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Il Coronavirus è diventato più buono? Malati gravi scesi dal 10% all’1%

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MILANO  – “L’ipotesi di una intrinseca riduzione della gravità clinica di Covid-19 in Italia è quella che spiega nel modo più parsimonioso i dati attualmente a nostra disposizione”. Guido Silvestri, virologo italiano docente alla Emory University di Atlanta, in quella che chiama ‘Pillola (straordinaria) di ottimismo’ – la penultima del bollettino-rubrica con cui per settimane ha cercato di spiegare al pubblico social i fatti chiave dell’emergenza coronavirus – torna così “sull’intensa querelle del virus che diventa più buono, sì o no. Quella, per intenderci, per cui Massimo Clementi, Giuseppe Remuzzi e altri sono stati pubblicamente accusati di fare pseudoscienza per aver espresso una loro opinione basata sulle loro esperienze cliniche”.

“Siccome a me piacciono i numeri e i dati – spiega – sono andato un pochino a sfruculiare nei dati pubblici della Protezione civile. Cosi’ ho ‘plottato’ per il periodo dal 29 febbraio al 17 maggio il rapporto in percentuale tra pazienti in terapia intensiva per Covid-19 e totale casi positivi”. Rilevando come “questo valore, che uso come indice crudo della gravità clinica ‘media’ dei casi di infezione con Sars-CoV-2”, sia stato “intorno all’8-10% per i primi 20 giorni dell’epidemia”, iniziando poi a “calare regolarmente: al momento è 1,1%. Questi sono numeri e su questi non si discute”, chiosa lo scienziato.

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