Eโ stato un attimo, si รจ liberato di quel suo fardello, non poteva non raccontarmi quella cosa, che ora pare non esistere piรน, almeno come fardello.
Il tempo pare sia un ruscello, scorre senza sosta, lento e continuo. Sono ore che mi parla dei suoi sogni, a volte, in maniera del tutto accidentale e mi racconta anche di alcuni dei suoi vicini,, quei vicini che tra due giorni non vedrร piรน, almeno non lรฌ dove vive ora: โIl tribunale mi ha dato ancora dieci giorni, poi dovrรฒ uscire e devo cercare di svuotare tutto altrimenti si prendono anche le mie cose, i miei libri, i miei disegni; eh no, quella รจ roba mia รจ la mia vita. La casa che se la prendano pure, e fanculo tutti,, condomini e banca di merda!โ
Pur tuttavia, colgo gioia e non tristezza, anzi. Mi pare persino che questa cosa lo abbia eccitato al punto che ne รจ quasi contento.
โMa sรฌ, ma sรฌ, mi rimetto in moto, sin che si vive si respira, si brucia ossigeno e si produce anidride carbonica, ahhhโ,ย ride, โ pensa lโanidride carbonica, nutrimento per le piante, per questi alberi, per i tuoi alberi lassรน al Caselle, un sobbollimento e un rimescolamento โฆ ahhh.โ Continua a ridere , si alza e gira intorno al tavolo, poi mi prende per una spalla e mi tira fuori, al freddo, mentre fuori scende una leggera farina bianca; si accende un sigaro e mi abbraccia: โSei un vero amico Ivan, grazie. Grazie.โ
Mi sembra uno di quegli uccellini che rifanno il nido ad ogni stagione e lo rifanno piรน bello, piรน comodo, piรน resistente e piรน spazioso di quello precedente, cosรฌ che le uova potranno passare da due a tre, poi quattro, poi cinque e magari, anche le femmine potranno essere due, poi tre, poi le coppie passeranno da una a due a tre, un harem collettivo, tutto sino a che la vita terrร .
Siamo seduti sulla sponda del grande fiume, lโaria si sta facendo fredda, Giorgio ha acceso un secondo sigaro, lโaroma alligna tra le pieghe del tessuto delle nostre giacche, sbuffi cerulei si librano nellโintorno, la fragranza invernale inizia a farsi sentire.
Giorgio si alza di scatto, pare abbandonarmi ma, subito dopo, riappare, ha in mano due bicchieri: โTieni, beviamoci questo Bargnolino[1], รจ fantastico, lo fa la madre del mio amico oste. Pensa, va sui monti dietro, a casa tua,a raccogliere le bacche, pare abbia una sua localitร segreta, neppure noi sappiamo dove sia, neanche il figlio, lei si porterร questo suo segreto nella tomba, finita lei finirร anche il suo Bargnolino.โ; credo anchโio sia giusto cosรฌ, nulla deve essere per sempre, perderebbe di valore altrimenti, e non posso non pensare allโanalogia con la sua casa e al fatto che ora non lโabbia piรน.
Devi avermi letto nel pensiero o sono stato cosรฌ disattento che ho mormorato qualcosa ad alta voce, perchรฉ mi guarda e mi dice: โ Eh, pensa Ivan, a quel coglione che si รจ conquistato la mia creatura, non capirร un cazzo delle mie vere intenzioni e, cosรฌ, quellโoggetto apparterร a me e alla mia famiglia soltanto, forse la trasformeranno, anzi, mi auguro che avvenga ciรฒ e cosรฌ quella sarร stata nostra per sempre, come il Bargnolino della Maria.โ
Il freddo sta svanendo, sarร lโalcol, sarร il fumo del buon toscano, saranno le parole, sarร il calore dellโamicizia che trasuda dalle nostre menti, sarร lโeuforia della coscienza della vicinanza, sarร il luogo, saranno i fumi dei pissarei[2] che presto ingurgiteremo, non so. Giorgio รจ contento, quella sua preoccupazione non gli appartiene, รจ incoscienza? Mi domando cercando, nei meandri delle mie passate esperienze, risposta, ad un quesito, che non avrรฒ mai.
Rientriamo, il camino fa bella mostra di sรฉ, sul braciere ardono i ciocchi spaccati di robinia e di roverella, scoppiettano lanciando per aria faville infuocate, quel rumore, che mi รจ famigliare, oramai da un trentennio, riscalda ancor prima di sentire, di essergli vicino. Ci sediamo di lato, cosรฌ entrambi possiamo godere della vista del fuoco.
[1] Bargnolino, o piรน comunemente in italiano Prunella, รจ un liquore dall’alta gradazione alcolica, ottenuto dalla infusione delle drupe di prugnolo selvatico, detto anche pruno spino (in dialetto piacentino: bargnรฒ), arbusto tipico dell’Appennino tosco-emiliano. I frutti vanno raccolti nel mese di ottobre. Nel dialetto piacentino prende il nome di bargnolein.
[2] Pissarei: pisarei e fasรฒ sono un piatto tipico della tradizione povera piacentina, simili a dei gnocchetti come forma, sono preparati con acqua, pane secco grattugiato e farina e poi conditi con un sugo a base di fagioli. Il nome deriva probabilmente dalla storpiatura di โbissaโ che in dialetto significa biscia o serpente..
Ivan D’Agostini