TURBIGO – In Italia ci sono centomila castelli, ognuno diverso, con la propria originale storia. Del castello torriano turbighese, che domina il paese, si conosce molto poco. C’è stato un recente tentativo di farlo diventare un ‘Luogo del Cuore’ del FAI, ma non ha avuto successo. Peccato! La storia ci dice che nell’età altomedievale la decisione di costruire una dimora fortificata era lasciata ai singoli, fino all’864 quando un Capitolare stabilì che nessun castello poteva sorgere senza il consenso del sovrano. Difatti, fu un diploma di Berengario I (888-924), del 19 luglio 911, che autorizzò la costruzione del castello di Galliate. (1)
In generale possiamo dire che nel periodo post-carolingio, l’autorità regia non era più in grado di difendere il territorio dall’invasione barbarica dei crudeli Ungari (2), ‘mali christiani’ e lasciò ai signorotti locali l’iniziativa dell’autodifesa. Sorsero così i primi castelli (diecimila, dicono gli storici!), in luoghi difendibili (nelle zone alte del territorio), dove la gente poteva ripararsi in caso di bisogno e spesso in connessione con strade o a difesa di porti sui fiumi (come nel caso turbighese). Un efficace sistema di comunicazioni (filo ottico) era realizzato attraverso le tante torri che costellavano la riva sinistra del Ticino: mediante segnali convenzionali realizzati con specchi, fumate o, di notte, fuochi si segnalavano sgradite presenze.
La storia. Turbigo era già un territorio strategico intorno al Mille. Il ‘passo’ sul Ticino – corridoio verso i valichi transalpini – era importante, per cui a guardia di tale passaggio già esisteva – sulla strada del ‘Porto’ – un fortilizio che le antiche carte chiamano Castellaccio, ma il cui toponimo è stato tramandato sino ai nostri giorni, tant’è che un certo Antonio Cormanni utilizzò tale termine per indicarci la zona al di là del ponte in pietra sul Naviglio. E’ lì che c’era il Castellaccio, l’edificio a cui oggi fa da guardia un meraviglioso salice piangente che bagna le sue fronde nel Naviglio Grande.
SIGNORIE E CASTELLI – La presenza delle giurisdizioni feudali diede origine ai castelli al punto che, non si poteva avere una Signoria senza il possesso di un castello. Fu così che, al tempo della Signoria del Torriani (XIII secolo), fu eretta la costruzione attuale, compresa tra la Via XXV aprile e la Via alla Chiesa. La realizzazione è del genere del castello-recinto, nel senso che la cinta di mura è doppia: nel recinto più interno hanno sede i locali dell’abitazione, mentre la seconda cinta comprende tutta l’area di competenza del castello (parco). E non è escluso che l’attuale parrocchiale fosse originariamente la cappella dove la famiglia del castellano e i dipendenti potevano trovare posto assieme, nei ripetuti appuntamenti quotidiani previsti dall’intensa pratica religiosa medievale.
Nel Seicento – al tempo dei Landi, baroni di Turbigo – divenne una villa fortificata (perdendo i caratteri di un apprestamento militare): una costruzione quadrata, con torri anch’esse quadrate agli angoli, cortili diversi (tra cui quello delle ‘Donne’). Nel Settecento, il declinare delle principali famiglie nobili provocò la fatale decadenza dei castelli. Finiti in mano a famiglie di contadini, degradarono per mancanza di manutenzione e divennero, in seguito, degli edifici ‘multifunzionali’ (sede della conceria Grassi nel caso turbighese), mentre altri finirono per sprofondare nel tempo (castello di Castelnovate, torre di Rubone, …)
Costruito dai Torriani nella seconda metà del Duecento, secondo la tradizione che voleva il castello posto a dominio del paese, ma al tempo stesso comunicante con la sicurezza della campagna, si apriva sul vastissimo parco. Al suo interno, sul frontone principale, il portico, un ambiente intermedio in grado di partecipare alla vita sia dell’interno (edificio) sia dell’esterno (cortile). Che doveva essere abbastanza noiosa. Dopo le preghiere del mattino, alle dieci uno squillo di corno annunciava il desinare: carni di cinghiale, di capriolo, galline, fagiani, fatte piccanti da salse formidabili, tutte aromi e pizzicori mordenti sulle quali primeggiavano l’aglio e la cipolla. Poi il riposino e il giretto in giardino dove si mangiava e beveva ancora (rosoli, marmellate, uccelletti arrosto) in attesa di andare a nanna.
Nel castello turbighese c’è anche una graziosa loggetta vetrata, a tre campate, che guarda nel ‘Cortile delle Donne’. E poi gli affreschi che ornano le pareti, lacerti sono anche visibili nel sottotetto, un grande patrimonio di pittura profana del XIII secolo… i soffitti cassettonati, gli stemmi gentilizi murati sulle pareti esterne (all’ingresso), una sorta di enciclopedia araldica, utile a ricostruire la storia castellana secolare.
Tutta la riva sinistra del Ticino, dalla rocca di Angera in giù, era costellata da castelli. La rocca nata come torre di avvistamento e presidio ai tempi della romanizzazione (limes), fece parte della linea di difesa al tempo degli Ungari e, successivamente, divenne il caposaldo dello scacchiere difensivo occidentale dello Stato di Milano. Una linea difensiva costellata dai fortilizi di Sesto Calende, Golasecca, Somma Lombardo, Castelnovate (ci sono ancora le rovine), Gallarate (documentato nell’XI secolo), Lonate Pozzolo, Vizzola, Tornavento, Nosate, Turbigo (1087), Galliate (911), Padregnano (1135), Cuggiono (988), Bernate (1064), Abbiategrasso (1044).
NOTE
1 – Mille e cento anni fa – Il primo castello di Galliate, 2011
2 – Gli annali di Fulda per l’anno 894 dicono che gli Ungari uccisero in Sassonia tutti gli uomini e le donne anziane, mentre trascinarono via, come bestiame, le fanciulle e le donne giovani, legate a due a due per i capelli, per soddisfare con esse le loro voglie. Simili fatti sono avvenuti in Sassonia ed è probabile che si siano ripetuti in Lombardia. Furono definitamente distrutti da Ottone I nel 955 nella battaglia di Lech.
BIBLIOGRAFIA
istitutoitalianocastelli.it è un’associazione culturale, senza scopo di lucro, costituita per incoraggiare lo studio delle fortificazioni. Ogni anno, nel mese di maggio, organizza una giornata di visite guidate in alcuni dei centomila castelli italiani
1967 – G. PEROGALLI, – G.C. BESCAPE’, Castelli della Pianura Lombarda – catalogo storico-descrittivo, Electa, 1967. Questi studiosi furono i primi a studiare il ‘fatto architettonico’ indagandone gli sviluppi dalle più remote origini altomedievali fino alle alte affermazioni due-tre-quattrocentesche e a quelle rinascimentali.
Troviamo citati alcuni ‘nostri’ castelli: Castelletto di Cuggiono già citato nel 1231 (mentre Cuggiono è citato in un atto del 988). Nella guerra contro Pavia del 1274, i Novaresi attaccarono i Milanesi presso tale località, non lungi dal castello di Turbigo. Napo della Torre si portò col Carroccio a Cuggiono e trattò coi Novaresi la pace. L’anno dopo, ripresa la guerra, il paese fu saccheggiato e incendiato… (Giulini); Castelnovate il castello sorgeva (oggi c’è solo un muro cadente) su un piccolo rialzo di terreno che domina un’ansa del Ticino. In età romana sorse un ‘castrum’ che fu presidiato anche nell’alto Medioevo e che poteva vantare una zecca, in cui fu coniato, fra l’altro, in denaro d’oro di re Desiderio. Il castello era ampio, con pianta quadrilatera, con due robuste torri. Fu dei Tabusii ‘De castro Novate’ elencati fra le 200 casate della matricola di Ottone Visconti (1277), potente famiglia di Capitanei; Inveruno, località antica le pergamene ne parlano già nell’VIII secolo. Nel centro del borgo una casa porta il nome di castello. Vi risiedettero saltuariamente diversi Visconti, tra cui Azzone, Giovanni, Luchino; Turbigo. le prime notizie risalgono al IX secolo. I Capitanei di Turbigo dovevano essere potenti se – come appare dai documenti – potevano concedere ai loro vassalli dei feudi. Nel XIII secolo aveva un forte castello, nel 1274 i Milanesi costruirono un ponte sul Ticino e, nel seoclo successivo, il castello sostenne vari assalti.
1980 – A. ZANOTTO, Castelli Valdostani, Musumeci editore, Aosta, 1980
1981 – M. TAMBORINI, Castelli e fortificazioni del territorio varesino, Ask edizioni, 1981
1984 – A. SETTIA, Castelli e villaggi nell’Italia Padana, Napoli, 1984
1990 – M. BALBI, Pombia e Castelnovate nel sistema difensivo tardo-antico medievale pedemontano del Ticino in ‘Contrade Nostre’, vol. VII, pp. 115 ss
1992 – GRUPPO DI RICERCA STORICA DAIRAGO (GRSD), L’incastellamento nei paesi della pieve di Dairago, in ‘Contrade Nostre’, vol. IX, pp. 49 ss
1998 – L. PAPARO-T. PLEBANI, Il Castello di Turbigo: indagini su una Casa da Nobile tra XVI e XIX secolo, Politecnico di Milano di Milano, Facoltà di Architettatura, a.a. 1997-98
2003 – F. OGLIARI – F. ZUCCA, Castelli e Abbazie della Valle del Ticino, Selecta. 2003
2011 – Mille e cento anni fa – Il primo castello di Galliate, 2011