Alberto Stasi si trova rinchiuso nel carcere di Bollate dal 12 dicembre 2015 e continua a dichiararsi innocente. L’intervista di Alessandro De Giuseppe de Le Iene in effetti fa sorgere parecchi dubbi.
Nella puntata di ieri sera mercoledì 24 agosto (replica di una andata in onda a maggio) del programma Mediaset, Alberto Stasi si è lasciato intervistare per poter raccontare la propria versione dei fatti terribili accaduti a Garlasco nel 2007.
Stasi si dichiara innocente, vittima di un sistema che non ha funzionato: “Togliere la libertà a una persona innocente è violenza, però non hai nulla da rimproverarti, l’hai subita e basta, non è colpa tua”.
“Perché hai fretta di portare in carcere una persona sulla base di un risultato ancora parziale? – si è chiesto Stasi, ripensando alle tappe che lo hanno condotto al carcere di Bollate – Non c’era motivo, ma il meccanismo si era messo in moto: era stato emesso un provvedimento, i carabinieri erano arrivati, i giornalisti erano già fuori dalla caserma, mandare tutti a casa, in qualche modo, credo dispiacesse”.
In quest’ottica, l’intervista rilasciata da Stasi pare voglia rendere in qualche modo un servizio alla società.
“Se una persona vive delle esperienze come quella che ho vissuto io – ha aggiunto – questa deve essere resa pubblica, a disposizione di tutti, e visto che ho la possibilità di parlare lo faccio, così che le persone capiscano, possano riflettere e anche decidere, voglio dire, se il sistema che c’è va bene oppure se è opportuno cambiare qualche cosa”.
L’Avvocato Angelo Giarda di Cassolnovo, noto penalista e professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, scomparso l’anno scorso. E’ stato il difensore di Alberto Stasi
RIVEDI L’INTERVISTA:
https://www.iene.mediaset.it/video/de-giuseppe-delitto-di-garlasco-la-verita-di-alberto-stasi_1156730.shtml
Alberto Stasi: “Qual è il senso di giustizia sia nei confronti di Chiara, sia nei miei confronti ?”
I FATTI:
13 agosto 2007: Chiara Poggi, 26 anni, viene uccisa nella casa di famiglia a Garlasco (Pavia). Per l’omicidio è stato condannato il fidanzato Alberto Stasi, oggi 38enne.
LA VICENDA GIUDIZIARIA CON DUE ASSOLUZIONI PRIMA DELLA CONDANNA.
Alberto Stasi è stato arrestato il 24 settembre 2007, un mese dopo l’omicidio di Chiara Poggi, poi scarcerato per insufficienza di prove dopo 4 giorni. A processo con la formula del rito abbreviato, è stato assolto dall’accusa di omicidio volontario “per non aver commesso il fatto” (in primo grado e in appello), ma nel 2013 la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione e così si è aperto il giudizio di appello bis. Un’altra pagina del travagliato capitolo giudiziario sul caso Poggi che, il 17 dicembre 2014, si sarebbe conclusa con una condanna a 24 anni di carcere a carico dell’imputato, pena poi ridotta a 16 anni grazie all’abbreviato. La Suprema Corte ha confermato l’esito nel 2015, imponendo così la parola “fine” a un percorso tra le aule di giustizia lungo circa 8 anni.
I DUBBI:
“Il test con valore solo presuntivo sui pedali della bicicletta della povera Chiara Poggi che manda per la prima volta in carcere a Vigevano per sbaglio Stasi, i file temporanei nel computer cancellati dai CC che avrebbero confermato step by step a che ora Stasi si trovava dinanzi al suo PC nello scrivere la sua tesi di laurea e che così invece vanno ad eliminare una prova essenziale, lo spostamento dell’orario della morte della fidanzata, i graffi mai trovati e smentiti dai paramedici sulle braccia di Alberto, il cambiamento dei pedali da una bicicletta all’altra poi escluso da una perizia ad hoc, (*senza pensare alla cosa più ovvia, ossia quella di sbarazzarsene, anziché rimontarli su una bicicletta sempre di proprietà di Stasi e, quindi, facilmente individuabili da chi indagava sul caso), sono tanti, troppi, i dubbi in questa vicenda processuale che anche a livello mediatico ha avuto un ritorno pesantissimo con possibili condizionamenti del caso.
Abbiamo seguito anche noi con grande interesse la puntata speciale de Le Iene di ieri sera e onestamente siamo rimasti colpiti dalla lucidità e pacatezza con cui Stasi, sostiene la sua posizione. Che errori ci siano stati in tutta questa storia è un dato fin troppo pacifico. Così come il grande clamore che il caso ha portato con sé. Non vogliamo qui erigerci a difensore di Alberto, ricordiamo però che la condanna dovrebbe essere sempre emessa “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Ma i dubbi secondo quanto mostrato nel reportage de Le Iene – che finisce per demitizzare anche i ‘famosi’ RIS dei CC ‘colpevoli’ di errori anche piuttosto marchiani – restano eccome. Sarà stata fatta effettivamente Giustizia? O viceversa, accanto ad una vita stroncata nel fiore dei suoi anni, si è aggiunta quella di altro giovane che vede la sua indubbiamente segnata? Ma soprattutto, domanda da uomini della strada, come mai in questo caso giudiziario, nonostante le incertezze, anche a livello mediatico non si è mai immaginata un’ipotesi alternativa, una seconda traccia da seguire con reale convinzione ?
Così sicuri, così certi che quella maledetta mattina del 13 agosto 2007 l’unico a poter uccidere Chiara Poggi avrebbe dovuto essere il suo fidanzato. Mah.
F.V.