Il lupo è arrivato in provincia di Varese: «Come comportarsi»

Alla Prealpina parla il professor Martinoli

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Secondo quanto riportato da La Prealpina, l’avvistamento di un lupo adulto nei giorni scorsi – dapprima a Barasso e poi in territorio della Rasa, a pochi passi dal nucleo abitato di Varese – ha suscitato curiosità ma anche timore. L’esemplare, di sesso ancora da determinare, si è mosso nei pressi di abitazioni, causando reazioni comprensibili ma richiedendo al contempo un salto di consapevolezza culturale.

«È sciocco schierarsi pro o contro – spiega il professor Adriano Martinoli, docente di Zoologia all’Università dell’Insubria –. È invece utile promuovere una gestione attiva, capace di limitare l’impatto dell’animale sull’ambiente e creare un vero e proprio patto sociale. Il lupo, che può percorrere anche 50 chilometri in un giorno, non deve gravare esclusivamente sugli allevatori. Bisogna intervenire solo sugli esemplari che predano animali da fattoria, lasciando intatti quelli che rimangono lontani dall’uomo e predano fauna selvatica, come caprioli e cinghiali».

Martinoli sottolinea come il lupo, oggi, possa svolgere una funzione positiva in alleanza con l’uomo, contribuendo a mantenere l’equilibrio ambientale. Al momento, in provincia di Varese non si segnalano branchi stanziali, ma solo individui isolati in cerca del partner per l’accoppiamento. La nascita dei cuccioli, prevista tra maggio e giugno, avverrà generalmente con 3-5 piccoli. «Siamo vicini a territori dove il lupo è ormai stanziale. Qui è di passaggio, ma entro il 2026-2027 potremmo avere i primi branchi da 5-7 individui», aggiunge l’esperto.

Per chi dovesse incontrare un lupo, Martinoli raccomanda alcune semplici precauzioni: «È un incontro molto raro, perché il lupo percepisce la presenza dell’uomo molto prima di essere visto e tende a mantenerne la distanza. È comunque consigliabile tenere il cane al guinzaglio, specialmente se di piccola taglia, e non avvicinarsi ai cuccioli, regola valida per qualsiasi specie selvatica».

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