Gaetano Previati e il suo trittico su “La Battaglia di Legnano”. A cura di Luciana Benotto

Egli dipinse questo capolavoro che ritrae i momenti importanti di quell’avvenimento avvenuto tra Legnano e Borsano, dal 1915 al 1918

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Chi l’avrebbe mai detto che lo scontro avvenuto a Legnano il 29 maggio 1176 tra l’esercito del Barbarossa e la Lega Lombarda capitanata da Guido da Landriano e non, come raccontò centocinquant’anni dopo il fatto il frate domenicano Galvano Fiamma, dal leggendario Alberto da Giussano e dall’inesistente Compagnia della Morte (ma lasciamo la diatriba agli storici), suscitasse nel pittore ferrarese Gaetano Previati tanto interesse da volerlo immortalare in uno splendido trittico oggi ammirabile in una sala del vetusto castello visconteo di Legnano.

Per onestà bisogna però dire che per il pittore, fu quello il periodo dei grandi cicli decorativi, periodo durante il quale l’artista, diversificando la sua produzione, cercava di ampliare il raggio della committenza. Di questi cicli fanno infatti parte le decorazioni per la Sala musicale del Vittoriale di Gabriele D’Annunzio, la tragica storia d’amore tra Ugo e Parisina, fatti decapitare nel 1425 da Nicolò d’Este; e le tele raffiguranti il progresso del nuovo secolo eseguite per la Camera di Commercio di Milano.

Per onor di cronaca, bisogna ricordare che Previati, dopo l’esperienza giovanile nella Scapigliatura milanese, divenne uno dei maggiori divisionisti italiani, tanto che è stato inserito a pieno titolo nella temperie simbolista.

Egli dipinse questo capolavoro che ritrae i momenti importanti di quell’avvenimento avvenuto tra Legnano e Borsano, dal 1915 al 1918; ma di quest’opera si iniziò a parlare prima ancora che fosse conclusa, precisamente il 19 gennaio del 1916, durante una serata alla Scala organizzata per gli orfani dei caduti di guerra, alla quale partecipò anche D’Annunzio con un suo componimento poetico abbinato all’album di Previati, che conteneva i disegni preparatori della Battaglia, e che fu messo in vendita per l’occasione.

Il trittico è un’opera che il maestro dipinse in un periodo difficile della sua vita, un momento che lo vedeva sofferente per la morte del secondogenito Flaminio, e preoccupato per la sorte del figlio Carlo che era stato fatto prigioniero al fronte, dopo una battaglia; racconta infatti Alberto, l’altro suo figlio, che suo padre per lunghe ore se ne stava davanti al quadro della Battaglia di Legnano immerso in un abbattimento angoscioso.

Possiamo capire che egli viveva sulla propria pelle le tragedie della guerra, che in qualunque secolo reca con sé orrori e sofferenze. Il contesto della Battaglia non ha quindi solo una valenza eroica risorgimentale cara alla tradizione poetica ottocentesca (si pensi a La canzone di Legnano del Carducci), ma anche una connotazione dolorosa che pervade i Crociati nel dramma: un’angoscia che accomuna tutti gli uomini nella tragedia della guerra, nella speranza della pace e del raggiungimento della libertà che, in quel preciso frangente, riguardava l’indipendenza comunale dalle mire imperiali.
Ma vediamo ora la prima tela intitolata La preghiera del Carroccio.

Attorno al carro da battaglia impantanato sulle rive dell’Olona e sul quale si erge un altare, i Crociati, a capo chino e inginocchiati, assistono in un’atmosfera desolata all’elevazione dell’ostia consacrata, mentre il cielo azzurro è in buona parte velato da nubi gialle violacee che, nella seconda tela La difesa del Carroccio, si trasformano in un cupo e tenebroso mantello ferrigno che grava su soldati e buoi a sottolineare la violenza dello scontro che vede un groviglio di corpi in lotta fra loro. La luce nell’ultima tela: La vittoria del Carroccio, ha invece assunto una tonalità dorata, che illumina uno scenario in cui gli uomini di Alberto da Giussano, in sella ai loro destrieri, respingono con le lance i nemici tedeschi, mettendo in fuga i sopravvissuti.

Non si può negare che per tensione figurativa e drammaticità, il furioso scontro ricorda la quattrocentesca Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. A questo punto non resta che augurare una buona visita.

Il castello è aperto ogni sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00.

I miei romanzi storici sono acquistabili nelle librerie e nei bookshop on line.

A cura di Luciana Benotto

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