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Dall'archivio:

Il legame di Giulia Beccaria Manzoni con Castano

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In occasione del 150° anniversario della morte dell’autore de I Promessi Sposi, la città di Milano ha organizzato – durante il mese di maggio – una serie di eventi per ricordare il grande lombardo al quale Castano è legato attraverso la madre Giulia Beccaria che possedette una casa da nobile – avuta in eredità dal suo amante, Carlo Imbonati – posta di lato alla chiesa parrocchiale e ancora oggi esistente in Via S. Antonio (un tempo denominata contrada del Ciocché, n. 29). Infatti, quando i due amanti decisero di stabilirsi a Parigi, dove l’irregolarità della loro posizione avrebbe certo creato meno problemi che a Milano, l’Imbonati stese un testamento olografo (25 ottobre 1795) con il quale nominò la Beccaria erede universale, destinando alla propria famiglia (aveva ben sette sorelle) solo piccoli legati: fu così che la proprietà di Castano, ma anche di Brusuglio pervenne ai Manzoni.
CON LA MADRE. In un giorno di giugno del 1805, Alessandro Manzoni partiva per Parigi. Aveva vent’anni. A Parigi l’aspettava la madre che fino ad allora non aveva neanche conosciuto. Giulia Beccaria aveva 43 anni: aveva sposato Pietro Manzoni dal quale divorziò alla fine del secolo, ma il padre biologico di Alessandro Manzoni fu Giovanni Verri. A Parigi il figlio la trovò, sconvolta dal dolore per la morte di Carlo Imbonati (51 anni, il grande amore di Giulia), la mamam con la quale strinse un legame fortissimo, morboso. Scrisse: “La mia felicità l’ho trovata tra le braccia di mia madre” (complesso edipico).
UNA TRINITA’. Fu la madre a trovare moglie al figlio. Enrichetta Blondel il 6 febbraio 1808 entrò a comporre quella trinità, composta dalla ‘coppia mirabile’ (Giulia e Alessandro), oltre che da Enrichetta. Una ‘Trinità’ animata dalla fede religiosa. Dio divenne il più intimo dei legami tra i tre familiari. Il ‘perché’ della conversione va cercato in quanto Manzoni scrisse ne I Promessi Sposi in riferimento agli eventi che vedono protagonisti padre Cristoforo e l’Innominato (figura quest’ultima che ebbe delle proprietà a Castano).
LA FELICITA’ CONIUGALE. Nel 1810 i Manzoni lasciarono la Francia e si stabilirono nella villa di Brusuglio, mentre la proprietà di Castano fu venduta attraverso l’opera del factotum Acerbi. Ne scrisse sull’ Archivio Storico Lombardo (1963?) Gian Domenico Oltrona Visconti, “Di una proprietà di Giulia Beccaria Manzoni a Castano” dove rimandiamo chi volesse saperne di più di questa vicenda manzoniana minore. La cronaca dell’Acerbi – lo abbiamo scritto a pag. 148 nel libro Castano Primo da borgo a città, 2007 – ci rende noto che Giulia Beccaria vendette, al tempo, a Gioacchino Magnani (famiglia che diede il sindaco Nicola +1892). Da quest’ultimo la proprietà passò a Gemma Mazza, quindi al Giuseppina Rolla (nipote ed erede della precedente), andata in sposa a Giuseppe Rusconi. Ai Rusconi succedettero i Riva e, infine, gli Zara.
A Brusuglio Enrichetta partoriva un figlio dopo l’altro e li allattava. Il capo riconosciuto della famiglia era Giulia, insieme mamam e grand-mère che teneva i conti e faceva le spese. Alle sue spalle stava Enrichetta, sempre operosa ed attiva malgrado i parti e le malattie (morì presto nel 1791-1833). Fasciato e difeso da queste presenze femminili c’era Alessandro che consultava dizionari e libri di storia e scriveva…continuava a scrivere. Nessuno riusciva a comprendere che cosa si nascondesse dietro gli occhi mobilissimi di questo padre distratto, di questo dilettante dei giardini e della letteratura…
(alcuni passi di questo scritto sono tratti dalla lettura di una serie di articoli pubblicati da Pietro Citati sul Corriere della Sera nell’aprile 1973)
ALESSANDRO MANZONI A CASSOLNOVO. Tra il 1853 e il 1863 Manzoni andava a godersi un periodo di riposo a Cassolnovo in quella che fu la villa Arconati, invitato dalla marchesa Arconati Trotti Bentivoglio (1800-1871 – sepolta nel cimitero di Arconate insieme al marito e il figlio). Lo sappiamo dalle lettere scritte alla seconda moglie Teresa Manzoni Borri.

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