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Dall'archivio:

Galassi: “Guidare, ascoltare e (finalmente) agire. Questo fa la Politica Industriale”

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Da settimane assistiamo a dibattiti infiniti….. Ora basta. Lavoriamo!

Ci sono oltre 600 agevolazioni fiscali che andrebbero riviste e da cui si possono trarre miliardi da reinvestire, ad esempio, per evitare l’aumento dell’IVA, per ridurre il cuneo fiscale, per chi ha veramente necessità del salario minimo…. Inoltre, siamo davanti a sempre più numerosi tavoli di contrattazione, al calo della fiducia delle imprese, alla pressione fiscale attestata al 38% solo nel primo semestre, al Pil stazionario, a un esercito sempre più nutrito di over 35 alle prese con stage e collaborazioni, alla perdurante evasione fiscale.

Non sarebbe ora di parlare di politica industriale? Da anni gli imprenditori si aspettano una barra dritta, idee, scelte e azioni.

A oggi abbiamo il DL Crescita che ci mostra piccoli interventi su diversi settori, anche a costo zero, che andavano fatti urgentemente, che sicuramente vanno nella giusta direzione ma l’Italia ha bisogno di scelte strutturali.

La politica industriale è fatta di proposte concrete, trasversali, da attuare. Si parla di flat tax, taglio del cuneo fiscale, certezza del diritto e delle regole, sviluppo delle infrastrutture digitali e fisiche per metterci al pari con il resto d’Europa.

Siamo di fronte a buone intenzioni ma quando passeremo all’azione? Gli imprenditori si aspettano dal Governo una visione a medio lungo periodo sul futuro della manifattura italiana.

Su cosa devono puntare le PMI? Quali saranno gli scenari che aspettano gli imprenditori? Quali sono gli incentivi e le azioni che l’esecutivo metterà in campo per sostenere il sistema Italia?

Perché questo deve fare la politica industriale italiana. Indirizzare le energie di milioni di PMI all’interno di una prospettiva comune e condivisa.

Se non esistono, infatti, una visione di sistema e basi per una solida crescita, come possono le imprese, soprattutto le piccole e medie, far fronte all’eventuale introduzione del salario minimo, alla necessaria innovazione o agli aumenti di stipendio?

Perché l’imprenditore ha a cuore i suoi collaboratori, ma per far fronte a tutto l’azienda deve prosperare.

La strada è chiara. La politica – quella che vuole veramente “fare” e non “parlare” – deve incontrare i veri attori che producono Pil, ascoltare, condividere e agire subito. Senza che i provvedimenti siano bloccati da veti e liti nei palazzi. Senza che le imprese debbano assistere impotenti all’ennesima legge che complica la vita.

Senza distogliere l’attenzione dai veri problemi che affliggono chi ogni giorno apre gli stabilimenti e impedisce, per esempio, che a settembre ci sia un nuovo picco di cassa integrazione.

Vincere la sfida per ospitare i Giochi olimpici invernali nel 2026, con tutte le ricadute economiche che l’evento potrà avere sul territorio, rappresenta un primo esempio di azione di sistema, di progetto condiviso che darà una sferzata agli investimenti.

La politica però deve vincere un’altra competizione, quella decisiva. Passare dai programmi che proclamano il sostegno dell’industria e del made in Italy ai fatti, evitando di lasciare gli imprenditori a cercare da soli soluzioni che avrebbero ben altra efficacia se generate in uno impegno sinergico.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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