I morti di Genova meritano assoluto rispetto. Persone normali, normalissime che transitavano tranquille e sicure su un viadotto di un Paese “moderno”. L’Italia. La settima o ottava potenza industriale dell’Occidente. O così sembra.
Tante vite, troppe storie scaraventate nel vuoto o sepolte dai massi di cemento armato. Morte. Dolore. Ma anche vergogna. Quel ponte — piaccia o meno ad Autostrade spa (i Benetton, giusto per non fare nomi…) — era un punto critico. Pericoloso. Lo sapevano in molti. Per l’ingegnere Antonio Brencich, professore di Costruzioni in C.A. e C.A.P. dell’Università di Genova: “Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati, è necessario ricordare un’erronea valutazione degli effetti differiti (viscosità) del calcestruzzo che ha prodotto un piano viario non orizzontale. Ancora nei primi anni ’80 chi percorreva il viadotto era costretto a fastidiosi alti-e-bassi dovuti a spostamenti differiti delle strutture dell’impalcato diversi da quelli previsti in fase progettuale. Solo ripetute correzioni di livelletta hanno condotto il piano viario nelle attuali accettabili condizioni di semi-orizzontalità”.
Dunque un’opera mirabolante (espressione del “miracolo economico” dei Sessanta) ma mal riuscita e malamente invecchiata: in 50 anni il traffico su gomma è aumentato in modo esponienziale (porti, turismo, commercio, movimenti urbani) dimenticando il “ferro”, i treni. L’eredità di Cavour, Torelli, Di Crollalanza…
Visione “corte” , minimali. Tipiche del peggior periodo democristiano. Da allora si è lesinato — dalla Sicilia alla Lombardia — sulle manutenzioni e ignorato ogni allarme. Sino alla follia. Mentre il centrodestra genovese e gli imprenditori liguri chiedevano interventi rapidi per la Gronda di Ponente e altre infrastrutture ( l’intero territorio è fragile e da decenni devastato dalla cattiva politica catto-comunista) i grillini, i pentastellati, i comitati per il”no” — appoggiati, guarda caso, da Autostrade per l’Italia — urlavano cazzate: ” ci viene racconta la favoletta dell’imminente crollo del ponte”, diceva Paolo Putti, portavoce grillino in consiglio comunale a Genova, opponendosi alle opere indispensabili, necessarie. Urgenti.
Danilo Toninelli, il ministro grillino che tutto vuole bloccare (Tav, Tap, Ilva) rifletta. La “decrescita felice” è pura idiozia. Salvini — uomo intelligente — decida con chi stare. Prima di cadere dal ponte…
Marco Valle (da www.destra.it)