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Giulio Meotti, Ratzinger e il (nuovo) tramonto dell’Occidente

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Giulio Meotti, “L’ultimo Papa d’Occidente?’

edizioni Liberilibri, 14 euro

 

“Aveva previsto tutto. Per questo la sua presenza era tanto intollerabile. Come quando disse che la Chiesa era piena di «sporcizia» al suo interno. Ogni sua parola era coerente, irrefutabile, lasciava basiti. Ha denunciato l’anoressia che sta mettendo a rischio il futuro dell’Occidente, demograficamente, culturalmente e moralmente. Ha attaccato: «Si direbbe quasi che gli intellettuali si vergognino di parlare, di pronunciare giudizi morali, di ascoltare le passioni e le paure, che reputino culturalmente inappropriato o inelegante maneggiare in maniera asettica categorie come il sacrificio, l’elevazione spirituale, il legame con i retaggi ricevuti.» Il suo genio era una minaccia per il vasto programma della post-modernità, la barbarie liquida e dolce delle società post-culturali, e le sue dimissioni sono state un grande sollievo per tanti, troppi, anche all’interno della Chiesa”.

Potrebbe essere abbastanza. Potrebbe condensare, compendiare, meno di 100 pagine di un pamphlet magistrale, nel suo limpido j’accuse. L’editoria italiana, anche in tempi di buio e dilagante conformismo culturale (spezzato, qua e là, da coraggiose e ribelli iniziative di vario genere, si pensi a Pangea News, Intellettuale Dissidente, a Geminello Alvi e ai nostri compari del Talebano o a Barbadillo), dimostra che esistono e sussistono realtà straordinariamente vivaci, autenticamente libere, che con sprezzo del mainstream perseguono obiettivi ambiziosi e soprattutto coraggiosi. Liberilibri, da Macerata, è un esempio luminoso di quanto detto poc’anzi.

Ricordiamo diversi titoli preziosi, estratti dal loro catalogo diverse lune fa, capaci di stimolare il dibattito culturale e contrastare la cappa spesso asfissiante di correttezza politica (ed editoriale) che grava sull’Italia.

Di certo  il libro edito di recente e scritto da Giulio Meotti, che sul Foglio indaga da anni sul declino inesorabile dell’idea stessa di Occidente, è uno dei più lucidi ancorché disperanti atti d’accusa contro un fenomeno sempre più evidente in Italia, in Europa e nella Chiesa cattolica: ossia, l’avere deliberatamente rimosso le solitarie, a tratti visionarie profezie che il cardinale Joseph Ratzinger, molto tempo prima di ascendere al soglio papale, formulò a partire dagli anni Sessanta.

Meotti le condensa in un libello che si fa leggere come un condensato in meno di 20 capitoli, nei quali l’autore parte dalla ricerca di Ratzinger sul declino inesorabile dell’idea stessa di Europa (laica, prima che religiosa o giudeo cristiana) e l’avanzare imperioso del relativismo in ogni sua forma, anche tra le pagine del Magistero o nell’azione di un certo episcopato.

E lo fa, con una scelta che a nostro avviso è senza dubbio vincente, non solo citando direttamente passi di interviste, contributi o libri di Ratzinger (inutile ricordare che, sulle degenerazioni del Sessantotto, Benedetto XVI coglie l’essenza prima di ogni altro grande intellettuale europeo: perché è questa la sua dimensione, quella di pensatore, non solo di Principe della Chiesa).

Così, fra un richiamo a Kierkegaard ed uno a Tommaso Moro, fra un parallelo tra le discussioni pre e post conciliari e la stagione dei Teologi della Liberazione, Meotti estrae dal cilindro un altro gigante che la cultura italiana (e quella cattolica in particolare) ha colpevolmente rimosso: Augusto Del Noce, il filosofo che muore sul finire del 1989, appena prima di vedere realizzata la sua doppia profezia sulla fine del comunismo e il trionfo del relativismo di massa, il vero fenomeno dilagante che a partire dal Dopoguerra (come solo lui e Ratzinger, ed in un certo qual modo Pier Paolo Pasolini, seppero decrittare) costituisce il fondamento della disgregazione non solo della Fede- coi numeri che impietosamente Meotti elenca sul crollo del cristianesimo in Germania, Olanda, Francia, Inghilterra- ma della stessa idea di Occidente.

 

L’eliminazione delle radici giudeo-cristiane dalla Costituzione Europea, in questo senso, non è altro che la realizzazione (ultima?) del processo descritto (con accuse circostanziate ed interventi puntuali) da Ratzinger .

‘Il cattolicesimo è stanco e il laicismo radicale distruggerà l’umanesimo’, dice il futuro Pontefice nel 1985, mentre è Meotti che rileva come l’Europa sia ormai incapace persino di rispondere adeguatamente alle minacce della jihad islamica, che conquista terreno nei quartieri dove ormai vige la Sharia e che un Continente ‘succube della neolingua orwelliana’ non può certo arginare.

E tra i pochi  segni di speranza che si scorgono qua e là fra Oriente e Occidente, per esempio la Russia di Putin, ‘toccato dalla necessità della Fede e capisce quale rischio sia la distruzione del Cristianesimo’, chi è stato capace di accogliere (o incorporare) la lezione del grande teologo tedesco non può che constatare come la dittatura del relativismo e una società senza Dio- post nietzcheana e post cristiana- sia il panorama della quotidianità disperante di tutti noi, cittadini europei rimasti senza luce, senza speranza, senza timone.

E con la sola speranza che libri come questi consentano di ritrovare le tracce di un cammino lontano e remoto.

Fabrizio Provera

 

 

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