Il fuoco รจ vita, รจ movimento, รจ quel sobbollimento che, prima Giorgio citava, non consuma, produce.
Quasi come se mi leggesse nella mente โ ancora?- Giorgio mi dice:
โVedi quel fuoco Ivan, consuma ed elabora la materia di quei pezzi di legno, tronchi che lโanno scorso se ne stavano eretti in qualche bosco a fare il loro dovere e sai qualโera il loro dovere? No, te lo dico io: crescere, crescere, crescere per poi, un bel giorno, restituire tutta lโenergia che hanno catturato in tanti anni dal sole, dalla terra, dallโacqua, dal mondo, al mondo stesso, agli uomini che lโabitano e allโintorno di quegli uomini. Pensa, sacrificano la loro esistenza per altre esistenze e, pare, senza averne coscienza.โ
Giร , la coscienza. Mentre mi parla Giorgio, della coscienza e della vita, come se, effettivamente, anche i vegetali abbiano coscienza della propria esistenza, mi vengono in mente tante cose: la lunghezza dellโesistenza di alcune piante, tre o quattro o anche piรน mila anni (come si fa a vivere cosรฌ tanto senza la coscienza, e lo capisco che mi sto avventurando su di un terreno che non conosco e mi riprendo lโattenzione alle sue parole), allora improvvisamente capisco e comprendo, sino in fondo, questโuomo e capisco la โincoscienzaโ sua verso gli accadimenti del mondo e comprendo quanto siano poco importanti alcune โdisgrazieโ e quanto, invece, siano essenziali le passioni, i convincimenti, gli ardori verso il proprio fare, qualunque esso sia. Lo guardo, rischio disinnamorarmi? (di innamorarmi)di questโuomo (o forse lo sono giร , non in termini sessuali ma spirituali). Giorgio, forse, ha giร capito e mi sprona:
โBuoni, eh Ivan, i pissarei della Maria sono uno spettacolo. Dai, che ne facciamo portare un altro piatto.โ
Sรฌ sono buoni i pissarei della Maria.
Aggiungo:
โE vuoi mettere come si gustano con questo buon Gutturnio?โ
Fuori nevica, tanto, ma a noi che ci importa, il pomeriggio รจ per noi.
Giorgio parla, mangia, sorride, guarda il culo della nuova cameriera rumena che ci porta lโennesima grappa, lo vedo come scruta tra lโinsenatura del petto abbondante della giovane donna, sorrido, mentre fa il cascamorto con la ragazza che cederร alle lusinghe di questo vecchio marpione che, non scende mai nel volgare ma, proprio per quello risulterร accattivante e vincente rispetto allo stuolo, a volte infame, di decine di avventori che desiderano solo rudezza e una sorta di onanismo personale.
Dโuno tratto mi guarda e mi dice:
โCredi che con tutti i guai debba tralasciare di fare il pirla?โ
โMa, credo che โฆโ
โSai quante volte ho pensato alla morte? Tante, tantissime, ma ho tirato sempre diritto, ho troppe cose dentro che devo fare uscire, troppe idee, troppi pensieri, troppi colori, linee ed altro; la morte non รจ mai una soluzione, in fondo รจ una vigliaccata, significa fuggire dallo specchio.โ
โHai ragione e โฆโ mi interrompe, come al solito
โIo sono io e resto io, comunque sia vestito, qualunque siano le cose che possiedo (che in fondo abbiamo solo in prestito in questa vita terrena), posso dipingere vestito o nudo, la mano e la testa che guida agisce a prescindere dalla camicia che indossi , Picasso dipingeva spesso completamente ignudo.โ
Sorrido.
โEh ridi eh, ma sai quante volte me ne sto in studio senza mutande, sai quante volte rispondo al telefono mentre faccio la cacca?โ
Sorrido ancora.
โPensa, lโaltro giorno mi ha chiamato la segretaria di un comune per chiedermi una copia di un progetto che ho redatto una quindicina di anni fa.!โ
โE allora?โ cerco di rispondergli mentre lui agguerrito, su di un campo e con un piede di guerra di un terreno a me, ora, sconosciuto.
โE allora, ho detto: aspetti che guardo lโelenco dallโarchivio, e lโho messa in attesa mentre mi pulivo il culo, senza preoccuparmi se sentisse o meno il fruscio della carta nel momento in cui scivolava sopra il mio sfintere!โ
Eโlรฌ, forse imponente, nella sua dannata positivitร e tranquillitร , non ho potuto fare a meno di riflettere e pensare allโessenzialitร e allโironia di quellโazione, ma anche alle veritร che le parole e le azioni e i comportamenti stessi di Giorgio (ma forse anche di tanti altri, anzi ne sono certo che sia cosรฌ), si portano appresso.
Veramente, ciรฒ che conta per lui, e che in sostanza dovrebbe contare per tutti noi, รจ lโuomo con la sua voglia di sondare, a prescindere dai risultati che si possano ottenere.
I volti di Giorgio, in continua evoluzione, con quegli orizzonti a volte appena tracciati, con i colori che, a tratti esplodono irreali, violentiย ( come le sue parole e i suoi atteggiamenti in alcune circostanze, quelle che gli sfuggono dalle mani troppo cariche di suppellettili โฆ), il nero del bordo del tratto, che definisce la sagoma di carne della nostra comune identitร , altro non sono che la sua immagine riflessa nei suoi pensieri e, che cerca condivisione, anche parziale del suo vivere.
E questo, nessuno potrร mai sottrarglielo, nessuno potrร mai privare il mio amico della sua gioiosa ricerca.
Usciamo dal locale, รจ quasi notte, siamo completamente sbronzi, la cameriera viene verso di noi, si avvicina, sento che si bisbigliano qualcosa, poi lei, con lโaria scocciata, se ne va. Raggiungiamo la sua vecchia jeep, rossa con il tettuccio bianco, faccio appena scivolare la mia curiositร , Giorgio mi guarda:
โMi ha chiesto se volessimo un pompino, gli ho risposto che siamo persone serie, ha sorriso beffarda e se ne รจ andata.โ
โMeglio.โ Rispondo io
โMeglio.โ Completa lui.
Il mondo รจ nostro. Mentre camminiamo, la neve suggerisce il suo rumore sordo, forse fa ricordare qualcosa.
Ivan D’Agostini