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Dall'archivio:

Gente di Cerano …i negozi che spariscono, se ne va un pezzo di paese. Di Massimo Moletti

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

CERANO – In una cosa le province e i suoi paesi sono numeri uno … La chiusura delle piccole attività commerciali. Si, lo so ormai ci sono i centri commerciali e mega store belli forniti e convenienti…..
Beh, certo puoi pagare con carta, bancomat e ogni altro mezzo di pagamento. La sicurezza della convenienza però la voglio mettere tra virgolette e sospeso. Perché molto spesso nella foga compulsiva dell’acquisto o nella presa agonistica dello striscio di carta acquistiamo anche quello non necessario.
Il carrello pieno è simbolo di benessere come le numerose borse piene di capi d’abbigliamento da vivere trecento vite per avere la possibilità di vestirli.

Amiamo andare in centri o cattedrali dello shopping solo per prendere aria fresca o calda in base alla stagione… È una rivalsa sociale…o un nostro scopo di vita. Il negozietto non può competere con il grande perché non ha potere trattativa e scambio ma per anni abbiamo detto :” segna”, “passo a fine o iniziò mese “.
Il commerciante era un amico o confidente o aiutante…quante volte ci ha fatto credito a Natale per non avere il deserto sotto l albero o a Pasqua per non avere solo uova di gallina.

Il nostro bisogno di libertà ed uguaglianza sia rivoluzionario nel cedere il posto nelle botteghe o il sostenuto passarci davanti una sorta di democrazia del carrello vale pure nei grandi centri.


La nostra rabbia a non essere serviti o messi in condizioni di pagare riporta tutta la tenacia del mondo liberale. La galanteria del passi signora specialmente se anziana non esiste perché ormai siamo solo “io” non esiste più il noi .. Al bottegaio raccontavano le nostre gioie e paura e dispiaceri e speranze. 

Il cliente impiccione a cui interessava la carriera dei nostri figli e nipoti era un classico da evitare. Ora sempre aperti, sempre a servizio e sempre in coda senza parlare perché si sfrutta il tempo per chattare o stare allo smartphone… Vediamo meno spesso il vicino di casa che il nostro amico di New York. Girando per i paesi c’è un deserto commerciale unito a solitudine sociale senza scambio…

La nostra riservatezza diventa nostra chiusura persa nel non vedere più donne in bicicletta correre per prendere la spesa e portare a casa la merenda per i figli che vanno a scuola.
La felicità di gente semplice nel fare in Buon acquisto e con orgoglio di massaia farlo vedere al marito e figli…Quando chiude un negozio chiude una famiglia e una storia non fatta di grandi bilanci e consulenze ma di esperienze di vita passata.

In questi ultimi 25 anni non è stato fatto nulla per aiutare le piccole realtà delle piccole provincie e paesi. La gente non ama la storia e non vuole la memoria perché dovrebbe ricordarsi della semplicità del segnare sul conto e il bisogno.

Non bisogna vergognarsi della propria memoria …perché queste cattedrali del commercio e spesa avranno tanti piaceri da offrire specialmente a chi decide, ma poca anima e cuore. 

A cura di Massimo Moletti

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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