La rivoluzione in jeans. Ieri, oggi e domani
ABBIATEGRASSO – 1968-2018: sono passati cinquant’anni e oggi vogliamo festeggiarli, ricordarli, celebrarli quegli incredibili anni che si sono allungati fino ai primi anni Settanta e che hanno segnato e cambiato non solo quella generazione di giovani, ma in prospettiva le generazioni successive, la nostra società, il mondo occidentale. Iniziativa Donna propone tre giorni di festa com’è nel suo stile: con allegria, colore, riflessioni, arte, incontri, musica, immagini… coinvolgendo la città in un evento articolato che, partendo da quel periodo storico, si apre al futuro.
Il Sessantotto ha portato cambiamenti epocali, una vera e propria rivoluzione nella letteratura, nelle arti e nel teatro, nella musica, nel modo di vivere, pensiamo alla beat generation, agli hippy e alle comuni, ai figli dei fiori, alla rivoluzione sessuale e al femminismo, l’uso delle droghe, le infuenze orientali e i viaggi per il mondo, la riscoperta dei nativi d’America, la guerra fredda tra USA e URSS, l’innovazione nella moda, i jeans che sono diventati il capo unisex per i ragazzi di allora, quasi una bandiera, per contestare il modello di vita dei padri…e ancora il ’68 francese, il pacifismo, la rivolta degli studenti insieme alla classe operaia contro l’ipocrisia della borghesia italiana, le contestazioni contro la guerra in Vietnam, le icône politiche come il Che e Mao…
Il movimento del ’68 ha visto protagonisti i giovani: è stato l’unico momento nella storia moderna nel quale i figli hanno ribaltato i valori e le convinzioni dei padri aprendo strade nuove. Quei ragazzi erano già audiovisivi, tv, cinema,facevano parte del loro mondo, però amavano la scrittura e la lettura e avevano trovato nei grandi romanzi una sorta di «nazione comune», sentivano la parola come un formidabile strumento di espressione e di riflessione e affidavano ad esse le istanze del cambiamento e la lettura diventa uno strumento di riflessione e di progetto. I giovani usavano le riviste, i giornali autogestiti, i loro ciclostili, i manifesti e gli slogan per incidere sulla società e farsi sentire, e dovettero gridare molto forte.
Anche il movimento femminista si sviluppò in quegli anni sull’onda della contestazione studentesca, mettendo in discussione valori e comportamenti codificati da secoli nel rapporto donna-uomo, portando ad attuare conquiste nel campo dei diritti sulla persona come la legge sull’aborto e sul divorzio. Tra le tanti voci di quegli anni c’erano autori come Ginsberg, Ferlinghetti, Gabriel Garcia Màrquez, Jorge Amado, Pablo Neruda, Jack Kerouac, Marcuse, Foucault, la controcultura.
In quegli anni nasce una risposta forte e spontanea contro la guerra in Vietnam che si concretizza con il movimento pacifista, i giovani diventano protagonisti perchè danno voce alla crisi del mondo tradizionale e contadino travolto dal boom economico, gli studenti nelle università, finalmente aperte a molti strati della società, si uniscono alle proteste degli operai nelle fabbriche e questo passaggio travolge non solo le grandi città, ma anche i centri minori …Abbiategrasso in quegli anni è passata da una economia agricola alla veloce industrializzazione, è cambiata e non si sottrae a questa ondata di proteste, lo testimoniano i tanti cortei e manifestazioni che coinvolgevano i giovani e gli operai, seguitissima fu la campagna per la raccolta fondi per l’aquisto del chinino che curava la malaria da inviare in Indociana, anche le associazioni giovanili cattoliche scendono in piazza a fianco dei giovani di sinistra. Nelle interviste che abbiamo realizzato alle « ragazze abbiatensi del ’68 » emerge un’idea magari diversa di quella stagione, ma sempre appassionata e coinvolgente. Proprio nella nostra zona, lungo il tratto del Naviglio a Robecchetto con Induno e a Vermezzo, in quegli anni, sorsero due comuni di artisti e intellettuali provenienti da tutta Europa, un vero e proprio esperimento di avanguardie e di idee innovative , di eccessi, di creatività. Nel romanzo « On the Road »di Kerouac,scritto nel 1957, quasi il manifesto della beat generation, diventa mitico il viaggio in automobile, il misticismo, l’alcol, la droga, la sensazione di paura nel sentirsi immersi nei grandi spazi della natura, la confessione scritta dei propri sentimenti e del proprio essere. L’autore registra l’alienazione del sottoproletariato americano e l’angoscia di un vuoto esistenziale. Usa un linguaggio diverso, con discorsi diretti e il gergo, una « prosa spontanea », scrive il romanzo a 29 anni e parla da giovane ai giovani : »…sentivo una nuova voce che mi chiamava e vedevo un nuovo orizzonte, e ci credevo, giovane com’ero : e che importanza poteva avere qualche piccolo guaio…su marciapiedi di fame e letti di malattia- che importanza poteva avere?- ero un giovane scrittore e volevo andare lontano …nessuno sa quel che succederà di nessun altro se non il desolato stillicidio del diventar vecchi… », nel nostro mondo sempre più vecchio, pauroso, decadente ci arriva, potente, il messaggio di quegli anni : cambiare prospettiva nello spirito degli inventori « forever young ».