Prima di porre rimedio alla drammatica ferita, mi occuperรฒ dei bulbi e di quellโaiuola[1] che ho realizzato qualche decina di anni fa.
Prima di guardare oltre, perchรฉ ce nโรจ anche oltre, di cose sfatte da questo gelo, mi accorgo di quante sono le sovrapposizioni che questo luogo genera. Sovrapposizioni, รจ il caso di riaffermarlo, di momenti, di azioni, di cose e persone, fatti che, di solito, se ne stanno nel famedio della nostra memoria, nascosti e protetti dalla nostra brulicante attivitร nel quotidiano ma che, a volte, improvvisamente, generati e sospinti dallโinconsueto prodursi di eventi, riemergono prepotentemente sulla cortina del nostro vedere. Vedo allora le cose come stanno realmente e mi accorgo che i pericoli sono altri e che la materia ha sempre a che fare con la natura, costantemente. Che importa se piove, ti bagni, forse, e quel bagnarsi รจ solo unโimpressione e un fastidio perchรฉ siamo noi delocalizzati (al mare lโacqua non dร fastidio, anzi)? Quei bulbi se ne stanno lรฌ sottoterra da decenni, certuni di piรน, altri di meno. Capita che in anni ne fioriscano alcuni e altri no e viceversa, i colori non sono sempre gli stessi e ogni anno ci stupiamo, io e la Lรฌ, dei profumi che inebriano le nostre mucose, in special modo, sul far della sera, quando il sole si appresta a scendere lร , dietro la piega della collina, verso Montemartino, prima che il crinale scivoli dietro il campanile giallo della Pieve. E mi accorgo sempre di piรน, che sono quei chiacchiericci a tenere viva la nostra unione, a dispetto delle angherie che il mondo ci riserva, ben consci che ci accumuna, in questo, il resto del mondo.
Ognuno ha le sue, diceva la mamma mia Nardina e occorre che se le tenga ben strette, le sue disgrazie, onde evitare che qualcuno possa scambiarle e darci qualcosa di piรน pesante.
Ma volgo lo sguardo a est e ritorno coi pensieri al reale (quasi come una nota canzone โฆ)
Mi sono guardato intorno e, anche vicino alla casetta dei bimbi (quella che ho costruito per Melly e Lucamaria), giรน nel prato basso accanto allโorto, alcuni grossi rami di robinia, ma anche alcuni grossi tronchi del vecchio noce, sono precipitati a terra e si sono adagiati (buffo ho avuto lโimpressione che si fossero addormentati), sulle foglie e rami molli e dolci del Lauro Ceraso (mi ricordo quando ho acquistato i teneri virgulti e li ho collocati sul balcone della vecchia e prima casa di via Pretorio โ ah che nostalgia โฆ – e che hanno preso la neve dicembrina magentina prima di essere trasferiti al Caselle, nel gennaio del millenocentonovantacinque), cresciuto a dismisura in questi ultimi anni.
Bene, questa la situazione da noi, ovviamente tuttโintorno รจ anche peggio; ne ho avuto certezza da subito, arrivando, incontrando il buon Roberto che ha casa a Montemartino (come noi, di โvacanzaโ, e quelle virgolette e il corsivo stanno a significare che, in realtร , si viene qui per trafficare e cercare di aiutare anche la zona โฆ ne parleremo piรน avanti, รจ una vacanza mentale, il non far niente a volte si appisola guardando la cresta dei monti piรน in la, oltre la cime delle colline). Sono stato informato che il gelo ha fatto disastri dappertutto e che avrei dovuto aspettarmi difficoltร lungo la strada. E davvero รจ stato cosรฌ, solo che i miei vicini, Vincenzo e Daniele, per contingenze e necessitร di passaggio, hanno giร provveduto ad un primo intervento, cosรฌ riesco a passare, seppur con qualche fatica e intoppo e schivando i rami pencolanti dal crinale.
Tutto ciรฒ fa perรฒ parte del gioco, la natura non รจ cantilenante e monotona, tuttโaltro , non sempre suona la stesa melodia, a volte rompe con una nota acuta o greve (a seconda dellโestro), ma tutto fa parte del gioco, solo che noi, umani, ย spesso abbiamo la memoria corta o forse ci stupiamo dellโeccezionalitร delle cose, che sono sรฌ, per lโappunto, eccezionali, ma non inconsuete, a volte non comprendiamo, basandoci sovente alla prima impressione (anche se i proverbi citano che รจ quella che conta).
Mi viene in mente il vento di marzo e le foglie delle querce. Lรฌ nel bosco del Caselle e dintorni, crescono numerose roverelle, alcune riescono a raggiungere dimensioni ragguardevoli, se non vengono catturate dalla mano ( e dalla moto sega) dellโuomo.
[1] Per la veritร lโaiuola – una sorta di modesto terrapieno, posto sul confine, i cui lati lunghi sono composti da mattoni posizionati a coltello coperti da una lastra piana in cotto, una tavella avanzata dal tetto, di grande formato 30 x 60 centimetri – รจ stata da me realizzata per mascherare il tubo di scarico del pluviale, altrimenti in vista, che convoglia lโacqua piovana verso le vasche di raccolta, posizionate piรน in basso.
Ivan D’Agostini