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Il bisogno di avere bisogno. Torna la settima arte di Marco Invernizzi

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MAGENTA –ย  Con โ€œIl filo nascostoโ€, film da poco uscito nelle sale italiane, Anderson firma, a mio parere, una delle opere migliori degli ultimi venti anni e si conferma come uno dei migliori registi in circolazione e autore nel senso piรน profondo del termine (oltre che la regia, ha firmato il soggetto, la sceneggiatura e ha messo pure mano alla fotografia).

Si รจ detto molto di questo film e molto si dirร , a partire dallโ€™interpretazione di Daniel Day-Lewis, straordinario nel far vivere in sรฉ quelle trame nascoste e quei sottotesti che sono la ricchezza contenutistica del film. Quel che qui mi interessa analizzare รจ una scena in cui i due protagonisti, il sarto famoso e la sua musa, si confrontano su posizioni diverse. Il regista chiude la scena presentando lโ€™uomo, vero dominus (apparente) di tutta la storia in primo piano mentre la donna รจ collocata sullo sfondo dellโ€™inquadratura, quindi in secondo piano. Ma mentre la donna รจ in piena luce il volto dellโ€™uomo รจ sfuocato. Il senso del film sta tutto in quel primo piano sfuocato che segnala il vero punto di crisi dellโ€™uomo e della cultura maschile: il fatto che รจ proprio il continuo bisogno di protagonismo che sfuoca lโ€™uomo, che lo diminuisce. La crisi della cultura maschile sta proprio qui, nel non riconoscere mai di avere bisogno, in particolare della donna. Anderson su questo punto non fa sconti e nel finale, a sorpresa, marca la linea di confine tra la pienezza e lโ€™irrisolto e la colloca nel riconoscimento, da parte dellโ€™uomo, di avere bisogno dellโ€™altro, della donna.

Nel tempo della tendenza alla totale autonomia dagli altri, Anderson va controcorrente e propone una riflessione sul bisogno come elemento di forza e non come limite da superare e si propone come uno dei grandi pensatori del nostro tempo, in grado di sviluppare in tutto il suo spessore il versante filosofico del cinema.

Marco Invernizzi

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