamo sorseggiamo un Campari dalla Titta, a Cur(beta). Prosit.
Fabrizio Provera
Il mese in 5 minuti – E forse un po’ di pace tornerà
Fa ancora caldo, ma possiamo finalmente, definitivamente, dare per archiviata l’estate. Siamo almeno in due ad odiarla, e l’altro è Bruno Martino.
Da metà agosto in poi mi sarà capitato ALMENO quindici volte di ripetere la frase “ehi, questo lo infilo nella prossima newsletter” davanti a film, libri, post, cose, eventi.
Me ne ricordassi una di quelle cose, una soltanto, adesso che sono qui e che scrivo di sera, con la luce dei lampioni che è un po’ la luna che ci possiamo permettere noialtri, pensando che imposterò la newsletter di modo da inviarla domani mattina alle 7.30, perché quelli bravi dicono che è proprio quello l’orario migliore per essere letti su LinkedIn.
Mi fido. Quando avevo un lavoro serio alle 7.30 stavo in bagno a mettere insieme la faccia, di certo non stavo su LinkedIn o sugli aggiornamenti del Sole24Ore, ed ecco qui quella che sono diventata, ecco il risultato di quello sforzo mancato.
C’è un motivo per cui, pur senza argomenti, scrivo questa newsletter, vado a spiegarlo. Sigla!
Avevamo la migliore televisione di sempre e non lo sapevamo
L’invidia della newsletter
Il motivo per cui – nonostante non avessi tempo, nonostante non avessi buone idee – questa newsletter vi è apparsa nella casella di posta, è da ricondursi a una mail che ho ricevuto qualche giorno fa.
Quella mail era la newsletter della mia enoteca preferita, un posto veramente fuori dal tempo dove trovi vini rari, perfetti, mentre gli anziani fanno la fila di fianco a te per riempire le damigiane con il vino novello: è anche un posto bellissimo perché se vuoi fermarti a bere una bottiglia lo puoi fare, seduto su una botte, tagliando un salamino. Bellissimo, davvero.
Insomma, la newsletter di questa enoteca era fatta così:
Niente header, niente CTA, giusto il logo e l’ubicazione dell’enoteca. Poche informazioni: si vede che è la newsletter inviata da qualcuno che ha molto lavoro da fare e poco tempo, da qualcuno che – appunto – fa un lavoro vero e non è che può star lì troppo a farsi le pippe sulla UX.
Puntini di sospensione e punti esclamativi a parte (qui per sapere cosa ne penso), questa per me è la newsletter PERFETTA. E ho pensato, ho pensato veramente tanto, a tutto quel tempo che perdiamo noialtri a fare “contenuti”, a ricamare intorno alle parole e alle grafiche, perdendo poi magari di vista quello che conta davvero: bere vino (scherzo: essere utili a qualcuno).
Io a fare l’aperitivo ci vado, e sta newsletter “mensile” la mando anche se mi mancano gli argomenti. Forse non serve avere i migliori argomenti del mondo per essere utili a qualcuno, o no?
Questo gatto ucraino merita tutta la fama che ha
Le letture del mese
Un botto di libri (del resto, di mesi ne sono passati due).
Degni di nota:
- Capire la fotografia contemporanea, Denis Curti – rassegna di maestri e stili, da leggere con Google immagini di fianco, però
- Specie di spazi, George Perec – il vuoto e quello che vi è intorno, gli spazi di casa e di vita esplorati con le parole
- Carmen Bin Ladin, Il velo spezzato – storia della moglie di uno dei fratelli Bin Laden, finisci che il cristianesimo ti sembra bellissimo e all’avanguardia
- Pietro Vigo, Le danze macabre in Italia – storia e arte delle danze macabre dipinte sulle chiese bergamasche e lombarde
- Marcel Proust, Sodoma e Gomorra – Dio sono al 4 libro della Ricerca, me ne mancano 3, dammi la forza
Su tutti:
Dinastie di Michele Masneri. Ci sono libri che compri un po’ per noia o perché sì, e libri che quando li hai presi devi per forza iniziarli, lasciando indietro tutti gli altri.
Dinastie è uno di questi: è una raccolta di scritti del giornalista del Foglio, ritratti delle famiglie borghesi italiane che contano (Prada, Ferragnez, Agnelli, Calenda…). Il capitolo preferito? Quello sui Moratti, dove il maggior numero di righe viene dedicato a una Moratti acquisita, Letizia:
Voleva fare la ballerina oppure ancora Architettura, ma poi c’era il Politecnico okkupato; oppure ancora Lingue all’Orientale a Napoli, tutto vietato dal padre che la tira su “come il maschio di casa”. “Io ho fatto le mie battaglie. Cominciare a lavorare subito, imparare l’inglese bene a Londra, mi sembrava più interessante dell’amore di gruppo”.
Poi Tralummescuro – ballata per un paese al tramonto, di Francesco Guccini (sì, quel Guccini), un lungo papiro di ricordi provenienti da un’infanzia e da un mondo lontani. Impossibile non provare almeno un po’ di nostalgia, se si è cresciuti in un mondo simile.
Il caffelatte era quindi senza caffè, che veniva sostituito con l’orzo fatto tostare mettendo un pentolino cilindrico appeso alla catena del camino (…) Oppure si metteva anche un po’ di surrogato (la Vecchina, l’Olandese, per non parlare della Miscela Leone, roba misteriosa) fatto con cicoria, ghiande e altri troiai che col caffè caffè ben poco avevano a che vedere.
Il vino del mese
Adesso mettete da parte i pregiudizi e lasciatevi conquistare dal fascino del marketing e della narrazione (campagna contro l’uso del brutto termine storytelling) fatti bene.
Cuvee des Guides nasce da uve Priè blanc a piede franco, a Morgex (Aosta), 1000 metri slm. Una volta raccolte, le uve vengono vinificate e la spumantizzazione del metodo classico viene fatta a 2176 metri slm, sul Monte Bianco.
Berne un calice sullo Skyway Monte Bianco, tra le nuvole e le rocce, è spettacolare (ed è settecento volte più sensato che passeggiare per Courmayeur, città che rispecchia molto bene la mia idea personale di inferno).
L’altitudine ha dato una calmata ai lieviti: si sente pera, erba di montagna, un’idea salina di roccia.
Se sentite che cercano alle Poste, fatemi sapere. Ciao.
Camilla (Garavaglia)