Il libro bianco della guerra. L’Europa non vuole uscire dalle trincee (altro che Ventotene..)

Una lucida riflessione di Francesco Oppi del Guado

Faccia da Nadia Cassini e le nostre notti insonni. A cura di Max Moletti

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Altro che una nuova Ventotene!
Nella piazza del 15 marzo scorso, abbiamo ascoltato tanta ipocrisia, poca cultura, parecchio odio e qualche furbetto… Idee poche, giovani quasi nessuno; e poi l’elenco degli uomini di cultura stilato freddamente in uno sterile e retorico intervento è stato davvero penoso, indegno di un italiano, indegno di un europeo. Non c’è nessuna differenza tra “spezzeremo le reni alla Grecia” e questa declinazione pseudo intellettuale di superiorità morale (tipica dell’Europa coloniale) nei confronti del resto del mondo. La cultura non ha confini e quella autentica non è mai guerrafondaia.

Mai come oggi dal 1939 ci troviamo così vicini a far esplodere un conflitto di proporzioni mondiali. Non mi soffermerò sulle mie opinioni riguardo le dinamiche geopolitiche ed economiche che ci hanno condotto sin qui. Proverò, per l’ennesima volta, e questo non mi conforta, a far capire che le opinioni vanno rispettate e ascoltate, che le posizioni diverse vanno capite e semmai ricondotte col ragionamento, unico faro della civiltà, a punti comuni. Noi qui al Guado, siamo dal 1969 sperimentatori e attivatori di iniziative, abbiamo messo in campo alcune delle migliori esperienze progettuali in ambito culturale, artistico e sociale; abbiamo fatto e facciamo Politica occupandoci “laicamente” di cultura, arte e della loro diffusione alle popolazioni dei territori.
Ci sentiamo in dovere dunque di dare qui una lettura della realtà, in modo che ciascuno abbia un altro strumento per farsi una propria idea a riguardo. Una propria legittima idea da esprimere e condividere.

“Stiamo vivendo nel momento più importante e pericoloso. Non ho bisogno di descrivere la natura grave delle minacce che affrontiamo. O le conseguenze devastanti che dovremo sopportare se tali minacce dovessero concretizzarsi. Perché la questione non è più se la sicurezza dell’Europa sia minacciata in modo molto reale. O se l’Europa debba assumersi una maggiore responsabilità per la propria sicurezza. In verità, conosciamo da tempo le risposte a queste domande. La vera questione che abbiamo di fronte è se l’Europa è pronta ad agire con la stessa decisione richiesta dalla situazione”. (Incipit del discorso di Von Der Leyen)

“Stiamo vivendo un momento di grave impotenza della nostra istituzione europea. Non ho bisogno di descrivere la natura gravissima della situazione che si è creata: povertà, ignoranza, consumismo parossistico, mancanza di servizi sanitari, trasporti allo sbando, iniquità fiscale e disparità di opportunità tra Stato e Stato; eccesso di regole basato sull’incapacità di vedere la realtà quotidiana. Se non faremo qualcosa le conseguenze saranno devastanti e dovremo sopportare per anni e anni una situazione di continua recessione sotto tutti i punti di vista. Perché la questione vera non è la sicurezza dell’Europa ma è la VOLONTA’ di FARE davvero dell’Europa un soggetto politico, etico e culturale progressista e pacifista”. (questo è l’incipit del discorso che, analizzando la realtà, avrebbe dovuto fare la Presidente della Commissione Europea)

RIARMO. Cui prodest?
Abbiamo le aziende di Stato, e non solo, con sede in Olanda perché abbiamo 27 differenti imposizioni fiscali e lì si paga meno (soldi tolti all’Erario, circa 30 miliardi all’anno). Nel 2011 il governo francese fa linciare Gheddafi e i suoi figli in sfregio all’ONU per fregare l’Italia (e affossare i primi passi di un futuro autodeterminato dell’Africa); i risultati dell’operazione li abbiamo sotto gli occhi oggi. I tedeschi non ci stimano – per usare un eufemismo – nemmeno a casa nostra (vedi alto Adige). Per anni abbiamo affamato famiglie intere con donne e bambini dei fratelli greci per salvare l’alta finanza: “il rigore prima di tutto!“.
In Europa abbiamo posizioni diverse sullo scacchiere internazionale su tutto, non abbiamo mai lavorato seriamente per costruire una politica estera europea e un coordinamento in tal senso; e oggi, dopo tutto questo, vogliamo fare un esercito comune usando i soldi di persone che non hanno più libertà, scuola, sanità, trasporti e lavoro?
Ma chi manderemo in prima linea in caso di guerra (vedo già entusiastiche riunioni tra “volenterosi”)? Un tedesco, un greco, un italiano, forse un francese… o qualche negro estratto a sorte da un campo in Albania che, nel frattempo, avrà ottenuto un permesso premio per diventare europeo (nel caso in cui dovesse tornare vivo dal fronte)?
Chi prepara la guerra, vuole sempre la guerra. Chi vuole la guerra lo dica chiaramente, senza troppi giri di parole e, magari, ci spieghi anche il perché.

Il testo che trovate, a stralci e integrale in appendice, approvato pochi giorni fa dal Parlamento Europeo è basato su premesse deliranti e belliciste che ricordano testi messi giustamente all’indice ed è foriero di tempi ancora più oscuri.
Il re è nudo, il potere vuole l’industria bellica in movimento. Vogliono una nuova guerra e la vogliono in Europa.

Con buona pace di Colorni, Pertini, Bauer, Spinelli, Rossi…

Francesco Oppi
Guado Officine Creative dal 1969

(L’immagine riportata è di Giovanni Rubino, disegno dal vero in Bosnia, 1995. Si ringrazia Marialuisa Pani Rubino)

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