CASTERNO DI ROBECCO – Domenica 27 agosto, come accade ogni anno da tempo immemore, durante la festa patronale di Casterno si sarebbe dovuta svolgere- dopo la processione per le strade della frazione con la statua della Santa Vergine- la tradizionale vendita degli animali da cortile (pollame e non solo) col cui ricavato si sostiene l’attività della comunità parrocchiale.
Si sarebbe dovuta svolgere, ma in realtà- per la prima volta dopo anni- non si è svolta in ragione della diffida che un’associazione animalista ha provveduto ad inviare al parroco arrivato a Casterno da pochi giorni, ossia don Giuseppe Cerutti, sacerdote robecchese che per molti anni ha esercitato la sua funzione apostolica in una parrocchia di Milano.
A nulla è valso il generoso tentativo dell’avvocato ed ex consigliere comunale Simone Melina di replicare alla diffida; il timore di generare polemiche e strascichi legali ha convinto il parroco a sospendere la vendita degli animali.
E’ un fatto che, personalmente, ci ha profondamente inquietato. La Regione Lombardia e le sue autorità sanitarie hanno norme e regole stringenti in tema di trattamento degli animali, il cui benessere e le cui condizioni- per la gioia di tutti noi- sono decisamente migliorate cogli anni. Ma il tema non è solo di carattere legislativo, a nostro avviso. Abbiamo un presidio veterinario dell’ex Asl a Pontevecchio di Magenta molto ligio ed attento, sotto la supervisione di medici che in molti casi sono nati e cresciuti nelle nostre plaghe, dove l’agricoltura e l’allevamento di bestiame sono consustanziali alla civiltà stessa.
Ora, se ci sono delle norme da rispettare è giusto che avvenga. Ma che senso ha spezzare una forma di devozione secolare, profondamente radicata nel sentimento stesso della comunità di Casterno, una frazione dove- negli anni- decine e decine di aziende agricole e zootecniche hanno prosperato, dando forma e sostanza alla valle del Ticino?
C’è da vantarsi nel mandare una diffida ad un parroco ultrasettantenne, il giorno prima di una vendita benefica di animali in oratorio? E perché, dal 27 agosto ad oggi, non abbiamo sentito una sola parola dal sindaco e dagli amministratori di Robecco, benché siamo certi che almeno qualcuno ne fosse al corrente? E come mai- in relazione al sacrificio di centinaia di pecore a cura della comunità islamica avvenuto pochi giorni dopo in un macello della stessa Casterno- non abbiamo sentito, da parte degli estensori della diffida, una sola parola volta a stigmatizzare quanto successo?
Sono parecchie le domande che restano inevase. Assieme ad un sentimento di profondo smarrimento che ci pervade, dal momento che vediamo prevalere un animalismo radicale che ci sembra in aperta contraddizione- non tanto legislativa, quanto invece ontologica e filosofica- con la categoria dell’Umano. Facciamo perciò nostre le parole del saggista e polemista Camillo Langone, che al tema dell’animalismo dedica- da anni- parole molto dure ma che ci sentiamo di condividere alla lettera.
Fabrizio Provera
Da Camillo Langone
Io non mi stupisco se piazza San Pietro è semivuota, o non piena come previsto, mi stupirei del contrario. E non credo che tutta la colpa sia della paura, del timore di incappare nel maomettano appassionato di esplosivi. E’ vero che negli ultimi anni, neocatecumenali a parte, i movimenti cattolici capaci di portare la giovinezza in piazza si sono eclissati, riducendosi ai loro risibili riti estivi (sì, sto pensando soprattutto a Cl), ed è vero che il cattolicesimo parrocchiale è un cattolicesimo senile e perciò tremebondo (i vecchi temono di morire infinitamente più dei ragazzi, per loro la morte è una realtà concreta, non un’idea). Ma non è solo questo. E’ innanzitutto che, così come la natura, il cuore dell’uomo aborrisce il vuoto. Succede se i gatti si sostituiscono ai figli e i grattacieli ai campanili. Quando non si crede più alla Madonna si soccombe al fascino della dea Terra. Le chiese se non sono affollate di fedeli presto o tardi diventeranno moschee o nella migliore delle ipotesi musei: lamentarsi è inutile, più utile sarebbe andarci a messa. Se il centro del cristianesimo viene percepito come abbandonato ecco che cessa di essere attrattivo, ecco che i volubili si indirizzano verso culti in apparenza nuovi eppure arcaici come l’ambientalismo e l’animalismo che sono variazioni sul tema pagano. L’uomo è un essere comunque religioso e questo lo sa pure Papa Francesco che nell’omelia del 14 marzo 2013 citò abbastanza a sorpresa l’apocalittico Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Le chiese se non sono affollate di fedeli presto o tardi diventeranno moschee o nella migliore delle ipotesi musei: lamentarsi è inutile, più utile sarebbe andarci a messa, non fare come quella mia amica che la domenica anziché partecipare all’eucaristia legge Santa Caterina pensando così di essere a posto e invece partecipando al collasso di una religione via via ridotta a spiritualità, soggettivismo, onanismo intellettuale. Chi non prega il Signore come il Signore ha chiesto (“Fate questo in memoria di me…”) non prega nemmeno Santa Caterina, senza volerlo prega qualcos’altro.