Il dramma di Paderno Dugnano. Il 17enne, ‘non volevo lasciare le mie tracce sul coltello’

Parlano gli psicologi: 'Per lui in società e famiglia un clima competitivo'

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“Quando si sono addormentati sono sceso, ho preso una maglietta nera e l’ho divisa a metà per impugnare il coltello, perché avevo intenzione di pulire il coltello per fare incolpare altri”. Sono parole messe a verbale dal 17enne che ha compiuto la strage di Paderno Dugnano, nel Milanese, come risultano dagli atti dell’ordinanza di custodia cautelare e che evidenziano il fatto, come confermato dalla gip Pietrasanta, che si sarebbe trattato di un triplice omicidio premeditato.

Il ragazzo ha anche raccontato che, dopo aver aggredito il fratello con decine di coltellate, è andato “in camera dei miei genitori”. Loro, ha proseguito, “hanno acceso la luce, io ero davanti a loro con il coltello in mano. Loro mi hanno detto di stare calmo, sono venuti in camera con me e lì li ho aggrediti”.

Nelle relazioni, allegate agli atti, di psicologi, che si stanno occupando del suo caso, si mette in luce che il ragazzo parla di un “clima competitivo” che c’era in famiglia, ma anche nello sport e più in generale nella società. Un “clima relazionale – scrivono – percepito come critico e competitivo”. Delle ultime sue vacanze estive, con familiari e amici, dice che erano state “serene”, o almeno così le ha descritte.

In famiglia, ha detto ancora nei colloqui, “se c’era il pretesto di litigare io cercavo di non farlo”. Ha riferito di non ricordare alcun “episodio di conflittualità con i propri famigliari”. E ha raccontato che quell’estate leggeva libri sulla “seconda guerra mondiale” e pensava, anche quando sentiva i propri familiari lamentarsi per “cose materiali”, “che c’erano altri che pativano sofferenze maggiori”.

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